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IL TERZO SGUARDO n.45: Mantegazza, lo scienziato iconoclasta. Monika Antes, “Misurare l’amore. Paolo Mantegazza scienziato del sesso”

Creato il 09 settembre 2013 da Retroguardia

Monika Antes, Misurare l’amore. Paolo Mantegazza scienziato del sessoMantegazza, lo scienziato iconoclasta. Monika Antes, Misurare l’amore. Paolo Mantegazza scienziato del sesso, Firenze, Mauro Pagliai Editore, 2013

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di Giuseppe Panella*

Le carte di Paolo Mantegazza (oggi conservate nel Museo fiorentino di Storia Naturale di via del Proconsolo al numero 12, nel cosiddetto Palazzo Nonfinito), sono quel che è ancora oggi più importante da esaminare dell’opera del padre dell’antropologia medica italiana e del lascito di quello che fu uno degli studiosi più famosi del costume della società e dei caratteri originari della soggettività umana in settori che venivano considerati all’epoca del tutto marginali e, forse peggio, rimanevano pur sempre gravati da un pesante interdetto di carattere morale, non sono state ancora esplorate, classificate e analizzate con la necessaria completezza e l’adeguata profondità di vedute.

Si tratta di un lavoro appena iniziato ma che può portare ad analisi storiche e filologiche, a scoperte scientifiche e a conclusioni ancora tutte da verificare.

Su Mantegazza, indubitabilmente, c’è ancora molto da dire, da scrivere e da studiare.

Il bello studio di Monika Antes sul medico e sul pensatore fiorentino apre finalmente un varco nel fitto muro di nebbia e di oblio che ha avvolto la figura del grande antropologo (vissuto a lungo a Firenze ma nato a Monza) e ha posto l’accento su alcuni punti fondamentali della sua ricerca (alcuni altri momenti del suo lavoro di precursore restano sullo sfondo a andranno certamente e successivamente ripresi ed esplorati in maniera più precisa ma l’opera dello studioso dell’eugenetica e dell’igiene sessuale risalta impeccabilmente valorizzata in tutta la sua oggi ancora troppo sottovalutata grandezza). Mantegazza era stato famosissimo all’epoca sua.

Di un criminale che i severissimi e micidiali Quattro Giusti di Cordova, i protagonisti del primo e sicuramente  uno dei più famosi romanzi polizieschi di Edgar Wallace[1], puniranno duramente nel corso della narrazione, si cita come caratteristica principale e come segno della sua pericolosità il fatto che è stato schedato da Mantegazza e segnalato per la sua pericolosità sociale. Ne risulta che l’antropologo italiano è una sorta di regesto vivente della pericolosità sociale degli appartenenti alle “classi pericolose” – come si diceva allora e che la sua fama era tale da trapassare l’oceano. Ovviamente, non è stato soltanto questo possibile apparentamento con Cesare Lombroso a renderlo tanto celebre.

Mantegazza è stato soprattutto un precursore – Monika Antes insiste molto su di questo aspetto all’attività del clinico e antropologo trapiantato a Firenze:

«In vita, come abbiamo detto, Mantegazza fu uno dei più significativi divulgatori scientifici, capace di raggiungere in Europa con i suoi libri tirature elevatissime. In Germania i suoi romanzi apparirono presso le edizioni Berliner Schillerbuchhandlung, accanto a quelli di Guy de Maupassant e Honoré de Balzac. Eppure in primo luogo divenne una popstar della sua epoca soprattutto grazie agli innumerevoli opuscoli di sanità e igiene quotidiana, gli “Almanacchi igienici popolari”, non solo perché riuscì a intercettare argomenti di interesse intellettuale ed emotivo per le persone, ma anche grazie alla sua scrittura affascinante un mix di aforismi, meravigliosa poesia e cristallina analisi scientifica), dove la scienza e l’arte non erano ancora separate ed era presentata un’”arte di amare” a cui molti dei suoi contemporanei anelavano. Mantegazza non fu tuttavia soltanto lo scienziato, il filantropo, l’”uomo che capisce le donne” del suo tempo»[2].

