Il tex(one) del 1996: la doppia realta' di magnus

Da Vuessegaudio

Il Tex(one) del 1996

Magnus per Tex


La doppia realtà di Magnus
di Alessandro Gaudio
Fin dalla nascita dei comics, ad una sequenza progressiva di pittogrammi si sono accompagnati, quasi sempre, elementi di scrittura fonetica. “La valle del terrore” non costituisce un’eccezione: anche se le tecniche di disegno di Magnus possono attirare l’attenzione(chiaro/scuro estremamente “reale” e tratto deciso ), la relazione verticale tra vignetta e testo è pienamente rispettata; né iconicità , né narrazione sono in grado di prevalere l’una sull’altra: sono sullo stesso piano. Certo, la significatività con cui Magnus caratterizza le macrounità è paragonabile, per naturalezza, solo al movimento che Tex mette in atto nel momento in cui deve estrarre la pistola dalla fondina. Un parallelismo di questo genere tra il livello “iconico-sintattico” di chi disegna e il livello strettamente “narrativo” del cow-.boy, la dice lunga su ciò che, in sette anni, è riuscito a realizzare l’artista bolognese. Per rendere ancora più sua quest’opera, Magnus le ha impresso il suo “marchio di fabbrica”: l’omino con i baffi che appare, per la prima volta, nella tavola di pagina 58(terza vignetta), non è altro che la sua “proiezione” presente, da sempre, in tutte le sue realizzazioni.Un elemento interno alla vignetta definisce la macrounità significativa dell’insieme.(…)”Arieggiare” così un fumetto può sembrare fuori luogo, eccessivo, può mettere a repentaglio la significatività della diegesi; ma la trovata di Magnus è sottile, nascosta, non-ingombrante e priva di qualsiasi rischio.

Il Tex(one) di Magnus,2
Il dettaglio significante
di Alessandro Gaudio
Grandioso l’insieme di tavole che ci si presenta davanti; così come ottimale  la selezione delle vignette. (…) In una figura, infatti, significante e significato sono contemporanei; ma bisogna tener conto dello stretto rapporto di dipendenza interna che si viene a creare fra testo e icona. Chi disegna deve, necessariamente, tener conto di tutto questo. Uno dei metodi utili per avvicinare la vignetta al balloon ci è fornito dalla vasta gamma di inquadrature che si possono realizzare. Prendiamo, come esempio, la tavola di pagina 35: si comincia con un’inquadratura tradizionale, ad altezza d’uomo, la cui funzione è presentarci i personaggi nel modo più “oggettivo”possibile. La seconda vignetta è un “primo piano” di Tom Devlin(funzione “euforica” del montaggio) a cui segue un allontanamento progressivo della “macchina da presa” che arriva ad inquadrare Tex e Kit di spalle; l’ultima “visione”(vignetta finale della tavola) è dall’alto(funzione panoramico-esplicativa). Questa pagina, grazie alla sua pluri-soggettività , fornisce un valido esempio di quante e quali “inquadrature” siano possibili per rendere meglio la “drammaticità” del momento e per accordare le “immagini” alla temporalità dei balloons. (…) Un’equilibrata estetica che, talvolta, si lancia alla ricerca di un particolare, di un dettaglio che dia al testo un significato: un dettaglio, dunque, significante. Quali sono in questo senso le vignette più significative, dove possiamo trovare il dettaglio che comunica? La seconda della tavola di pagina 76; la terza e la quinta della tavola di pagina 196; la quarta della tavola di pagina 236. Un coltello durante la sua “corsa”, una corda spezzata da un proiettile, i frammenti di un bicchiere che si infrange: l’equilibrio estetico di Magnus è rafforzato da queste “digressioni” ed è così ancor più utile alla comunicazione necessaria tra testo e referente: l’informazione che raggiunge il lettore è particolareggiata e completo. Certo il disegnatore bolognese ci mette qualcosa di suo, qualcosa che , in un particolare, riesce a fornire la grandezza dell’insieme: una metonimia elevata al massimo grado che esalta sia l’infinitamente piccolo, sia l’infinitamente grande.
(da: Alessandro Gaudio, L’alta definizione ne “La valle del terrore”. Semantica del “Tex” disegnato da Magnus,  Ó  1996)
■ Nizzi-Magnus, Tex.La valle del terrore,Sergio Bonelli editore, Milano 1996 ■
· Pubblicato  per la prima volta in comicsandoimage·


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