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Il Tè dei matti #6

Creato il 23 maggio 2013 da Clody

Il Tè dei matti #6


Apparecchiato sotto un albero davanti alla casa, c'eraun tavolo dove il Leprotto Marzolino e il Cappellaio prendevano il tè; seduto in mezzo a loro, c'era un Ghiro che dormiva della grossa [...]

"Infatti" rispose il Cappellaio con un sospiro: "Èsempre l'ora del tè, e non abbiamo neppure il tempo di lavare le tazze negli intervalli" [...]

"Raccontaci una storia!" gli ordinò il Leprotto Marzolino.

"Si, per favore, raccontaci una storia!" lo pregò Alice.

"E cerca di far presto" aggiunse il Cappellaio, "o caschi addormentato prima di averla finita" [...]

"Non tornerò laggiù, in nessun caso!" diceva Alice, mentre riprendeva il cammino nel bosco. "È il più stupido tè a cui abbia mai partecipato in vita mia!".

Il Tè dei matti #6


Salve miei adorati lettori! Perdonate la mia latitanza degli ultimi giorni... ho dovuto inaspettatamente dedicarmi a delle cose importanti. Ma oggi sono di nuovo qui con voi per una bella puntata mensile de Il Tè dei matti!
Chi ancora non conoscesse questa mia rubrica, può leggere l'introduzione della prima puntata cliccando


In questo appuntamento voglio raccontarvi una storia.... una storia che è divenuta leggenda, o chissà, magari il contrario!

Il Tè dei matti #6

Il mio desiderio di condividere con voi questo racconto parte tutto da questo, il mio ciondolo, ma non un ciondolo qualunque, perché rappresenta un simbolo molto particolare, che forse pochissime persone conoscono.

Per imparare a conoscere questo simbolo occorre però fare un salto nel passato, un viaggio nel tempo, andando a riscoprire la leggenda di Re Artù e dell'Isola di Avalon.
Il nostro viaggio ci porta nella campagna inglese, vicino al confine con il Galles; in questa zona prospera una pianura al centro della quale sorge una piccola collina che ospita le ultime vestigia di un'antichissima chiesa. Questa collina si chiama Glastonbury Tor("tor" è un termine d'origine celtica che significa appunto "collina").

Il Tè dei matti #6


I britanni la conoscevano con il nome di "Ynys yr Afalon", cioè Isole di Avalon. Questa circostanza spinge molti ricercatori ad identificare la leggendaria Avalon con Glastonbury.
Secondo la leggenda, l'Isola di Avalon (detta anche "Isola delle Mele") si trova da qualche parte nelle isole britanniche. Pare, infatti, che la parola Avalon sia una traslitterazione inglese del termine celtico Annwyn, ovvero il regno delle fate!
Il tutto ritorna, se consideriamo che in bretone e in lingua cornica (lingua celtica propria della Cornovaglia) il termine per indicare la parola "mela" è "aval", mentre in gallese è "afal" (pronunciato "aval").

Il Tè dei matti #6

L'Isola di Avalon, sacra dimora delle sacerdotesse dedite al culto della Dea Madre, secondo il mito venne celata allo sguardo degli uomini comuni grazie ad una fitta coltre di nebbia, proprio opera delle sacerdotesse. Il misterioso luogo è reso accessibile solo a chi possiede la conoscenza per compiere l'incantesimo e diradare la nebbia.
Glastonbury, uno dei luoghi più misteriosi e densi di mitologia, in antichità era praticamente una piccola isola, il mare infatti lambiva i piedi della collina e le paludi rendevano difficoltoso raggiungerla, proteggendo così un luogo sacro, teatro di leggende, miti e fantastiche avventure!
Per restare in tema di miti e leggende è appropriato parlare di ciò che forse è il più grande mistero di Glastonbury: è questo il luogo dove si trova la vera tomba di Re Artù?
La leggenda narra che alla fine della sua ultima battaglia, quella che gli costò la vita, il corpo di Artù venne trasportato ad Avalon.

