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Il Teatro dei Luoghi a Lecce, città (in)visibile

Creato il 05 agosto 2014 da Valeria Nicoletti @ValeNicoletti

“Le città, come i sogni, sono fatte di desideri e paure”, scriveva Italo Calvino delle sue città invisibili. Rientra in un progetto, o meglio un desiderio, di dialogo con la città e le sue parti più nascoste, l’iniziativa, ormai appuntamento fisso, del Teatro dei Luoghi, rassegna internazionale di teatro, danza e incontri, organizzata dai Cantieri Teatrali Koreja a Lecce.

Tutto comincia in un paesino del Basso Salento, qualche anno fa, ad Aradeo precisamente, dove Koreja decide di accendere case a corte, grotte tufacee e vicoletti con spettacoli di teatro e danza realizzati in cornici inconsuete, lontane dal circuito dell’effimero e del divertentismo che aveva scoraggiato tanti e aveva depredato artisti e spettatori della voglia di partecipare.

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Un’immagine da “Attenzione alle vecchie signore corrose dalla solitudine”

La rassegna funziona e si sposta a Lecce, dove trova terreno fertile in periferia, a partire dalla vecchia fabbrica di mattoni diventata la sede stabile di Koreja, per riscoprire una città partendo dai suoi margini. Sono quasi tutti centri periferici, infatti, e l’ossimoro non è un caso, quelli scelti da Koreja per il suo Teatro dei Luoghi, che punta alla riscoperta non solo del tessuto urbano, ma anche di un modo “altro” di vivere gli spazi e di riappropriarsene, oggi che le città sono sempre più attraversate da esistenze di passaggio, solo come distanze da compiere da un punto all’altro.

È stata un’edizione speciale quella del Teatro dei Luoghi Fest 2014. Eventi, incontri internazionali, dibattiti, spettacoli d’avanguardia, ma soprattutto condivisione e scambio hanno continuato a caratterizzare il festival, realizzato quest’anno radicandosi ancora di più al luogo, anzi ai luoghi, riscoprendone di vecchi e valorizzando quelli già consueti, forse in previsione della candidatura di Lecce come capitale della cultura per il 2019. “Un cambio di prospettiva nel rapporto tra individuo e luoghi, tra identificazione e appartenenza”: questo è stato lo scopo della rassegna, conclusasi domenica, che anche quest’anno ha penetrato spazi ordinariamente deputati ad altre funzioni vivificandoli, impiantandoci il teatro. Un gesto, questo, che non è sbagliato definire politico in una città come Lecce, che spesso dimentica di avere tanto altro da offrire al di là delle sue cattedrali barocche. Per dirla con Koreja, “molte più anime, più culture, più colori, più beni da valorizzare”.

 

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