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e prima
che le labbra si volgano all’ingiù
nel tramontare dei sorrisi
prima che gli occhi si offuschino nel declinare
delle speranze
isserò la mia fragile vela,
questo fazzoletto spiegazzato,
per navigare attraverso pianure e città e castelli
per attraversare fossati e mura e torrioni
seguirò il suono pallido
la tua voce lontana
che mi arriva a fiotti
a sussulti
e ci congiunge ancora,
benché sempre più
remota e improbabile
mi arrivi
e si spenga talora a lungo
e taccia ottusa,
ma issate le vele e preso il largo
seguirò quel silenzioso grido,
quel fioco lume
che mi acceca
(e incendia)
e capitombolando per strade senza tracciato
veleggiando per spiagge senza bagnino
riuscirò infine a ri/trovarti
e allora ti porterò in una culla di mare
ti svelerò le parole mai dette
e tu alzando i pezzi della scacchiera
completerai le caselle vuote
ridendo
mi aiuterai a comporre il puzzle mai finito
e infine,
prima della fine,
ogni cosa combacerà
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la vita la vivo di corsa
il piede sul piede
e case e strade e incertezze
abbattute e via tra gli errori
errando svagata
sognatrice che poi deve fare i conti
coi fatti
venire a patti
ma poi c’è sempre
il tempo oscillante
il tempo che non va di fretta
ma si ferma e sorride
e ancora si flette si inarca dondola e non si decide
a uscire dagli incunaboli caldi del sogno
il tempo oscillante
che esce sfrontato dagli hard discount
dai supermercati
dai carrelli voraci
dai giardini ancora da innaffiare di sogni
il tempo oscillante
che sosta fiorisce e rifiorisce
e non ci sono stagioni
a novembre gli arbusti
s’inventano una gialla primavera
e a luglio nasce e rinasce il vento
pianterò il tempo oscillante tra le siepi
perché possa crescere un piccolo giardino
per ripararci le ossa dai colpi del mondo
e lì mi troverai un giorno