Il tradimento di Ippocrate. La medicina degli affari

Creato il 07 dicembre 2012 da Informasalus @informasalus


Quando la salute delle persone diventa un business

L’Autore, con questo testo, ci aiuta a rispondere a numerosi interrogativi svelando retroscena del mondo farmaceutico e sanitario che i mass media tendono a celare e misconoscere. Presentando sé stesso, narrando della sua esperienza di medico ricercatore e omeopata, ci introduce al mondo della Farmacologia e della Medicina convenzionale e al complesso universo del business ad essi collegato.
Sicuramente a tutti noi è capitato di entrare in farmacia e di rimanere stupiti dalla quantità di prodotti, messi in mostra nelle vetrine e sui banconi, che poco hanno a che vedere con la salute delle persone. Quanti dubbi sull’efficacia delle medicine assalgono tutti noi quando, ammalandoci, ci affidiamo ai metodi classici di cura senza poterne “conoscere” realmente rischi e ripercussioni.
Quante perplessità quando leggiamo i fogli d’istruzioni all’uso dei farmaci nel paragrafo dedicato alle Controindicazioni! Mastrangelo, con questo testo, ci introduce ad un’analisi che diverge dalla corrente opinione pubblica sui presupposti della Medicina moderna convenzionale, mostrandoci come quella che viene definita la Medicina “veramente” scientifica, orientandosi solo a togliere il sintomo, spesso non cura l’individuo, ma anzi lo danneggia. Nel mondo Occidentale industrializzato e tecnologico ci si occupa della materia che assume forme di cellule, tessuti, apparati e organi. In Oriente, invece, la materia non è altro che un vestito di un’energia (il chi, la forza vitale, l’anima) e la Medicina è così studio e manipolazione delle dinamiche di queste energie.
“Le Medicine” sono, quindi, influenzate dalle filosofie che l’accompagnano e, nonostante oramai, sia un concetto diffuso che possano co-esistere diverse interpretazioni della realtà, ugualmente valide e significative, il mondo Occidentale è convinto di possedere l’unica verità rivelata. Nonostante la fisica, con la sua teoria dei quanti, abbia scoperto che la materia è fatta praticamente di nulla (“I quark si associano fra di loro per mezzo di legami forti a formare protoni e neutroni… I quark sembrano vere particelle elementari nel senso che non hanno una struttura evidente e non possono essere risolti in qualcosa di più piccolo”) la Medicina Moderna non sembra voler mettere in discussione i suoi principi ispiratori basati su una concezione d’uomo “spezzato” e riducibile appunto a cellule, organi … apparati …curabili con i farmaci.
Pur non esistendo ad oggi malattia che i medicinali convenzionali siano in grado di guarire definitivamente, la letteratura medico internazionale, insieme ai mass media, tace, non denunciando, per esempio, l’inefficacia degli antibiotici e della chemioterapia antitumorale. L’A. sostiene che la terapia farmacologica tutta, compresa la chemioterapia, dovrebbe essere adattata all’ammalato come si adatta un vestito, ma, perché questo possa avvenire, si dovrebbe diffondere il principio secondo il quale ciascun paziente è unico, non divisibile e irripetibile. Si addentra così nel mondo degli “affari della Medicina”, spiegandoci, con un linguaggio chiaro e coinvolgente e con esempi e fatti di cronaca, come la ricerca farmaceutica e la sperimentazione siano controllate e subordinate all’interesse commerciale.
L’industria farmaceutica, per garantirsi sostentamento e sopravvivenza, inventa malattie e malati (per esempio le calvizie, la sindrome della fobia sociale, la sindrome del colon irritabile) e dirige la ricerca in direzioni che possano produrre profitti economici. Disposta a tutto l’industria usa, per esempio, nella sperimentazione controllata l’effetto placebo per fare la “tara” su l’effetto reale di un farmaco, considerandolo in qualche modo un effetto terapeutico indesiderato, ma successivamente scarta totalmente l’idea di studiarlo. Eppure alcuni scienziati hanno affermato che “l’effetto placebo dovrebbe essere l’oggetto della ricerca medica più importante e più finanziata perché, se i ricercatori riuscissero a scoprire come far leva su l’effetto placebo fornirebbero ai medici uno strumento efficace fondato sull’energia e privo d’effetti indesiderati”.
Mastrangelo narra le vicende di alcuni famosi ricercatori moderni e contemporanei che, spinti dall’amore per la verità e per una Medicina che curi veramente, hanno portato avanti ipotesi e tesi dissonanti, rinunciando così alla carriera e ai riconoscimenti economici. In questa società della globalizzazione chi esprime un pensiero divergente rischia di essere eliminato, non fisicamente, ma moralmente, con l’emarginazione e l’isolamento. Per esempio Bates, chirurgo oculista, con le sue scoperte (1960) sulla miopia mina il mercato degli occhiali e per questo viene espulso dalla facoltà.
