Maggio 2014
Il nuovo ospite di 2VociX1Libro è Il tempo bambino di Simona Baldelli, pubblicato da Giunti. Un romanzo onirico, giocato sulla capacità dell’autrice di scavare nella psicologia umana e di costruire personaggi surreali. Una storia che inizia come una favola e procede come una tragedia, un libro duro da digerire, sia per i temi trattati che per la ripugnanza di numerose scene, descritte con un linguaggio crudo e nauseabondo. Una scrittrice di talento ma solo per spiriti (e stomachi) “vaccinati”.
Patrizia&Giuditta 2VociX1Libro è una rubrica che nasce dall’incontro di due persone distanti per formazione ed esperienze di vita, ma unite da una grande passione per i libri e la letteratura. Due donne, Giuditta e io, che si sono conosciute leggendo l’una il blog dell’altra senza essersi mai incontrate di persona (ma intenzionate a farlo presto), due “sentire” spesso discordanti ma sempre rispettosi e aperti al confronto. Da questa complicità è nata, tra un tweet e l’altro, l’idea della rubrica. Un luogo in cui confrontarsi su un libro diverso ogni mese in modo divertente e scanzonato, senza il rigore di una recensione, ma con l’attenzione ai dettagli. Una sorta di gioco (liberamente tratto dalle famose interviste della trasmissione “Le Iene”) che vi permetterà di conoscere nuovi romanzi e sorridere un po’.
Il tempo bambino
Simona Baldelli
Giunti
1. Dai un voto alla copertina e spiegalo
Voto: 9. Copertina suggestiva e inquietante almeno quanto il romanzo. Voto: 9. Una copertina favolosa. Il grande orologio che porta i segni dello scorrere del tempo. La volubile leggerezza della tenda. Il giallo senape che irrora l’immagine di sospensione e di sogno. Titolo stupefacente, intimamente aderente al racconto, ma nello stesso tempo lontano da esso per le suggestioni che può evocare al lettore prima della lettura.
2. L’incipit è…
Bizzarro come quello di una favola per bambini:
Dunque si era accorciato.
Si parla di un uomo che in un anno ha perso 1.8 centimetri ed è angosciato dalla possibilità di continuare ad “accorciarsi”.
Dunque si era accorciato
Sarà la suggestione della cipolla della copertina che mi ha riportato alla mente il Bianconiglio, ma l’incipit mi evoca Alice nel paese delle meraviglie e i molteplici complessi simboli e significati del racconto di Carroll. Maestra di incipit Simona Baldelli, già con Evelina e le fate. Lo riconferma in questa sua seconda prova.
3. Due aggettivi per la trama
Ripetitiva ed angosciante. Claustrofobica e onirica
4. Due aggettivi per lo stile
Delirante e “favolistico” Psicadelico e allucinogeno
5. La frase più bella
Il tempo bambino, a dispetto del titolo, è un romanzo cupo e ricco di immagini sgradevoli, quando non disgustose. Tra le poche frasi con una connotazione piacevole cito questa:
Pensò che la giornata era stata perfetta. Uno scambio totale, profondo. Lui l’aveva condotta nel mondo dei suoi meccanismi e lei gli aveva svelato il suo. Non c’era altro da desiderare.
Il tempo bambino è un libro difficile da definire. Simona Baldelli maneggia un tema complesso come quello dell’infelicità dell’infanzia in un’atmosfera sospesa e rarefatta, in cui il tempo scandisce con il suo ticchettio i battiti e le intemperanze del cuore del protagonista. Per me le definizioni sul tempo segnano la musica e il ritmo del romanzo. Senza dubbio le pagine più belle:
“Dove si nasconde il tempo?” gli chiese.
