"A-RANCINI" S. D'Anna 60X80 tec. mista su tavola
Vox Populi
Per me è molto difficile parlare di Salvatore D’Anna,forse perché a lui mi lega un rapporto molto forte che mi porta a stimare non solo l’uomo ma anche l’artista. Più volte ho cercato di discernere le due cose ,ma è un tentativo che non giunge mai a buon fine perché non si può distinguere l’arte da chi la fa ed inevitabilmente gli artisti raccontano se stessi nelle loro opere,anzi D’Anna compie un passaggio successivo,perché oltre a raccontare se stesso racconta la società che lo circonda con un linguaggio estremamente contemporaneo. Proprio per questo lo spettatore ha un ruolo fondamentale e deve porsi dinanzi a queste opere con un atteggiamento attento e scevro da ogni pregiudizio,visto che una lettura troppo frettolosa rischia di far svanire quelle che sono le caratteristiche ed i veri messaggi contenuti;ma soprattutto perché questi lavori parlano proprio di noi, sono lo specchio della nostra storia e della nostra società.D’Anna all’interno del suo lavoro ricrea i muri delle nostre città, qui diventati un simbolo del desiderio atavico e del bisogno innato dell’uomo di raccontarsi ed affermare il proprio passaggio in questa vita. Da quando esiste l’uomo esiste anche il bisogno di comunicare,come ci hanno dimostrato i nostri antenati che hanno voluto rappresentare la loro vita attraverso i disegni lasciati sulle pareti delle loro caverne.E’ questo bisogno di raccontarsi che diventa oggetto e soggetto delle sue opere attraverso graffiti e scritte sui muri,che, per l’artista sono le uniche forme di comunicazione vere e libere da ogni infrastruttura e costruzione (anche perché il più delle volte sono anonime).Da qui nasce il titolo della mostra “Vox Populi”,la voce del popolo,che diventa la voce della verità e della libertà.Allora i muri si trasformano in specchi della nostra intimità,del fluire dei nostri pensieri,un mezzo che include e racconta ciò che siamo e che siamo stati, senza paura e senza bisogno di fingere.Le scritte,i messaggi lasciati in luoghi pubblici,che spesso ci fanno sorridere,altre volte adirare,ma il più delle volte scorrono inosservate,sono gesti di autoaffermazione, un modo per dire “io esisto”, “scribo ergo sum”,una richiesta d’attenzione,un’urgenza comunicativa che non può essere racchiusa in sms o in una e-mail.E più di ogni altra cosa sono storie che raccontano amori,fedi politiche o calcistiche e che danno vita ad una storia collettiva che appartiene a tutti noi.D’Anna , quasi come fosse un reporter, propone le sue opere come delle istantanee di una società,ripercorrendo e riportando alla luce alcuni momenti fondamentali della storia italiana e della storia mondiale;mette in evidenza quali sono ancora le grosse differenze che dividono l’Italia del nord (alle prese, oggi come ieri ,con le discriminazioni di nuovi e vecchi immigrati) da quella del sud(che scherza ed esalta i prodotti tipici della sua terra).Tra commemorazioni, momenti seri e ludici, di sicuro spiccano le storie d’amore che si consumano all’interno di città sempre più multietniche, e che vedono il rapido affermarsi di nuove culture e nuove potenze economiche (come l’affermazione del mercato cinese).Ed è proprio l’amore che, volendosi esprimere con tutta la sua forza e la sua spontaneità, crea linguaggi nuovi ed alternativi, utilizzando addirittura l’alfabeto braille per comunicare anche con chi non può vedere. Così la parete diventa a sua volta scultura e messaggio tattile fatto di superfici vuote e piene,dove non servono ne luci ne colori perché il messaggio consiste tutto in quel alternarsi di linee e punti.Ma spesso scritte e messaggi non sono troppo visibili,sono nascosti e a volte impercettibili,risorgono da muri scrostati,riemergono con forza e sofferenza da un intonaco che tenta di ricoprirli,quasi a volerli far sparire.Viene affrontato ,così,un tema molto caro all’artista:il passaggio del tempo,dove l’intonaco diventa simbolo di oblio,dimenticanza, i graffi, le spaccature diventano la voglia di ricordare e le lacerazioni ,spesso, sono anche denuncia di un mondo che chiede aiuto.Ma ,inevitabilmente,se da una parte c’è un mondo che ha la forza e la possibilità di chiedere aiuto, dall’altra esistono tanti “muri puliti”in cui spray e bombolette sono bandite,in cui non è permessa ne protesta ne poesia, in cui dittature,repressione e censure oscurano qualsiasi tentativo di libera espressione. Proprio in questo contesto il silenzio dei “muri puliti” grida con più forza ed efficacia tutta la sua voglia di autoaffermazione.Grazie a Salvatore D’Anna tutta questa saggezza urbana viene riproposta e rappresentata attraverso una innovazione stilistica in cui viene invertito il concetto stesso di pittura, infatti spariscono le tele,i volti i paesaggi per lasciare spazio alla materia edile,l’intonaco ed il calcinaccio. La materia grezza si fonde con la lirica del ricordo,spray e bombolette esteriorizzano stati d’animo ed i veri soggetti diventano scritte e graffiti.Sono più che sicura che dopo aver visto le opere di D’Anna i muri delle nostre città vi sembreranno diversi,e forse vi capiterà ,d’ora in poi ,di fermarvi per qualche secondo ad ascoltare le storie bellissime che questi muri hanno da raccontarvi.
Annapaola RuffoDott.ssa in Conservazione dei Beni Culturali