Dopo una giornata lunga e faticosa, ingollando umiliazioni, l'unico piacere era trangugiare in fretta un bicchiere di vinaccio all'osteria, mica si beveva Martini con l'oliva all' American bar, per stordirsi , bastava litigare con qualcuno e all'improvviso si tirava fuori la saracca, la si infilava nella pancia di qualcuno e a quel punto o si diventava briganti o si andava impiccati dalle autorità papaline.
Questa era la vita dei romagnoli all'epoca, fatica, miseria, fame, vino pessimo e sempre il coltello in tasca.
Il Passatore era un brigante ma era capace di tenere testa sia alle guardie papaline che a quelle austriache, aveva una rete formidabile di osterie, case coloniche che lo proteggevano, lo nascondevano e lo
rifocillavano, lui e la sua banda
Questa osteria, quella che oggi è un bar, che gestisco assieme a mia sorella, era un tempo un punto d'appoggio del Passatore e conservava nelle sue cantine il tavolo dove mangiava e beveva il Robin hood romagnolo, ancora è visibile il punto dove infilava il coltello nel legno del tavolo.
Il tavolaccio, in legno povero, chiamato in dialetto "albaraz" cioè in gattice, è stato riportato dalle cantine, appena, appena un poco restaurato ed ora se ne avete voglia, sedetevi e cantate questa strofa:
Questa è la triste storia di Stefano Pelloni
In tutta la Romagna chiamato il Passatore.
Odiato dai signori, amato dalle folle
Dei cuori femminili incontrastato re.