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Il testimone dello sposo – Pupi Avati

Creato il 12 settembre 2012 da Maxscorda @MaxScorda

 

Il testimone dello sposo

"Dunque a tutte le donne che non hanno paura né delle responsabilità né delle emozioni sconvolgenti non rimane che rovesciare il governo, eliminare il sistema monetario, istituire l’automazione completa e distruggere il sesso maschile."
Nel delirio di Valerie Solanas si racchiude il senso del fallimento del femminismo e quanto male questo ha portato alle donne e alle loro giuste rivendicazioni.
Avati ad inizio film, con saggezza ed intelligenza ma direi ancor più buonsenso, ci spiega che la piùgrande conquista delle donne non è stato il diritto alla promiscuità o ad assistere agli spogliarelli maschili ma l’Amore, il diritto di amare perdutamente senza accontentarsi di una vita che nella migliore delle ipotesi offre affetto e forse rispetto.
Ebbene la storia è tutta qui. È il 31 Dicembre 1899 ad un passo dal nuovo secolo e una bella ragazza, Ines Sastre, costretta al matrimonio con un ricco e viziato farabutto solo per compiacere la famiglia bisognosa di avalli bancari.
Sarà Abatantuono, tornato al paese natio dopo quindici anni in cerca di fortuna negli Stati Uniti, a dare una possibilità di emancipazione alla recalcitrante sposa speranzosa in un futuro felice oltre che sereno.
Amore scambiato per follia eppure anche andare sulla Luna poteva essere un pensiero folle all’inizio del secolo ma in fondo basta solo crederci perché tutto si avveri.
Come sempre con Avati alla regia, ci troviamo di fronte un’opera delicatissima, disegnata in punta di matita, senza urla, senza strabordare di un millimetro, senza tenebre e senza fari puntati e ci riesce con la sua grazia e con la misura dei suoi attori, sempre ottimi e sempre azzeccati nel piccolo miracolo che ogni volta il regista compie, di far recitare chiunque egli decida essere adatto per un certo ruolo. Interessante inoltre la ricostruzione dell’evento, scoprire riti ancora oggi non del tutto seppelliti in un contesto che sulle orme di un Visconti gattopardiano che delinea la fine della nobiltà, Avati riprende qualche decennio piu’ tardi con l’alba della borghesia che dai nobili predecessori ha già ereditato la decadenza senza perdere completamente lo sporco della terra dalla quale proviene.
Film importante con un messaggio importante, un promemoria per tutte le donne affinché non scordino che malgrado il male che sono riuscite a farsi, alla fine hanno vinto e aggiungo io, la speranza che cessi la comprensione e la tolleranza nei confronti di quei popoli che ancora oggi negano libertà alle donne, la libertà di essere felici.

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