Il Tè dei matti #6

Nel 1190 alcuni monaci andarono alla ricerca del sepolcro e durante la ricostruzione del monastero di Glastonbury (distrutto in un incendio nel 1184), a circa 2 metri di profondità, trovarono una lastra di pietra ed una croce di piombo recanti l'incisione: HIC IA CET SEPULTUS INCLITUS REX ARTURIUS IN INSULA AVALONIA ("Qui giace sepolto il famoso re Artù nell'Isola di Avalon").
Al di sotto di questa lastra di pietra ritrovarono una bara ricavata da un tronco: questa bara conteneva le ossa di un uomo, forse dal cranio danneggiato, insieme ai resti e alle ossa di una donna (probabilmente Lady Ginevra, moglie di Artù).
Nel 1962 l'archeologo Ralegh Radford, studiò il caso e confermò l'autenticità del sepolcro, ma non c'era modo alcuno per dimostrare a chi effettivamente appartenessero i resti. Sono in molti a mettere in dubbio la validità della vicenda.

E dopo questa non troppo breve, ma spero interessante, introduzione su Glastonbury, arriviamo a parlare del simbolo raffigurato sul mio ciondolo!
Viene narrato che Giuseppe d'Arimatea, dopo la morte di Cristo, si recò a Glastonbury dove fondò la prima comunità cristiana al di fuori della Palestina. Il mito racconta che fu lui a portare in questo luogo e a nascondere il Sacro Graal, insieme a due ampolle contenenti il sangue e il sudore di Cristo sulla croce.
Ovviamente questa è una leggenda, ma il dato tangibile è che a Glastonbury si trovano due fonti, distanti 50 metri l'una dall'altra: da una fonte sgorga acqua dal colore biancastro (molto ricca di calcio), dall'altra sgorga un'acqua rossiccia (quindi molto ferrosa). Queste fonti avrebbero quindi origine dai punti in cui Giuseppe nascose le ampolle.
La Fonte Bianca si origina dalla collina di Tor ed è stata convogliata in una vasca all'interno di un tempietto pagano.
La Fonte Rossa invece è legata al Graal, portato a Glastonbury da Giuseppe e nascosto nella suddetta acqua.
Le acque della Fonte Rossa, pure e ricche di ferro, si originano da un antichissimo pozzo di pietra e pare che imitino, con il loro suono, il battito di un cuore!
Il pozzo, che potrebbe avere più di 800 anni, si trova ai piedi della collina ed è conosciuto con i nomi di "Pozzo del Calice" o "Fonte del Sangue".

Il Tè dei matti #6

L'acqua del Pozzo del Calice sgorga ad una temperatura costante di 11°, ha un sapore particolare ma è ritenuta estremamente curativa, grazie alle proprietà e alle energie che rilascia quando emerge dal sottosuolo, interagendo con le forze della Terra, dell'Aria e della Luce.
Il bianco e il rosso sono i colori tipici dell'aldilà celtico, ma non simboleggiano solo la morte, sono legati anche alla vita: il bianco richiama lo sperma maschile, mentre il rosso rimanda al sangue mestruale.
Vita e morte... due concetti apparentemente antitetici, ma fatalmente legati... un vincolo rappresentato nel simbolo di cui sto finalmente per parlarvi!

