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Una figura che ha segnato un'epoca grazie ad un ingegno e un'intuizione che ha cambiato il mondo, nessuno è rimasto escluso – nella nostra civiltà – dall’estetica e dagli agi della sua tecnologia. Di più: la sua utopia è stata determinante nell’immaginario collettivo. Basta pensare al suo celebre discorso agli allievi della Stanford University: «Siate affamati. Siate folli» esortazioni a non omologarsi, a osare che dal 2005 continuano a rimbalzare sul web.
Di lui si sa molto, ma forse non tutto e così il drammaturgo americano Mike Daisey ha voluto portare la sua storia in teatro toccando anche alcuni lati più oscuri con un testo dinamico e acutamente critico.
Lo spettacolo Il Tormento e l'estasi di Steve Jobs andrà in scena dal 4 febbraio al teatro Vascello di Roma
Un tipo di teatro che si fa strumento di discussione viva e che ha suscitato notevoli reazioni polemiche: la Apple ha dovuto fare delle precisazioni, ma anche Daisey si è visto costretto a dare conto di alcune sue “interpretazioni artistiche” non proprio rispondenti al vero, tanto che il suo testo continua ad essere aggiornato e dettagliato.
Grazie alla traduzione e all’adattamento di Enrico Luttmann e alla sensibilità di un regista attento al contemporaneo come Giampiero Solari, rimasto affascinato dal progetto Il tormento e l’estasi di Steve Jobs esordisce in Italia, prodotto dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.
Al carisma di Fulvio Falzarano, il compito di farsi tramite delle riflessioni di Daisey, che intreccia la luminosa epopea di Jobs alla rivelazione del profilo inquietante e taciuto del “prezzo” pagato per quella tecnologia che ha cambiato il mondo.
Daisey è un convinto “seguace del culto di Mac”: ripercorre entusiasta i traguardi di Jobs esternando – in un divertente contrappunto – le sue (e nostre) smanie per ogni nuova creazione con la “mela”.
"Steve è stato bravissimo – scrive – ci ha costretto ad aver bisogno di cose che non sospettavamo nemmeno di volere": e così vai con i coloratissimi iPod, con gli iPhone, con la libertà assicurata dall’iPad... Libertà e purezza: l’attenzione al design e la tecnologia “alla portata di tutti” di Apple ci avevano forse illuso. Dietro il successo però c’è altro.
L’assemblaggio dei nostri preziosi computer avviene a Shenzen, in fabbriche dove non esistono tutela né diritti degli operai, dove piccole mani di dodicenni puliscono i vetri degli iPhone con una sostanza tossica che li condannerà a un invalidante tremore... Fabbriche dove in nome del profitto 430.000 operai sono trattati da “ingranaggio umano” e dove il problema dei suicidi dei lavoratori si è affrontato installando reti sotto i capannoni. La Apple può ignorarlo?
Daisey denuncia, non condanna: augurandosi forse che la consapevolezza collettiva faccia sì che quella mela che illumina i nostri oggetti più amati, possa un giorno non nascondere alcun marciume.
dal 4 – al 9 febbraio 2014
Teatro Vascello Via Giacinto Carini 78, Roma
IL TORMENTO E L'ESTASI DI STEVE JOBS
tratto da “The Agony and Ecstasy of Steve Jobs”di Mike Daiseytraduzione e adattamento di Enrico Luttmann
con Fulvio Falzarano
regia Giampiero Solarivideo di Cristina Rediniluci di Paolo Giovanazzi
Orario: dal martedì al sabato ore 21 domenica ore 18
Biglietti:intero € 20,00ridotto under 26 over 65 € 15,00 studenti e gruppi (minimo 10 persone) 12,00 euro
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