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Il Tetris è un tipico gioco scozzese

Creato il 18 ottobre 2010 da Lacapa

Prendiamo come punto di riferimento il Castello. Te lo guardi, pensi a quant’è bello e poi imbocchi Market Street in una direzione che Google Maps indica come est. Sono due passi a piedi, scarpinando davanti la Royal Academy e i Princes Street Gardens, che è pure una bella vista. Ad un certo punto, incroci North Bridge: la percorri verso nord, ti trovi davanti al St. James Shopping Center e ti inoltri su Leith Street, direzione nord-est.

Altri dieci minuti, c’è la Royal Terrace e il parco tutto attorno. Magari ti fermi là a fumarti una sigaretta e a prendere un po’ di freddo, giusto per abituarti ai brividi che ti verranno imboccando Leith Walk, ma solo perché è Leith Walk. A quel punto, date un’occhiata ai nomi delle traverse, perché al numero sei di McDonald Road c’è casa mia, il mio monolocale senza cucina (c’è quella condivisa dello stabile), ma col letto matrimoniale. A Edinburgo.

Venti giorni, troppo poco per mettere radici, abbastanza per cominciare a desiderare di non tornare più. Un po’ perché quel disgraziato di Irvine Welsh mi ha messo in testa che è una città straordinaria. E lo so, lo so, che Welsh ha raccontato di quartieri malfamati, di Coree di case popolari, di violenze, di sbronze, di droghe e di sesso che sa di sporco. Però l’ha fatto in una maniera che m’ha fatta innamorare, e allora quando mi hanno detto che avevo vinto quel concorso e che siccome avevo scritto due righe mi meritavo un viaggio ci ho pensato un po’, ma neanche troppo.

Svezia e Finlandia non sarebbero state male, certo, ma la lingua in venti giorni non la impari; e allora Dublino e l’Irlanda del quadrifoglio verde e di un paio di canzoni che nella mia vita s’incastrano alla perfezione? Sì, bello, fantastico. Oppure Edinburgo, la Edinburgo di Spad e Mark Renton, per dirne un paio. In mezzo minuto netto avevo i biglietti in mano e ripassavo la bibliografia di Welsh.

E poi, niente. Ho visto dove starò, e solo il fatto che la scrivania è attaccata alla finestra e che la finestra dà su edifici in mattoni rossi, con gli infissi bianchi e quell’aria così Scottish… Solo questi tre dettagli mi mettono una gran voglia di andare, presto, subito, immediatamente, di non aspettarle queste due settimane e un po’ che mi separano dalla partenza.

Nei giorni che ci starò io, ci saranno dagli zero ai dieci gradi – un caldo da equatore, praticamente – e prima che io torni mi raggiungeranno le Dears. Staranno un po’ con me, cinque cuori e una capanna. Non so nemmeno dove potrebbero dormire: due nel letto con me, una accanto al materasso, per terra, l’altra sulla scrivania? No, forse è meglio sotto il letto, o in un’altra stanza ancora, con un prestante scozzese a offrirle l’altra metà del cuscino.

Ci organizzeremo in un Tetris umano, consce del fatto che ormai SeMiRilasso è talmente magra da non contare più, e Miamiglioreamica è stata capace di dormire su una poltrona, a Milano da Dearfriend Ballerina. Dearfriend Porno e DearLowe ce le vedo bene strette strette nello stesso sacco a pelo, e io il mio letto lo cedo ben volentieri, per una settimana. Be’, in qualche modo si farà, noi non ci formalizziamo. E speriamo solo che non ci buttino fuori tutte insieme, giacché i marciapiedi scozzesi congelati qualche problema potrebbero procurarcelo.


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