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Oggi voglio parlarvi delle sorelle Mirabal, perché ho pensato che non potesse esserci scelta migliore per onorare il coraggio, la forza, l’indipendenza e la bellezza delle donne. Non so se a voi capita ma, a me, accade spesso di imbattermi in personaggi, che poi di fatto sono state persone prima ancora che protagonisti di libri o biografie, che non avrei mai conosciuto se qualcuno non me ne avesse accennato in una conversazione, o se non avessi ascoltato uno spot alla televisione o se non mi fosse capitato di leggere un articolo su un giornale che di solito non compro mai. Succede che poi corro ad informarmi, a spulciare notizie, a ripercorrere la storia e ringrazio ogni volta, per questo. Perchè poi mi si aprono mondi incredibili e storie che mi entrano dentro e che mi travolgono come un treno, che il solo pensare di non averle conosciute fino a quel momento mi fa diventare matta.
Qualche anno fa, mi è stato regalato il libro di cui voglio raccontarvi, “Il tempo delle farfalle” di Julia Alvarez, che parla delle quattro sorelle Mirabal. Si tratta della vita romanzata, ma mica poi tanto, di queste intrepide donne che combatterono sotto il regime totalitario di Rafael Leonidas Trujillo nella Repubblica Dominicana degli anni Cinquanta per i diritti e la libertà di tute le donne domenicane, e non solo. Sono Patria, Minerva, Mate (Maria Teresa) e Dedé (Adela): quattro sorelle appartenenti alla borghesia domenicana, fiere e colte, combattive e temerarie, che crebbero durante la dittatura trujilliana e che costituirono un vero e proprio gruppo rivoluzionario col nome di “Las Mariposas” (Le farfalle, appunto). In questo romanzo, la Alvarez ci narra le vicende che coinvolsero e stravolsero le loro vite, attraverso le voce delle quattro protagoniste, regalandoci, così, un pezzo di storia latinoamericana, permettendoci di entrare in casa Mirabal, di vagare tra le sue stanze, di accarezzarne le pareti, di guardare dentro le mura, dentro le anime di chi ci vive.
La Alvarez ci mostra cosa accade quando la libertà ti scivola via dalle mani e come quattro donne normali riescono a non lasciarsi schiacciare dalla storia, dalla violenza, decise a non soffocare nel silenzio, scegliendo di combattere. Nel 1960, Mate, Minerva e Patria, le farfalle, furono scoperte dalla polizia segreta, il SIM, e incarcerate sotto ordine di Trujillo, con l’accusa di essere ribelli. Furono liberate qualche mese dopo, ma i loro consorti rimasero prigionieri. Il 25 novembre dello stesso anno, dopo aver fatto visita ai propri compagni, l’auto su cui viaggiavano fu bloccata, le sorelle vennero portate in una piantagione vicina e lì furono assassinate; i corpi furono poi riportati in auto e, con essa, spinti da una rupe per simulare un incidente. La morte delle “farfalle” ebbe grandissimo impatto sulla popolazione domenicana, e i moti rivoltosi contro Trujillo divennero sempre più insistenti tanto che culminarono nel 1961 con il suo assassinio. Dedé non partecipò mai attivamente alla battaglia politica che intrapresero le sorelle, restando, di fatto, l’unica sopravvissuta e, nelle pagine finali, ci racconta le sue ferite e l’indicibile dolore d’essere rimasta sola.
Quello che, ogni volta, è difficile fare quando si legge un libro del genere è tenere a mente che non è fantasia ma fatti concretamente accaduti, persone davvero esistite: se si riesce a farlo, se si riesce ad approcciarsi ad ogni pagina con la consapevolezza della realtà, allora ogni parola ha un peso, ogni pausa ha un senso, ogni punto è silenzio che si posa su di noi e ci fa riflettere. L’ONU, nel 1999, istituì proprio in loro onore la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, che viene celebrata proprio il 25 novembre, data della loro morte. Parlarvi delle Mariposas, farvi conoscere queste straordinarie sorelle, penso sia stato un bel modo per onorare quello che tutte siamo, se solo vogliamo, non soltanto l’otto marzo, non soltanto il venticinque novembre, ma ogni singolo giorno della nostra vita: forti, fiere, indomite, vere. Donne.