Non si può negare, infatti, che egli fu un precursore in tutto quello che riguardava l’igiene e la salvaguardia della natura fisica dei corpi (ma non si può neppure pensare a lui come a un materialista “volgare” privo di interesse per la dimensione spirituale della natura umana).

Mantegazza è stato il primo a suggerire le cure marine e l’idroterapia che battezzò creativamente talassoterapia e che praticò in un istituto specifico da lui creato a Rimini. Fu anche lui fruitore accanito della cocaina di cui scoprì le virtù mediche ed eccitanti nel corso del suo soggiorno in Argentina[3] e ne promosse l’utilizzazione a scopi terapeutici. Fu sicuramente il precursore della ricerca scientifica nel campo dell’antropologia come analisi rigorosa e puntuale dell’uomo, delle sue motivazioni e delle sue passioni.

Lo studioso non fu da meno dello scrittore e alcuni suoi testi narrativi conservano a tutt’oggi un interesse letterario che va al di là della pura curiosità erudita o dell’appendice puramente storiografica ad un’opera già di per sé abbondantissima e gremita di spunti infiniti di riflessioni sulla vita e sugli uomini.

Un giorno a Madera del 1867, una vicenda che ebbe un notevole successo all’epoca in cui fu pubblicata, racconta della storia d’amore impossibile tra un giovane molto innamorato e una ragazza malata di tubercolosi congenita destinata a morire giovane senza riuscire a sposarsi.

Testa. Libro per i giovinetti[4], scritto nel 1887 a ridosso della pubblicazione del più noto Cuore di Edmondo De Amicis, voleva esserne la continuazione nel momento più delicato dello sviluppo e della maturazione psico-fisica e come preparazione all’età adulta. Al culto dei buoni sentimenti e delle ragioni più intime degli affetti legati alla sfera familiare, Mantegazza voleva sostituire una serie di regole di comportamento e di nozioni concrete che potesse servire a Emilio Bottini, da poco uscito dallo stato infantile e mandato a San Terenzo, nel golfo della Spezia[5], dallo zio Baciccia  quale introduzione alla fase successiva della sua vita di uomo.

Ma il testo narrativo più noto di Mantegazza resta sicuramente L’anno 3000: un sogno (riedito nel 2007 dall’editore Lupetti di Milano, a cura di Davide Bigalli), un romanzo che viene comunemente etichettato come letteratura di fantascienza o di anticipazione ma che probabilmente sarebbe meglio qualificare come appartenente al genere più tradizionale dell’utopia.

«Nel romanzo, Mantegazza racconta la storia di due giovani innamorati che vivono nell’anno 3000 e si recano ad Andropoli, la città dei loro ideali che ha già visto realizzarsi diverse utopie. Mantegazza poi è il primo, in questo romanzo, a parlare di una comunità europea di Stati, avente per capitale Roma, ed è l’inventore, nella finzione, della TAC, l’apparecchiatura per le tomografie computerizzate (“un doppio cannocchiale che scruta dentro il malato”). Il romanzo contiene molte altre visioni, che hanno sensibilmente contribuito a renderlo ancor più noto. Mantegazza nel libro parla già di eugenetica ed eutanasia: le persone troppo deboli di salute e dunque non più adatte alla vita sono cremate ed “eliminate”. Nella sua epoca nessuno avrebbe potuto immaginare che idee tanto utopiche sarebbero un giorno divenute realtà, come è accaduto con il nazismo. Il romanzo ha tratti autobiografici: il protagonista si chiama Paolo, e questi compie il suo viaggio utopico in compagnia di Maria (il nome della seconda moglie di Mantegazza)»[6].

Ma, a prescindere dalla sua pur notevole produzione letteraria, quello che ha caratterizzato la sua ricerca nel campo dell’antropologia è stato il suo forte interesse per la “scienza dell’amore” che si è più volte manifestato sotto forma di volume spesso ponderosi (Fisiologia dell’amore, 1873; Fisiologia del piacere, 1880; Gli amori degli uomini: saggio di un’etnologia dell’amore, 1886; Fisiologia della donna, 1893) in cui, per la prima volta non solo in Italia, veniva esplorata la sessualità umana, i suoi diversi aspetti, i suoi usi e costumi in molte e diverse parti del mondo.

