Titolo: Il tempo è un bastardo
Autore: Jennifer Egan
Casa editrice: Minimum Fax
Il tempo è un bastardo ha molto del romanzo e assomiglia pure a una raccolta di racconti. Sta lì in mezzo. Fra le definizioni lette dalla critica le più calzanti sono quelle di concept album e di serie tv. Assomiglia infatti a questi due diverse forme di narrazione non scritta nel suo incedere, nel modo di rivelare quel che accade, nel ritornare su punti fissi, pur divagando e spaziando altrove.
Riassumerne la trama non è semplice, è più facile descriverne le caratteristiche tecniche.
Ogni capitolo, un personaggio: ne vediamo una parte di vita, scendiamo piuttosto in profondità con un’analisi delle nevrosi, o speranze, o disillusioni (molto americano contemporaneo in questo, alla Franzen e simili), e restiamo con lui il tempo della durata del capitolo. Poi si volta pagina, il nostro protagonista adesso si vede di spalle, la telecamera è puntata su altri, lui è lo sfondo, per poi, nel capitolo successivo cambiare ancora. Insieme saltiamo nel passato e nel presente, scopriamo connessioni fra i personaggi, assistiamo a come il tempo li ha cambiati, a com’erano una volta, sapendo già, a volte, come saranno.
Questo penso che l’autrice l’abbia imparato dalle serie tv, quelle che hanno fatto scuola (non a caso l’HBO ha deciso di trasformare Il tempo è un bastardo in serie – e l’HBO è garanzia di qualità) e difatti rivela che sua ispirazione sono stati I Soprano, ma anche il Tarantino delle Iene. Di certo funziona. Perché alla fine regala un affresco corale, mostra e analizza la società senza risultare freddo, né annoiare.
A ogni cambio di personaggio (ma sono tutti in qualche modo legati, come accade nella vita, da relazioni di vario tipo, lavoro, parentele, semplici incontri casuali, conoscenze comuni) cambia anche la tecnica narrativa usata. Si va da uno stile scorrevole senza fronzoli, dalla prima, alla seconda, alla terza persona singolare, a parti ricche di note in stile Wallace, fino a un capitolo in power point che traghetta verso l’epilogo. Questo, a chiusa di tutto, ci porta nel futuro prossimo ed è forse la parte di trama meno convenzionale, ma gestita con un po’ di superficialità.
Perché in fondo la materia di cui tratta – il passare del tempo, le relazioni, l’ambiente discografico che cancella la purezza giovanile, il successo, i divorzi, l’America dell’ultimo cinquantennio e altre varie ed eventuali – non brilla di originalità, eppure appare ben svolto, anche grazie all’uso di queste tecniche nuove, mentre alla fine viene buttata in fretta un’analisi di come saremo, calzante per qualche aspetto (la tecnologia di internet, il linguaggio dei social network, la verosimile attrazione dei bambini per cellulari e pc) ma appunto poco approfondita. Si tratta, per altro, di un argomento che da solo richiederebbe almeno un intero romanzo, quindi glielo si perdona.
Per altri versi, però, il capitolo finale dà una degna chiusura. Il tempo è passato per tutti – di alcuni personaggi non c’è più traccia, di altri vediamo i figli – e ha, da gran bastardo, sparso il suo vento di sconfitte, ma è proprio lì, in quell’era ignota a cui ci avviciniamo che l’autrice ci lascia anche con un successo. Tardivo e mediatico. Perché il tempo è questo che fa, porta alla ribalta, ci illude e poi ci risbatte a terra, ma sa anche regalare nuove opportunità e riscosse.
Il tempo è un bastardo è un romanzo che merita di essere letto, vincitore del premio Pulitzer per la fiction nel 2011, è stato definito capolavoro o al contrario opera furbetta. Miscuglio di cose già viste (e meglio) o pura innovazione, sintesi ed evoluzione del postmodernismo. A parer mio è un romanzo gradevole e coinvolgente per il lettore, forse non un capolavoro, come l’antenato più diretto a cui l’autrice fa riferimento (la monumentale Recherche di Proust), ma interessante. Ancor di più se chi legge ha velleità di scrittore: analizzarne le tecniche, il modo in cui diversi stimoli di media differenti sono stati amalgamati non può che essere un’utile lezione.
Infine è anche un romanzo che parla di musica e della sua evoluzione parallela alla nostra, che parte dai vinili, passa dai concerti punk e arriva ai brani scaricati da internet semplicemente puntando un dito. Consigliato.
- Product
- Il tempo è un bastardo
- Version
- Cartaceo
- Type
- Libro
- Product Author
- Minimun Fax
- Reviewed by
- Jennifer Egan
on 19 febbraio 2013 - Rating
- Price
- 16,20