Il tè nel deserto: è una tazza piena di sabbia e stordimento quella che Bertolucci ci ha offerto

Creato il 25 agosto 2011 da Dejavu
Il tè nel deserto è servito bello bollente da Bernardo Bertolucci e lascia anche un po' con la gola secca.
Siedono alla sua tavola - ma definirli "sedentari" sarebbe fuori luogo - i viaggiatori americani Debra Winger, John Malkovic e Campbell Scott. La Winger è sensualissima e ancora molto giovane - siamo nel 1990 - pur con quel taglio di capelli alla maschietta ma sicuramente più pratico per l'occasione. 

Malkovich era già Malkovich, uomo dal fascino indescrivibile per quanto esteticamente non bellissimo. E' suo marito, nella finzione, ma il loro matrimonio ha superato l'ora del tè da un pezzo e adesso, con questo itinerario tra le dune africane, tentano di rifarlo bollire riaccendendo la fiamma della passione. Sicchè tra tempeste di sabbia, di mosche e un calore insopportabile Kit (la Winger) segue Port (Malkovich) che sembra scappare da se stesso, toccando una città dietro l'altra. Lo scopo è anche quello di seminare George (Campbell) il terzo incomodo che cerca di insidiare sua moglie con la sua ardente ma vuota bellezza e il suo sorriso fasullo. Kit crede di poter riaccendere il desiderio, resiste come un bastione alle avance ardite del più giovane che le regala momenti di spensieratezza ma poi ... quando finalmente rimane sola con il marito Port, quando sembra che la comunione d'intenti sia salva, Port si ammala di febbre tifoidea e dopo strazianti trasferte e cure inutili muore.A Kit, ormai sola in un Paese sconosciuto e fatto di continui adattamenti, non rimane che integrarsi con la nuova sorte e con la gente del posto. Si fa prelevare dai tuareg a bordo di un cammello e finisce per diventare la concubina del loro capo che la fa sua. Ovviamente, pochi sanno che sotto i veli del vestito si cela una donna bianca. Riuscirà Kit ad andarsene per tornare alla vita di prima dopo essere entrata in questa ingombrante dimensione? 





Film forse eccessivamente lungo e non privo di una certa licenza all'autocompiacimento ma recitato alla perfezione da un cast magnifico e con impagabili panoramiche nello stile di Bertolucci che ce le dona nelle carrellate a lungo campo sui fantastici volti della natura selvaggia e desertica proprio come può esserlo un cuore svuotato da ogni linfa.
La struggente musica di fondo - The Sheltering Sky - fu composta dal giapponese Ryuichi Sakamoto ed è tuttora saccheggiata a piene mani da reality, tg e da tutta la cosiddetta Tv verità come colonna sonora per sottolineare i momenti più toccanti dei loro servizi.
Titolo originale del film è appunto  The Sheltering Sky (dal romanzo di Paul Bowles).

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