Nel suo epico e colossale tentativo di “misurare l’amore” e farne una scienza (quasi) esatta con tutte le sue possibili varianti e le sue possibilità di intreccio, di incrocio e di evoluzione (parola chiave quest’ultima per uno studioso che fu definito il “Darwin italiano”), Mantegazza si è rivelato davvero un antesignano in questo genere di ricerche e, soprattutto, uno studioso di grande coraggio, capace di coniugare l’esattezza dei rilievi e delle misurazioni scientifiche con la passione profusa nella sua volontà di conoscenza.

Tornare a leggere e a studiare l’opera di Mantegazza, di conseguenza, non significa rivendicare soltanto una volontà di curiosità erudita e più o meno affascinata dalla sua figura di ricercatore iconoclasta e di sperimentatore. Vuol dire affrontare una pagina della storia italiana tra fine Ottocento e inizio Novecento su cui troppo presto è scesa una coltre di silenzio ipocrita e volutamente denigratorio di una ricerca approfondita e moderna che, invece, avrebbe potuto contribuire validamente ad aprire alla modernità una società come quella dell’Italia postunitaria ancora legata agli schemi vecchi ma apparentemente inossidabili di un passato di difficile superamento.


NOTE

[1] Cfr. E. WALLACE, I Quattro Giusti, trad. it. di G. Dall’Armi, Firenze, Passigli, 2009. Il romanzo, edito a Londra nel 1905, racconta, in una serie di episodi significativi, l’attività di quattro amici che, svolgendo la loro intensa e continua attività di giustizieri segreti, si incaricano di punire in maniera giusta e inflessibile una serie di criminali che sono riusciti a sfuggire al giusto castigo da parte dei tribunali e della polizia.  

[2] M. ANTES, Misurare l’amore. Paolo Mantegazza scienziato del sesso, Firenze, Mauro Pagliai Editore, 2013, p. 14.

[3] Come è noto, anche Freud era un estimatore di questa sostanza stimolante. Su di essa scrisse ripetutamente esaltandone le virtù (cfr. S. FREUD, Sulla cocaina, trad. it. di A. Durante, Roma, Newton Compton, 1979).

[4] Ne esiste un’edizione abbastanza recente, a cura di Bruno Nacci, per gli Editori Greco & Greco di Milano e pubblicata nel 2000. Di Testa era già  uscita una nuova  edizione nel 1988, con una prefazione di Alberto Capatti, presso l’editore  Lubrina di Bergamo.

[5] Lo stesso Mantegazza possedeva una villa a San Terenzo dove trascorreva lunghi periodi di raccoglimento e di vacanza e dove morì nel 1910, all’età di settantanove anni.

[6] M. ANTES, Misurare l’amore. Paolo Mantegazza scienziato del sesso cit. , pp. 65-66.

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[Leggi tutti gli articoli di Giuseppe Panella pubblicati su Retroguardia 2.0]

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*Il primo sguardo da gettare sul mondo è quello della poesia che coglie i particolari per definire il tutto o individua il tutto per comprenderne i particolari; il secondo sguardo è quello della scrittura in prosa (romanzi, saggi, racconti o diari non importa poi troppo purché avvolgano di parole la vita e la spieghino con dolcezza e dolore); il terzo sguardo, allora, sarà quello delle arti – la pittura e la scultura nella loro accezione tradizionale (ma non solo) così come (e soprattutto) il teatro e il cinema come forme espressive di una rappresentazione della realtà che conceda spazio alle sensazioni oltre che alle emozioni. Quindi: libri sull’arte e sulle arti in relazione alla tradizione critica e all’apprendistato che comportano, esperienze e analisi di oggetti artistici che comportano un modo “terzo” di vedere il mondo … (G.P.)

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