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Il Tassinaro de Roma

Creato il 13 marzo 2014 da Signorponza @signorponza

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Bentornati in questo nuovo, e inaspettato appuntamento al buio con MANiCURE. Al buio perché hanno deciso di fare dei lavori e ci hanno staccato la corrente oggi. Infatti mica lo so come lo invio al Signor Ponza. Ad ogni modo. Questa settimana vi parlerò dell’emblema della romanità nel mondo. Sì. miei cari, perché ogni città ha un suo rappresentante e il tassista lo è per Roma. Anzi il tassinaro. Ma andiamo per ordine. As usual.

Il Tassinaro de Roma

Già appena trasferito, in più di un’occasione, con le mie care amiche si parlava dell’esistenza di questo tassinaro. Alto, moro, occhi azzurri, che ha superato la trentina e che oltre ad essere di bella presenza svolgeva un utile servizio a questa comunità. Il tassista, ovviamente. In realtà però di questo tassista neanche l’ombra. Avevo tutta la sensazione che fosse una leggenda metropolitana la sua esistenza. Possibile che questo tizio non frequentasse alcun posto palesemente gaio? Nessuno che lo avesse mai visto, che so, ad una serata? Ebbene capitò proprio a me di incontrarlo. Ero nel bagno di un noto locale capitolino (l’Alpheus) che mi incipriavo il naso quando da uno dei bagni esce lui. SBAM. Io volevo quasi urlare ad essere sincero. Insomma questo occhio azzurro penetrante e uno sguardo molto sensuale. Ritorno dal mio amico che lo vede uscire dopo di me dal bagno e con l’enfasi di una scoperta allucinante mi dice, “Quello è il tassinaro. Quello di cui parliamo sempre”. In un attimo sono stato preso da un moto di eccitazione devastante. Credo abbia coinvolto tutti i muscoli. “Seguiamolo! Dai!” insorgo al limite dell’urlo. No. Lui fermo e deciso mi dice che non è il caso.  Ci sto. Ripassa ancora del tempo, e del tassinaro ne restò solo un timido ricordo. Non lo avevo più visto, da nessuna parte. Però ne sentivamo parlare perché ad un aperitivo gaio una domenica pomeriggio, un noto STRZ ha iniziato a raccontare un’avvincente storia su un bel tassista che aveva la fantasia di farsi pagare per farsi fare dei servizietti di bocca. Sì, un pompino retribuito. Che ce lo avevo enorme e molto largo, ma la cosa più interessante era che veniva moltissimo. Una cifra. E siccome questi incontri avvenivano principalmente in taxi, aveva un metodo molto particolare per evitare che si sporcasse il taxi. Ve li evito anche a voi determinati dettagli. Io comunque ero abbastanza schifato, per via della persona che riferiva certi dettagli. Ad ogni modo, non volevo e non potevo credere a simili fandonie, anche se pure le mie amiche lo avevano detto.

corona-taxi

Passa ancora del tempo. Era un venerdì sera ed io dovevo partire per la mia terra natia, l’Abruzzo. Ero in forte ritardo, e soprattutto dovevo nell’ordine ritirare del contante, comprare il biglietto dell’autobus (accettano solo contanti), e mettere il culo sull’autobus. Avevo qualcosa come venti minuti. Arrivo alla Stazione Tiburtina e scopro che non esiste un bancomat. E sì, è proprio così. Un posto così meraviglioso senza neanche un fottuto aggeggio per ritirare. Chiedo a chiunque aiuto e mi viene detto che il bancomat più vicino è a PIAZZA BOLOGNA. Che non è neanche così terribilmente lontano, ma a piedi e con la valigia non era fattibile. Mi avvicino ad un taxi “Scusi, mi porta a Piazza Bologna a ritirare al bancomat prima che parte l’autobus!” dico in modalità sfigataorrendatristesenzaunfuturo. “No guarda, chiedi al mio collega è già in macchina. Grazie” Vabbè. Grazie mille. Mi avvicino e lui mi fa cenno di salire, apro lo sportello, metto su la valigia. Lo guardo e mi sento pervadere da una sorta di vampata di eccitazione. Il Tassinaro gay era colui che mi stava per portare al bancomat. “Dove andiamo” dice sicuro sorridendo. A casa mia. A casa MIA. A CASA MIA. Ok. No. Non l’ho detto. “Al bancomat a Piazza Bologna. devo prelevare e poi tornare qui prima che parta l’autobus” dico come se in realtà fossimo in un film di James Bond. “Ah ok allora abbiamo fretta. Su su ora risolviamo tutto!” dice. Che carino però, penso tra me e me. Gli sorrido e incontra il primo semaforo rosso. “Posso farti una domanda indiscreta?” mi dice. Ussignur e che vorrà. “Certo” dico vago. “Ma tu sei gay?”. PANICO. Ho la brutta sensazione, molto vagamente, che quello che si dice sul suo conto sia vero. “Certo, perché?” dico fregandomene della qual si voglia. “Be’ perché io ho una fantasia… Solo che forse oggi non hai molto tempo a disposizione…” dice. “Ovvero, sono curioso!” insisto. “Be’, ecco – pausa di finta vergogna, in realtà era una tattica la sua – mi piace farmi fare una fellatio e ricevere dei soldi. Mi eccita da impazzire” dice soddisfatto. Ok, quello che si diceva sul suo conto a questo punto era più che vero. Ma analizzo in maniera fredda e distaccata la situazione.

  1. Notoriamente non ho soldi. Notoriamente non prendo taxi. Ho preso un taxi per andare a prelevare dei soldi. Mi pare di essere già di molto fuori budget.
  2. Sei Bono. Da paura. Ma ti pare che per farti un pompino debba pagare io te? Ma andiamo.
  3. Ok. Comunque non è possibile vado di fretta. Qui si potrebbero aprire delle riflessioni sul perché incontro questo genere di persone nel momento sbagliato. Ma va be’,  la giornata mi pare abbastanza difficile di suo.

Decido di fare un sunto delle tre analisi oggettive e dico diretto “Mi spiace, ma il tempo ci è contro oggi. Non posso rischiare di perdere l’autobus.” E sorrido. “Ok, ok. D’altronde non hai tutti i torti”. Arrivati al bancomat non vedo l’ora di scendere da quel taxi. Mi iniziava a mancare l’aria. Prelevo e mi rimetto subito seduto. Il secondo tratto di strada lo fa taciturno. Non si esprime. Ogni tanto mi guarda e sorride. Arriviamo in stazione, lo pago (15 cazzutissimi Euro) e vado verso la biglietteria. Soddisfatto di non aver ceduto, almeno per una volta.

La morale: attenti, perché se le persone dicono cose sul vostro conto al 70% esiste un fondo di verità. E soprattutto, mai fare robe simili nell’ambiente gaio, notoriamente pettegolo. Le cose, prima o poi, si vengono a sapere. Per inciso, io sono molto bravo nel fare pomp#$| Ok?

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Il post Il Tassinaro de Roma, scritto da Annabelle Bronstein, appartiene al blog Così è (se vi pare).


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