Tutto a posto Giorgio. Bene, tieni la bocca cucita e non perdere i pezzi del Governo per strada. Più o meno questo deve aver riferito il rottamatore nella sua prima telefonata col Colle dopo aver fatto il collaudo a Berlusconi: il Governo s’avvia a marciare in carreggiata regolarmente per i prossimi due anni. La viva e vibrante soddisfazione del Quirinale però, tralascia un punto essenziale: il torero spedito da Napolitano nell’arena delle riforme NON ha ammazzato il porcellum. La versione spagnola non risolve i nodi di fondo posti all’indice dalla Corte Costituzionale: premio di maggioranza e liste bloccate restano in campo sia pure temperate dagli accorgimenti suggeriti a Renzi da D’Alimonte. Dunque, in ultima analisi, il sistema elettorale sul quale si è raggiunto l’accordo tra Renzi, Napolitano e Berlusconi, NON restituisce ai cittadini il potere di scelta come invece garantisce il collegio uninominale a doppio turno. Sarà per questo che subito dopo aver telefonato a re Giorgio, il rottamatore nuovo collaudatore delle riforme, è partito alla volta di Parma per convincere il convalescente Bersani a dargli l’assenso necessario a superare le resistenze nel suo stesso PD. Tutto lascia ben sperare, la soggezione ai piedi del Colle dell’ala bersaniana è a prova di bomba. Il resto è cosa nota, se al porcellum caliente si aggiunge l’abolizione del Senato elettivo, il rimaneggiamento del Titolo V della Costituzione per ridefinire i rapporti tra Stato e Regioni e l’occhietto strizzato ai grillini con l’abolizione dei rimborsi ai gruppi e l’equiparazione delle indennità dei consiglieri regionali a quelle dei sindaci, il rottamatore ieri al largo del Nazareno ha fatto un doppio collaudo, al Governo ed al Cav per i prossimi due anni sulla strada delle larghe intese per via telefonica.
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