abbiamo saputo che Abaaoud, la mente degli attentati di Parigi, era morto davvero. E, come spesso avviene in questi casi, analizzare il suo cellulare è un po’ riscoprire la banalità del male. Scrive Massimo Gramellini nel suo Buongiorno di oggi: «Il giovane belga che ha coordinato gli attentati del 13 novembre, era anzitutto questo. Uno sfigato. La lettura a ritroso del suo telefonino non offre dubbi al proposito. Le prime immagini, postate qualche anno fa, ritraggono auto di lusso e donne nude a cavalcioni di una moto. Desideri identici a quelli di un frequentatore del Billionaire, ma lontanissimi dalla realtà di un ragazzotto senza né arte né parte, che gli amici di allora definiscono “un piccolo coglione”, in cerca di qualcuno che lo guardi e gli dia importanza». Quel qualcuno purtroppo è stato l’Isis e sappiamo come è finita.
Nota da associare a:
HANS MAGNUS ENZENBERGER, I perdenti radicali, scheda di Paolo Ferrario del libro Il perdente radicale, Einaudi, 2007
Ritratto del killer jihadista che non ha mai messo piede in una moschea
da: http://www.cinquantamila.it/storyTellerArticolo.php?storyId=564eea1343840