Il Tè dei matti #6

Il Pozzo di Glastonbury è profondo 9 metri e possiede una capacità di 45 metri cubi, riempiendosi in dieci ore. Nel 1919, in pieno periodo artistico Liberty, venne ricoperto da una botola di quercia inglese decorata da un simbolo in ferro battuto, progettato da Frederik Bligh Bond.
E' un simbolo molto antico e particolarmente ricorrente a Glastonbury: l'unione di due cerchi, la cui circonferenza passa una nel centro dell'altra, generando la forma di un ovale appuntito, detta "mandorla" oppure "vesica piscis" (in latino "vescica di pesce")... io preferisco chiamarla mandorla!
Il "vesica piscis", che rappresenta il profilo del corpo di un pesce, venne adottato come simbolo di Cristo, ma prima ancora era universalmente conosciuto come simbolo della Dea Madre. Per essere visto come tale, i cerchi devono essere sovrapposti in orizzontale, quindi la forma a mandorla è puntata verso il basso e verso l'alto. In questo senso, il più antico ed originale, la forma a mandorla propone il contorno della vulva (attraverso la quale si genera la vita), simbolo caratteristico della Dea Madre.
Il simbolo della mandorla venne poi dislocato nella dottrina cristiana e il pesce diventa l'emblema di Cristo, mantenendo tuttavia il suo significato di massima: la crescita e una rapida riproduzione.
I due cerchi del simbolo sono a loro volta compresi in un cerchio più ampio. Sui lati sono raffigurate foglie di vite e il tutto è attraversato da una linea retta... con un po' di fantasia potrebbe sembrare una spada, oppure un filo conduttore che lega il tutto.

Il Tè dei matti #6

Nel complesso il simbolo rappresenta una grande forza evocativa e mistica, e sprigiona tutto il suo antico valore, rispettato e contemplato da antiche civiltà celtiche.
Considerando distintamente la mandorla all'interno, il simbolo del seme, diventa emblema di Vita, della fertilità e ricchezza della Terra che genera la Vita.
Osservato invece nella sua globalità, questo antico simbolo rappresenta i vincolo e l'armonia di mondi dissimili ma congiunti e sovrapposti: unione di cielo e terra, dello spirito e della materia, del maschile e del femminile, della vita e della morte, del mondo visibile e del mondo invisibile, l'umano e il divino.
Per questa ragione il simbolo domina su tutta Glastonbury, misterioso luogo di congiunzione, di relazione e di metamorfosi con la mitica e magica Avalon!

Il Tè dei matti #6

Il giardino dove è custodito il Pozzo del Calice è un logo senza tempo, sacro ed eterno, ricco di leggenda, simbolismo ed atmosfera!
Molti visitatori (e io spero di essere tra questi un giorno!!!) hanno avvertito le energie della Terra intorno a Glastonbury.
I giardini del Pozzo permettono di rilassarsi e rigenerarsi in mezzo alla vegetazione, ai suoni lenitivi dell'acqua che scorre pacifica.
Passeggiando sul vialetto ciottolato, sotto gli archi di piante che si intrecciano intorno alla pergola di quercia, si può dimenticare la confusione del mondo circostante, seguendo le tracce degli antichi e cercando di entrare in contatto con il proprio lato spirituale più profondo!

Il Tè dei matti #6

Il nome Glastonbury deriva dal celtico Yniswytrin, cioè "Isola di Vetro". Quest'ultimo nasce dal colore verde-azzurro della superficie della collina, ricoperta da una particolare erba chiamata "glast", le cui foglie e radici contenevano una sostanza di colore azzurro usata dai popoli celtici per dipingere il proprio corpo.
Nel periodo celtico a Glastonbury ("Villaggio della Verde Collina") sorgeva una scuola druidica e questo luogo era considerato una sorta di porta di passaggio per l'Altromondo... forse la leggendaria Avalon?

La foglia della pianta di vite è simbolo di vita e di speranza, che sopravvive anche alle prove più dure... la rinascita dopo la devastazione. La foglia di vite è un amuleto che conferisce sicurezza e fiducia nel proprio destino.

, albero gigantesco e millenario, è da sempre considerato il re degli alberi. Quasi universalmente riconosciuto come simbolo di forza, di lunga vita, di prosperità, di audacia e maestosità.
La quercia è uno degli alberi più importanti presso il popolo celtico. Il suo legno è forte ed è noto che le querce possono raggiungere un'età molto avanzata.
La parola "druido" in gallese si traduce "drewydd", cioè "uomo della quercia".
Il nome di questo albero in gaelico si può tradurre in "duir", che significa anche "porta". La quercia come soglia e un punto centrale, apertura, passaggio fra due mondi (Avalon/Glastonbury?), quello della materia e quello dello spirito.


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