Il tesoretto? Nulla di diverso dalla Sicilia di fine Ottocento

Da Pukos

Fine Ottocento. Un’Italia povera, arretrata, nella quale la stragrande maggioranza della popolazione attiva era impiegata nell’agricoltura, ed in Sicilia in particolare, un’economia in mano a pochi latifondisti i cui lauti guadagni non derivavano da una gestione efficiente delle terre, bensì dallo sfruttamento indiscriminato dei braccianti costretti a ritmi di lavoro massacranti in cambio di ciò che era appena sufficiente per vivere.

I signorotti, proprietari terrieri, avevano un’unica preoccupazione, cercare di perpetuare questa situazione affinché loro potessero continuare a beneficiare di lussi e privilegi. Per questo occorreva sfruttare al massimo la forza lavoro senza però far insorgere ribellioni.

Ed allora utilizzavano uno “stratagemma”, vecchio come il mondo, semplice, ma estremamente efficace. Ossia cercare di prevenire le legittime rimostranze dei lavoratori facendo credere loro di essere dei “privilegiati” e quindi di non aver “diritto” a lamentarsi della situazione.

Per far questo alla retribuzione da fame si aggiungeva un “bonus” estremamente misero, ad esempio un uovo al giorno, ma, attenzione! Ecco lo stratagemma, tutti i lavoratori ricevevano l’uovo, ma ognuno all’insaputa degli altri.

Ed allora quando qualcuno avanzava delle sacrosante recriminazioni gli si rinfacciava, ovviamente in siciliano “Ah! proprio tu che ti sei mangiato l’uovo” facendolo sentire in colpa per essere stato irriconoscente verso il padrone il quale era stato così magnanimo nei suoi confronti al punto di regalargli giornalmente, a dispetto degli altri, un uovo.

Sono passati più di cent’anni, l’Italia non è più analfabeta e contadina, ma gli italiani vengono trattati allo stesso modo.

Non è più un uovo al giorno, è qualcosa che vale ancora di meno, visto che ad ogni italiano, se distribuito, andranno meno di 27 euro, lo chiamano … tesoretto.

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro


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