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Il tatcherismo della Fornero e l’impotenza del sindacato. In pericolo l’articolo18, si va verso la deregulation americana.

Creato il 19 marzo 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti

Il tatcherismo della Fornero e l’impotenza del sindacato. In pericolo l’articolo18, si va verso la deregulation americana.

La Triplice

Sembra una fesseria ma non lo è. La decisione dei leader di Pd, Pdl e Udc di discutere al vertice con Mario Monti la riforma del mercato del lavoro, è stato un autogol colossale, soprattutto da parte di PiergigiBersani che, diciamolo, ultimamente non ne azzecca una. Che il Pdl e l’Udc facciano la loro parte, e tendano per dna a delegittimare le rappresentanze dei lavoratori, ormai lo sanno anche le lapidi dei cimiteri, ma che in questa rincorsa al modello tatcheriano il Pd si schierasse con la Fornero, è un controsenso esistenziale prima ancora che politico. Bersani, che pure dovrebbe sapere che gli accordi sul lavoro si fanno attraverso la contrattazione con le parti sociali, si è insomma ritrovato coinvolto in una manovra che, pur di assecondare il governo del Professore, sta mettendo all’angolo il sindacato e dando il via alla più spietata deregulation stile modello americano. In tutta questa storia il sindacato ha le sue colpe. Per anni, con la scusa di portare a casa un risultato qualsiasi, Bonanni e Angeletti hanno fatto il gioco del governo (Berlusconi) e della Confindustria, dell’antisindacalismo di Sacconi e del decisionismo di Marchionne. Per anni Bonanni e Angeletti hanno recitato la parte di chi si è accontentato cavalcando l’alibi della crisi e dando il via, spesso, a contratti capestro che hanno ridotto gli operai e gli impiegati a numeri della produttività smettendo di considerarle persone alle quali assicurare oltre il lavoro anche la dignità. Il risultato è stato che, dato il presupposto dell’acquiescenza, oggi la ministra Fornero può permettersi di mettere sul piatto della bilancia una paccata inesistente di miliardi e comportarsi esattamente come Marchionne: “o ci state o i miliardi per gli ammortizzatori sociali non arrivano”. Siccome gli operai della Fiat (attualmente in cassa integrazione) stanno ancora aspettando i 20 miliardi di investimenti promessi dall’ad plurimilionario nel momento in cui occorreva votare “sì” al referendum interno, crediamo che la Fornero stia giocando la stessa identica partita. Ma stavolta a rischiare è la sopravvivenza del sindacato inteso come “controparte”, una delegittimazione senza precedenti nella Storia del lavoro in Italia che sta per essere cancellata da un decreto legge qualsiasi. Raffaele Bonanni lo ha capito e, per la prima volta da quando è segretario della Cisl filogovernativa, ha deciso di costituire un’asse, impensabile fino a qualche tempo fa, con Bersani, lasciando per un attimo la sua sposa prediletta, Pierfy Casini. Compreso appieno il pericolo, Bonanni sta facendo leva su Bersani per riportare al tavolo della trattativa la recalcitrante Cgil che ha seri problemi al suo interno con la base operaista della Fiom e che non si può permettere di prendere tutto quello (poco) che il governo le offre in questo momento. Dall’altra parte Bersani si è trovato nelle condizioni di dover giocare il ruolo del mediatore perché la base del Pd è parecchio agitata, a breve ci sono le amministrative e un’altra decisione cervellotica presa per accontentare l’ala destra del suo partito sarebbe letale. Il problema è molto più complesso di quanto appaia, la partita da giocare non riguarda solo gli equilibri all’interno al sindacato ma anche dello stesso Pd mai, come in questo momento, sull’orlo di una spaccatura che ci auguriamo avvenga quanto prima perché dei 15 firmatari del manifesto anti-Hollande la gente di sinistra non sa che farsene. Men che meno di un partito che non si sa più chi diavolo rappresenti e soprattutto le istanze di chi se non dei dinosauri della sua nomenclatura.  

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