Era una domanda seria. Lo scorrere delle ore, per lui, era sempre stato un mistero. Da bambino se l’era chiesto spesso e, non trovando risposta, si era immaginato un pozzo nero dove cadevano i giorni e le cose accadute, perdendoli per sempre. Poi aveva scoperto che esistevano i ricordi. Poteva sceglierli e rivivere i più belli. A volte, però, gli tornavano in mente cose che non avrebbe mai voluto rivedere. Poteva ricordare un’intera giornata facendola durare pochi minuti appena, come se il pozzo si fosse trattenuto una parte della sua vita. O come se là dentro il tempo scorresse in maniera diversa.
6. La frase più brutta
Nausee, vomiti, rigurgiti schiumosi, bocche piene di sangue, topi morti e aritmie cardiache riempiono le pagine del romanzo, ma a risultare davvero sgradevoli non sono le descrizioni dei malesseri fisici che colpiscono il protagonista, quanto le motivazioni psicologiche alla base di tali sintomi: una madre che non ha mai amato il proprio bambino e ha così generato un adulto psicolabile. La frase che ho detestato più di tutte è quella della madre che di notte si avvicina al letto del bimbo sapendolo sveglio:
Dopo un po’, gli avvicinava la bocca all’orecchio, come una madre affettuosa che volesse dare l’ultimo bacio della buonanotte.
«Maledetto» sussurrava. Era il suo saluto notturno.
Simona Baldelli con perfezione formale assoluta non concede sconti al lettore. Tra vomito, puzza e topi morti. Ci sono pagine che scuotono. Metafora non scontata del tema difficile che la scrittrice maneggia con precisione e leggerezza di tocco, quelle proprie di un orologiaio per intervenire su ingranaggi preziosi.
Il sorcio, pressochè imbalsamato, cadde per la testa e rimase ritto al centro del tavolo. Dovette colpirlo nuovamente per sdraiarlo in posizione orizzontale. Lì vicino, giaceva la parte rosa. Aveva la forma di una piccola patata. Prese la lente e la studiò accuratamente. Il tubero, grinzoso, presentava dei piccoli rigonfiamenti, dai quali sporgevano piccole bollicine, come lenticchie rosse.
Lascio al lettore la scoperta della macabra rappresentazione.
7. Il personaggio più riuscito
La madre. Un’ossessione perfetta. Nessun personaggio del romanzo risulta simpatico. La vera sfida credo che risieda proprio in questa ardua scelta della scrittrice. Eppure ogni personaggio, dal protagonista all’odiosa mamma alla bambina guercia, per finire alla Regina hanno profondità di sentire e di essere.
8. Il personaggio meno azzeccato
La Regina. Difficile decifrarla, difficile amarla. Non mi era mai capitato di leggere un romanzo in cui ci fosse una distanza profonda e incolmabile con ciascuno dei personaggi rappresentati. Nè mai avrei creduto che una simile soluzione avrebbe contribuito a rendere ognuno dei personaggi, perfino i più invisi, così azzeccati. Ci riesce Simona Baldelli con lo straordinario asfissiante affresco di un’umanità chiusa e annichilita nella sua infelicità. Non si ama nessuno dei personaggi del romanzo, eppure di ciascuno si riconoscono potentemente le smerigliature e la complessità, anche di quelli appena accennati come i nonni.
9 La fine è…
Un oscuro tunnel di disperazione.
Felliniana. La scrittura della Baldelli ha una forte potenza evocativa. Teatrale, direi. Nelle conclusioni è amplificata. Come per l’incipit, anche nella fine la scrittrice non smentisce la fama che ha conquistato con le formiche di Evelina e le fate. Solo che in questo nuovo non c’è nessuno spiraglio di ottimismo, nessun sorriso, e le mani in tasca del protagonista segnano inesorabilmente la rassegnazione e il fallimento.
10. A chi lo consiglieresti?
A chi ama i racconti onirici giocati solo sulla psicologia dei personaggi. Ai lettori forti, a quelli che amano le sfide, a quelli che non vogliono essere irretiti, a quelli che sanno riconoscere il talento, a quelli che voglio leggere libri pensati nutriti scritti con passione e necessità di raccontare.
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