Il tesoro di Grazia Deledda

Continua il mio viaggio nelle opere di Grazia Deledda.
Questa volta la tappa è Il tesoro, e l’ambientazione inevitabilmente il nuorese.

Storia di donne…
Salvatore riceve una lettera misteriosa che parla di un tesoro nascosto e che gliene promette una parte consistente in cambio di aiuto.
Sono però la moglie e la figlia a prendere in mano la situazione a rivolgersi al cugino Cosimo (più esperto e un gradino più su in quanto a classe sociale).

Anche in casa di Cosimo però, saranno le figlie Elena e Giovanna ad occuparsi della faccenda.

E la cosa geniale del romanzo è che questa faccenda, il tesoro del titolo, è una chiara scusa per raccontarci altro.
Ben presto lo spunto iniziale viene abbandonato e la Deledda ci porta nel cuore delle due famiglie, o meglio in quello delle donne delle due famiglie.
Si, perchè proprio di cuore si tratta visto che finiamo per scoprire amori, passioni, desideri, ambizioni delle donne protagoniste.

Alle donne citate si aggiunge anche Cicchedda, la servetta di casa, accolta come una figlia ma poi trattata da serva alla fine dei conti.
E così le figure maschili diventano quasi un contorno e finiscono davvero per essere quelle più deboli, più fragili.
Sono gli uomini a titubare sulle decisioni, a cambiare faccia e amori… le donne sono più forti, più sicure (pur con tutte le difficoltà) e ne escono alla grande.

Le vicende scorrono sul classico sfondo della società sarda di quegli anni, con tutte le contraddizioni, le invidie e i drammi (veri o presunti) di un piccolo paesino.

Il linguaggio usato dalla Deledda è incredibilmente fresco e moderno, coinvolgente anche nelle situazioni che più si ammantano di mistero.
La lettura scorre semplice e godibile nello stile, anche (o forse soprattutto) per i drammi che finiscono per toccare i personaggi.

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