Mentre Duesberg, professore di biologia cellulare e molecolare all’Università di Berckley, che ha formulato ipotesi sulla genesi dell’AIDS e del cancro contrarie a quelle comunemente accettate oggi, è stato ridicolizzato ed emarginato da altri ricercatori che non sono riusciti ad opporsi alle sue spiegazioni con argomentazioni valide. Rendendo impotenti le sue dichiarazioni scientifiche pericolose per il mondo degli affari della medicina hanno potuto continuare ad avallare i trattamenti finanziati dallo stato (per un malato di AIDS si spendono 2100 dollari al mese!) La Medicina moderna è organizzata come un regime assoluto e clandestino, anzi secondo l’Autore, come una dittatura manifesta delle multinazionali del farmaco, delle “lobby” accademiche, dei baroni dell’Università al servizio del sistema.
In questa dittatura della conoscenza, l’A. sceglie di dedicarsi all’omeopatia, perché non trova risposte e cure in una Medicina che, inverosimilmente, proprio perché si è dedicata tanto alla conoscenza della patologia, scomponendo l’essere umano in mille pezzi, si è allontanata dalla verità, cioè dalla realtà del malato. In questo tipo di Medicina iper- specialistica e parcellizzata è spesso compito del paziente collegare i suo stessi pezzi, muovendosi nel labirinto della sanità come un naufrago in un arcipelago di isole sconosciute. Ho accolto con entusiasmo la proposta del Direttore della rivista di recensire il testo e mi sono sentita coinvolta e interessata alla lettura.
Sono psicologa e psicoterapeuta Analitico Transazionale, mi curo da anni con l’omeopatia e lavoro in uno studio omeopatico dove collaboro con i medici omeopati, considerando ciascun paziente irripetibile e con le sue potenzialità di guarigione. Ancora oggi, dopo alcuni anni di lavoro, rimango stupita di come i pazienti trattati sia con la psicoterapia che con la cura omeopatica riescano, affrontando grandi sofferenze psicologiche, ad attivare nuove energie per “avviare un processo di cambiamento ”. Mi incanto ancora nel verificare che quella energia vitale che noi definiamo “phisis”, cioè un’energia che spinge al cambiamento ed anche una forza creativa e guaritrice, (la quarta forza di personalità, accanto all’Ego, al Superego e all’Es) possa essere attivata in una sana relazione di cura e dai medicamenti omeopatici. E tante volte mi sono chiesta: “Come mai non si diffonde una cultura della cura che preveda tutto questo?”
Leggendo il libro ho avuto la soddisfazione di confermare quello che da tanti anni ho capito: chi ricerca e diffonde la verità spesso fa paura perché mina i presupposti di una società della globalizzazione dove il potere del denaro ha la maggiore. Ma a volte, fra un capitolo e l’altro, mi sono chiesta se veramente nessun farmaco sia in qualche modo efficace ed ho pensato ad alcune malattie debellate per sempre con le cure tradizionali (almeno apparentemente) o all’utilità di alcuni farmaci in situazioni estreme. Mi è sorto il dubbio che l’A. per dimostrare la veridicità delle sue analisi, abbia, in qualche modo, esasperato la dialettica, dimenticandosi di segnalarci che non esiste solo il nero e il bianco, i buoni da una parte e i cattivi dall’altra. Ho così ipotizzato che la realtà descritta dall’A. sia stata causata da una multifattorialità di eventi (di origine culturale, psicologica e sociale, oltre che economica) sovra-determinati.
L’A., pur soffermandosi sull’effetto placebo, e su cause ancora “misteriose” inerenti la guarigione dei pazienti, non accenna mai all’importanza della “relazione fra terapeuta e paziente”. Eppure in altri ambiti clinici, quali la psicologia, si ritiene che l’efficacia dei trattamenti psicoterapeutici sia fortemente determinata dal tipo di rapporto che si instaura fra colui che propone il trattamento e chi lo riceve. Alcune ricerche in merito hanno evidenziato che l’alleanza e la capacità empatica del terapeuta influenzano molto l’andamento della cura. Purtroppo, pur accennando a quanto dichiarato dalla fisica quantistica rispetto all’importanza dei “legami forti” fra quark, l’A. non considera l’importanza della dimensione affettiva e relazionale che genera legami forti fra le persone, capaci di produrre reciproci cambiamenti e trasformazioni. Non prende in esame i contributi che altre scienze stanno dando alla comprensione dei fattori che determinano la “guarigione”.
Tralasciando così un punto di vista sostanziale sembra riproporre la modalità utilizzata da scienziati, medici e psicologi quando, approfondendo il loro punto di vista, negano ciascuno la prospettiva dell’altro. Infatti, nella sua analisi utilizza un approccio che non considera le cause sotterranee che hanno potuto facilitare l’instaurasi della dittatura della Medicina: la difficoltà di comunicazione e dialogo che esiste fra le scienze che si occupano di conoscere, capire e curare il genere umano. L’ostacolo non è determinato solo da logiche economiche, ma anche, dal mio punto di vista, da altre questioni più di tipo culturale e psicologico, come per esempio il timore di riconoscere i limiti del proprio modello accettando l’incertezza e il senso di precarietà che ne deriva. Credo che la dittatura sarà sconfitta solo quando scienziati, medici e psicologi affrontando il carico di tali incertezze, troveranno un linguaggio comune orientato ad offrire cure effettivamente rivolte a “quell’unico paziente”.
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