“Il Club” è un film di Pablo Larrain, con Roberto Farías, Antonia Zegers, Alfredo Castro, Alejandro Goic, Alejandro Sieveking. Uscirà nei cinema italiani il prossimo 25 febbraio. Orso d’Argento al festival di Berlino 2015, il lungometraggio è stato designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani – SNCCI. Ecco il trailer.
Quattro sacerdoti vivono insieme in una casa isolata in una piccola città sul mare. Ognuno di loro è stato inviato in questo luogo per i peccati commessi in passato. Vivono osservando un regime rigoroso sotto l’occhio vigile di una custode, quando la fragile stabilità della loro routine viene interrotta dall’arrivo di un quinto uomo, appena caduto in disgrazia, che porta con sé il suo passato oscuro.
Da dove nasce l’idea del film?
Sono sempre stato tormentato dal destino di quei sacerdoti che vengono rimossi dai loro incarichi dalla chiesa stessa, in circostanze completamente sconosciute e allontanati dall’ opinione pubblica. Sono cresciuto in scuole cattoliche e ho incontrato diversi preti rispettabili che hanno lavorato e vissuto sulla base di ciò che de niscono “il cammino di santità”, cioè quei sacerdoti che osservano la parola di Dio e si comportano proprio come guide spirituali, uomini onesti che predicano attraverso i loro esempi. Ho anche incontrato sacerdoti che oggi sono in carcere, o sono sottoposti a giudizio per diversi tipi di reati. In ne sacerdoti che nessuno sa dove siano niti, in qualche modo scomparsi. Questi sacerdoti che si sono persi, uomini di fede e leader spirituali, non rientrano più nella sfera di controllo della chiesa. Sacerdoti che sono stati condotti in case di ritiro in totale silenzio. Dove sono quei sacerdoti? Come vivono? Chi sono? Cosa fanno? Questo lm parla di quei sacerdoti esiliati e, per questo motivo, questo lm è il club dei sacerdoti dispersi.
Che tipo di ricerca ha svolto per la realizzazione del film?
Dal momento che il lm concerne tutte quelle operazioni che la Chiesa Cattolica mette in atto in modo segreto e silente, i materiali ottenuti attraverso le varie ricerche sono stati raccolti con metodi inisuali, dato che internet o qualsiasi altro metodo classico erano inutili. Così abbiamo dovuto intervistare gli ex membri del clero, ex sacerdoti o operatori religiosi che ci hanno dato indizi su queste case di riposo per sacerdoti con “problemi”, e analizzare attentamente le ragioni per cui un sacerdote viene inviato a condurre una vita di ritiro e di penitenza. Abbiamo anche scoperto che esiste una congregazione internazionale, fondata negli Stati Uniti, chiamata “I Servi del Paraclito”, che negli ultimi 60 anni si è dedicata esclusivamente a prendersi cura dei sacerdoti che non possono più esercitare per motivi diversi, considerando il fatto che la maggior parte di questi preti ha commesso dei crimini.
Come definirebbe l’esperienza con gli attori?
Ho avuto il privilegio di poter contare su un gruppo di attori straordinari. Attori che ho ammirato per tutta la vita, e con molti dei quali avevo già lavorato prima. In quasi tutti i casi, la sceneggiatura che ho scritto con Daniel e Guillermo è stata concepita avendo in mente questi attori, ciò che ci ha permesso di creare personaggi molto precisi, con una certa pericolosità, e straordinariamente misteriosi.
La musica ha un ruolo importante all’interno del film. Qual è stato il processo di selezione?
Sono un fanatico ossessivo di musica classica n dalla mia prima infanzia, specialmente di musica composta nel corso del 20° secolo, e quando ho visto le immagini che prendevano forma, ho sentito che era una grande opportunità includere quei compositori che sono stati, innegabilmente, i veri artisti responsabili di ciò che viene de nito “musiche per lm” oggi, senza aver mai lavorato con il pensiero di creare una cosa del genere. Per questa ragione, quando abbiamo iniziato ad aggiungere le musiche, ho avuto il privilegio di usare melodie con grande forza espressiva, melodie che fanno esplodere strane emozioni e proiettano le immagini in luoghi sconosciuti. Allo stesso tempo, ho anche avuto la possibilità di collaborare con Carlos Cabezas, uno straordinario musicista cileno, con cui avevo già collaborato nella colonna sonora di “NO – I Giorni dell’Arcobaleno” e che ha creato alcuni brani originali per il film.