“Che cosa pensi quando smetti di sognare, che cosa sogni quando smetti di pensare?”
Se lo chiedono i cinque ragazzi che formano Il Traffico dei Pinguini e le risposte si trovano nelle tracce de LA DERIVA, il loro primo ep, uscito pochi giorni fa. Ma c’è da scavare bene, perché sono indizi quelli che ci lasciano al primo ascolto Giulio Di Lorenzo con la sua voce, Daniele De Bernardin con l’ukulele, Gian Mario Bachetti con il basso, Costantino Ragno con la chitarra e Italo Ragno con la batteria.
Tutto nasce nel 2012, quando si forma un trio acustico di chitarra, basso e ukulele ai quali poi si aggiunge il cajon. Poi “la cosa c’è un po’ scappata di mano e abbiamo iniziato a suonare davvero. Quest’estate abbiamo deciso di cambiare drasticamente perché abbiamo capito che non bastava suonare strumenti acustici per fare la nostra musica”. Batteria e chitarra elettrica hanno trasformato il vecchio tipo di suono e, anche se la colonna portante resta sempre la chitarra acustica, emergono sonorità più complesse, elettriche e a volte anche distorte. “Siamo partiti facendo un pop semplice con atmosfere anche dolci molto minimalista e adesso ci siamo evoluti. Ma la cosa bella è che abbiamo comunque mantenuto un’unità di fondo non indifferente, il suono è incattivito ma il timbro della musica è sempre quello acustico”.
Dietro ritornelli orecchiabili ci sono accordi non proprio così semplici come possa sembrare e nei vari brani si alternano perfino scacciapensieri, banjo, synth, armonica, due batterie. Una melodia pop che nasconde qualcosa di ben diverso.
Ciò che li distingue dalla moda dell’indie-pop, è una ricerca di studio di un suono completo, in cui voci diametralmente opposte si uniscono senza sovrapporsi. “Molti gruppi scelgono una strada più minimal nell’arrangiamento. A noi invece stimolava l’idea di confrontarci con arrangiamenti più complessi”. Ci hanno lavorato per molti mesi a La Deriva, abbandonando le canzoni già scritte da alcuni dei componenti in modo molto indipendente, per concepire brani in cui ognuno di loro ha portato qualcosa in un continuo confronto. “I pezzi nascevano da un’idea di qualcuno ma si componeva il testo e l’arrangiamento tutti quanti insieme, perché abbiamo capito che essere un gruppo significa far parte di una collettività, non siamo strumentisti l’uno dell’altro ma ci completiamo a vicenda.” Sono ben consapevoli che questo sia solo un trampolino e ci svelano che, se all’inizio pensavano di avere tra le mani un punto di arrivo, registrando si sono resi conto che i primi brani portano ancora molto del vecchio suono, infatti l’ultimo, “L’estinzione”, è stato scritto poco prima di registrare l’ep e forse è il pezzo più maturo.
Ma La Deriva ci piace così, anzi ci piace proprio per questo, perché è la storia di una crescita musicale alla quale si accompagna il percorso parallelo che seguono i testi. E ci auguriamo che venga ascoltato da un pubblico eterogeneo, da chi canticchia il ritornello o orecchia la melodia a chi di musica ne sa davvero e coglie lo stile degli arrangiamenti e gli inaspettati tappeti di chitarra.
Le influenze sono le più disparate, come le sfaccettature di ogni canzone, da Nick Drake a De Andrè , ai CSI e per i testi dal rap italiano a Pasolini, agli endecasillabi di Dante.
Si parte da “Amianto”, tributo alle storie vere di sei ragazzi, istantanea di un fine serata al consueto confine tra il pensare e il sognare. Segue “Arianna”, che “esiste veramente, fatevene una ragione!”. Arianna è La ragazza; è l’infatuazione fuori dal tempo e dallo spazio, delicata come il suo profumo per le vie di Roma, indimenticabile come il suo tabacco blu. Che le parole sono importanti ce lo grida disperatamente “A Disma”, dal nome del buon ladrone, crocifissione dell’ amore sincero. Mentre “Cuore in affitto” nasconde, dietro la melodia pop e il classico cuore infranto, la verità delle emozioni part-time che, scaduto il tempo, ci lasciano dormire da soli, in un letto gigante con un ego a due piazze. E tutto culmina ne “L’estinzione”.
“Non si direbbe eh? Forse all’ep dovevamo allegare una guida di istruzioni!”. E’ vero che la società viene spiegata in maniera molto semplice ma l’ascolto, anzi il riascolto, ci regala (con un po’ di sforzo di immaginazione) la ricostruzione di un quadro andato perduto nel tempo tra l’asfalto, il cemento dei palazzi e il traffico dell’ora di punta. E i tasselli li hanno ritrovati nei nostri volti, nei pezzi di cuori infranti, nelle emozioni che indossiamo al mattino, nelle convinzioni che ci fanno dormire notti tranquille e nei frammenti di vita che ci scorrono davanti durante quelle insonni.
Un album dedicato alle sconfitte sì ma non in sé, a quelle sconfitte che facendo esplodere tutte le nostre certezze ci salvano. Ai bagni di mortificazione che ci rendono naufraghi svegliati finalmente dalla vita, che non è più niente se non quello che siamo riusciti a salvare per sempre dentro di noi, urlando di liberazione “Stringimi forte perché ci stiamo estinguendo”.
E ormai a migliaia di chilometri da ciò che è stato, ci voltiamo e vediamo quello che resta come un microscopico punto, lontanissimo. Che sta lì. Alla deriva.
A cura di Elisabetta Rapisarda
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L’estinzione – Il Traffico dei Pinguini – La Deriva Ep:
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