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Il tempo che vorrei

Creato il 10 luglio 2011 da Fabiovolofrasi @fabiovolofrasi

Sto camminando su un terreno fragile. Ho paura di sbagliare una parola, una mossa, un piccolo gesto. Temo che la faccia mi tradisca, che mostri le mie paure, i miei desideri.

(Pag.282, Il tempo che vorrei)


L’uomo che stavo guardando era un padre nuovo che mi era appena stato donato. Proprio mentre temevo di perderlo l’ho trovato, era lì con me. Lui e tutto il tempo ritrovato che portava con sé. Un tempo di cui ho avuto per la prima volta piena coscienza e che mi è apparso in tutta la sua preziosità. Un tempo che valeva doppio perché pensavo di non averne più, di averlo perso per sempre.

(Pag.278, Il tempo che vorrei)


Dovevo essere forte, ero lì per stargli vicino, per sostenerlo, e dovevo essere all’altezza. Ma sentivo come se i miei occhi fossero una diga che tratteneva un mare di lacrime. E quella diga in quel momento era fragile, aveva piccole crepe. Mi sono concentrato restando immobile per bloccare la sensazione che sentivo crescere dentro di me.

(Pag.263, Il tempo che vorrei)


C’è un istante durante alcune giornate in cui qualcosa di sospeso, di astratto, come sganciato dal tempo, si impossessa di me. È un attimo, un’invisibile carezza, come un battito d’ali o il passaggio di un angelo. È un istante che dura poco, ma che è. Come se tutto intorno si fermasse.

(Pag.245, Il tempo che vorrei)

Spesso il fatto di non essere contenti di se stessi genera crudeltà verso gli altri.

(Pag.167, Il tempo che vorrei)


Sono nato in una famiglia povera. Se dovessi riassumere in poche parole cosa significhi per me essere povero, direi che è come vivere in un corpo senza braccia davanti a una tavola apparecchiata.

(Pag.13, Il tempo che vorrei)


C’è stato un lungo periodo in cui non ci siamo parlati. E non parlare con un genitore significa avere ginocchia fragili, significa aver bisogno all’improvviso di sedersi un attimo. Non perché ti giri la testa, ma perché ti fa male lo stomaco. Mio padre è sempre stato il mio mal di pancia.

(Pag.10, Il tempo che vorrei)


Sono figlio di un padre mai nato. L’ho capito osservando la sua vita. Da che ho memoria non ricordo di aver mai visto il piacere nei suoi occhi: poche soddisfazioni, forse nessuna gioia.

(Pag. 9, Il tempo che vorrei)


Nulla è più duraturo di una cosa provvisoria.

(Pag.15, Il tempo che vorrei)


Rubare è un po’ alla base di qualsiasi lavoro creativo.

(Pag.57, Il tempo che vorrei)


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