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Il tempo della bolla cinese

Creato il 04 dicembre 2011 da Albino

Alla fine degli anni ’80 in Giappone era il tempo della bolla. L’economia tirava come un treno, gli stipendi erano alle stelle. I salaryman dal manager in su avevano l’auto aziendale con autista che li portava in giro. A Roppongi il venerdi sera c’era la ressa per accaparrarsi i taxi (nel 2011 c’e’ la ressa dei gaijin che si ammassano per l’ultimo treno). I salaryman sfoderavano biglietti da diecimila yen per fermare i taxi. Cento euro di mancia, ai tempi in cui in Italia con 5000 lire andavi a mangiare la pizza.

All’epoca gli appartamenti di piu’ infima qualita’ sono spuntati a Tokyo, perche’ bisognava costruire in fretta e furia. Un paio di camere da letto in centro costavano piu’ di cento milioni di yen (=1 milione di euro). Oggi, nel 2011, molti di quegli appartamenti sono stati abbattuti. Ne puoi comprare di nuovi o seminuovi, fatti a regola d’arte, nelle stesse zone. Finita la bolla sono tornati al giusto prezzo, e infatti ora costano la meta’ di quello che sarebbero costati trent’anni fa.

Nel 2011 il mondo sta assistendo ad un’altra bolla. Certamente si tratta di una bolla ben diversa da quella di trent’anni fa: ora coinvolge piu’ di un miliardo di persone, e soprattutto abbiamo a che fare con un paese, la Cina, che e’ ricco ma povero, capitalista ma comunista, e che (soprattutto) e’ un regime non democratico, corrotto, stabile… ora si, ma domani chissa’.

E’ notizia risaputa ormai che il mercato immobiliare cinese sta rallentando. A Shanghai e in altre metropoli, addirittura, i prezzi stanno scendendo. (A Sydney due camere da letto di qualita’ orribile in posizione orribile non costano mai meno di mezzo milione di dollari. E stiamo parlando di appartamenti che richiedono altre centinaia di migliaia di dollari per essere resi vivibili. Ma l’Australia vive della bolla cinese, perche’ piu’ la Cina produce, piu’ l’Australia esporta ferro e altri metalli. Il mercato immobiliare poi, e’ saturato di cinesi che comprano a Sydney).

Se esplode la Cina, l’Australia e’ finita. Se smettono di comprare case, il delicato mercato immobiliare australiano collassera’. Se smettono di importare materie prime, il mercato minerario (e tutto l’indotto) e’ finito. Con esso, l’economia del paese andra’ a rotoli. Non avendo uno stato sociale forte, la gente si trovera’ in mezzo a una strada dall’oggi al domani, con banche che ti chiedono 4 o 5000$ di rata di mutuo a fine mese.

Se esplode la bolla cinese il dollaro andra’ a puttane, i progetti ferroviari molto probabilmente verranno bloccati, e io mi trovero’ probabilmente senza un lavoro e con un conto in banca dimezzato. Me la ricordo ancora la crisi finanziaria del 2008, quando i prezzi delle case in Australia sono implosi e il dollaro e’ andato a 0,58 nei confronti dell’euro (ora e’ a 0,76). Robe da suicidio, e gli australiani non erano assolutamente preparati al minimo sacrificio.

In uno scenario del genere nessuno se la passera’ bene. Non il Giappone, che produce in Cina, non l’Europa, non gli USA. Solo che il Giappone e’ il Giappone, gli USA sono gli USA, e l’Europa bene o male nella sua storia ne ha viste di ben peggiori.

Ma questi quattro mandriani ingordi senza memoria storica e senza cultura che comandano in questo paese, mi chiedo. Questa civilta’ del surf e del no worries che nella sua storia non ha mai vissuto la guerra e la fame. Questi viziati che hanno fatto i soldi scavando metalli dalla terra. Ce la faranno?

(Riusciranno ad abiturarsi all’idea che bisogna tirarsi su le maniche e fare qualche ora di straordinario, ogni tanto?)


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