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"il tramonto dell'euro": quali le prospettive da avvallare e/o da confutare per arricchire il dibattito pubblico?

Creato il 23 agosto 2015 da Alessandro @AleTrasforini

Possono i cosiddetti luoghi comuni o stereotipi avere diffusione tanto capillare e radicalmente ineliminabile internamente al dibattito pubblico? Quali potrebbero gli argomenti maggiormente degni di nota per i quali il confronto è fossilizzato e/o completamente assente, specialmente se su tesi contrapposte su cui sembra imperare un silenzio tanto assoluto quanto imbarazzante?
A queste domande può richiamarsi in maniera quasi totalizzante il concetto richiamato dalla crisi economico-finanziaria da tanti anni avviata e, in alcuni Stati, ormai almeno apparentemente conclusa nella sua fase più grave e dirompente.
I danni che ha prodotto in questi anni il cortocircuito fra economia e società risultano ormai chiari a tutti, senza ambiguità e doppi sensi possibili: società completamente trasformate, squilibri accentuati ed alimentati da modi di agire politico alquanto discutibili, interessi statali annichiliti nei confronti della prospettiva di ( ri)costruire un'Europa unita ( ancora oggi missione rimasta per quanta parte campata per aria?), indici di debito pubblico che comportano interessi elevatissimi da pagare.
Queste sono solamente alcune delle conseguenze che la serie di squilibri esistenti fra società ed economia ha prodotto, nel tempo ed in maniera ormai tanto totalizzante quanto radicale per il futuro.
Per comprendere quanto è stato fatto in termini specifici e pragmatici, però, servirebbe avere conoscenze che oggettivamente non tutti possono avere.
Per capire i meccanismi economico-finanziari alle loro radici ( potendo quindi meglio esplorare a maggior ragione i danni ed i benefici da loro prodotti) serve avere informazioni alquanto specifiche, dettagliate, non pienamente comprensibili senza un'educazione ed un'istruzione degne di tanto elevata complessità. Con quanta ragione si potrebbe sostenere che le conseguenze della crisi economica sono maturate anche a seguito di non piene comprensioni delle dinamiche che regola( va)no le discipline citate in precedenza?
A prescindere dalla polivalenza di risposte possibili, servirebbe davvero uscire dall'impeto esercitato da luoghi comuni e slogan continui. Per comprendere appieno quali danni possa fare nel tempo il ripercuotersi pressante dei luoghi comuni, si potrebbe ricorrere alla seguente citazione attribuita allo scrittore Victor Hugo:

"[...] Ogni pensatore che vorrà diventare oratore, ogni uomo di spirito e di cuore che vorrà diventare ed essere eloquente, muovere le masse, dominare le assemblee [...] non avrà da far altro che passare dalla ragione delle idee al dominio dei luoghi comuni. [...]"
(V. Hugo, Oceano, att.)

Il percorso di transizione verso ciò che è ( o sembra essere) luogo comune può essere allargato alla questione economica, cercando di analizzare quali possano essere elementi di forza ( o di ripetuta debolezza?) di tesi apparentemente lontane dall'essere percorribili o quantomeno realizzabili senza incorrere in ingenti danni anche nell'immediato. Restringendo il piano dei campi ove sia possibile incidere, è possibile analizzare quali possano essere i settori caratterizzanti il binomio Euro ed Europa. La moneta unica è parsa davvero in questi anni la sola via possibile ( anche se non auspicabile?) per pervenire alla realizzazione di un continente unito nella sua globalità?
L'unione politica è un processo ancora oggi in ( lentissimo?) itinere oppure avranno davvero tremenda ragione le moltitudini che invocano un'impossibilità radicalizzata nel poter costruire un'altra Europa?
Chi ha sbandierato di voler impostare un continente differente ha finito con il piegarsi ai comandamenti delle istituzioni europee, seguendo i binari di accordi che sembravano avere poco o nulla di coerente con i proclami inizialmente sbandierati in tempo di campagna elettorale e/o in tempo di referendum. E' questo il caso della Grecia, riferibile alla transizione maturata nella stesura dei ' compromessi' raggiunti con la ( vecchia?) Troika.
Potrebbe essere possibile inquadrare ulteriori elementi sullo sfondo, senza limitarsi ad individuare la sola Grecia come fattore sul quale concentrare le proprie attenzioni: situazione e prospettive valide per la sola Italia, rapporti esistenti fra Stati deboli e Stati forti, influenza della Germania nella definizione di una sorta di profilo guida entro cui ricondurre le sorti dell'intera Unione Europea, [...].
Sembrano essere molt( issim)e le aree su cui si possa tentare di discutere ed argomentare cercando strade che non siano semplicistiche, demagogiche o più banalmente stereotipate.
Il tratto d'unione fra crisi economico-finanziaria, Stati Europei e futuro dell'Unione Europea risulta essere molto complicato da delimitare ed esaurire tramite argomentazioni convincenti anche se non univoche; tutto questo proprio perché sono esistite e rimangono tutt'ora troppe occasioni in cui la divulgazione di argomenti tanto complicati ed imponenti rischia di trasformarsi in semplificazione strumentale e strumentalmente esasperante per chi prova/cerca di capirci qualcosa.
Quale futuro può essere consegnato ad un'Europa avente una moneta unica percepita sempre più come cappio al collo che come opportunità da cogliere per migliorare gli evidenti limiti di un'architettura istituzionale ormai radicalmente depauperata?
Quanta credibilità potrebbero avere le autorità governative continentali nei confronti di una base elettorale potenzialmente tanto sterminata quale è quella europea?
Le domande sono potenzialmente infinite, nei confronti del tratto d'unione precedentemente definito. Attraverso quali passi potrebbe essere necessario adoperarsi per esaminare o vagliare prospettive differenti da quelle riscontrate fino ad oggi?
A questa domanda, tanto occultata quanto importante, ha cercato di rispondere un libro scritto ormai tre anni or sono da Alberto Bagnai, Professore Associato di Politica Economica.
L'opera in questione si intitola " Il tramonto dell'Euro - Come e perché la fine della moneta unica salverebbe democrazia e benessere in Europa", pubblicato da Imprimatur Editore.
Il fine specifico della dissertazione è richiamato chiaramente sin dalla copertina del testo:

"[...] Dopo anni di recessione i testi sulla crisi non mancano.
La maggior parte però propone ricette per salvare l'Euro da se stesso, modificando le regole europee. Ne mancava uno che si ponesse il problema di salvare i cittadini dall'Euro.
Sfondando la barriera dei luoghi comuni, questo libro illustra il legame fra l'Euro e la disintegrazione economica e politica dell'Eurozona, descrive le modalità e le conseguenze pratiche di un eventuale percorso di uscita e [...] indica la direzione lungo la quale riprendere [...] un reale percorso di integrazione culturale, sociale ed economica europea.
Un altro Euro non è possibile. La sua fine segnerà l'inizio di un'altra Europa, possibile e desiderabile. [...]"

Il confine di prospettiva risulterebbe quindi inequivocabile, stando alle parole dello stesso autore.
Al netto di possibili avvalli o confutazioni rispetto alle tesi in esso formulate, date sia da esperti che da semplici lettori interessati, dovrebbe emergere come imperante la necessità di uscire da quell'orrenda atmosfera di banali luoghi comuni precedentemente definiti.
La possibilità di evadere dai confini imposti da stereotipi dovrebbe essere sempre tanto chiara quanto lampante da percorrere, proprio perché dovrebbe risultare altrettanto necessario ( cercare di) inseguire le giuste dosi di approfondimento e conoscenza di questioni importantissime per il futuro collettivo:

"[...] Caro lettore, magari ti chiederai cosa ci sia che non va [...].
E' [il racconto] che da tempo ti senti fare dai politici, dagli editorialisti, dai commentatori nei quali riponi la tua fiducia, che te lo ripetono da ogni possibile mezzo d'informazione. [...]
Eppure [il racconto medesimo] più che un resoconto oggettivo di fatti è un manifesto ideologico: il manifesto del luogocomunismo, l'ideologia del luogo comune, che ha ucciso le menti di milioni d'italiani conducendoli a una supina accettazione della catastrofe che stanno vivendo.
Ideologia insidiosa, proprio perché si appoggia su una serie di asserzioni che sono (o sembrano) di per sé evidenti: i luoghi comuni, appunto.
Costruire una gigantesca menzogna, usando come mattoni piccole verità: questa tecnica le assicura un grande successo. [...]"

Quali argini rimangono da abbattere per dichiarare certi luoghi comuni debilitati?
Quali prospettive di critica possono esserci nei confronti delle prospettive e delle argomentazioni riassunte nell'opera in questione? Quali potenziali bontà d'argomentazione rimangono radicate internamente al testo presentato? Quali smentite hanno consegnato gli anni passati alle argomentazioni riportate nella presente opera?
La realtà globale di economia e finanza, divenuta ormai matassa apparentemente irrisolubile a livello mondiale, rende le situazioni di disgregazione monetaria davvero simili a quelle realizzatesi nel passato? Quali armi si potrebbero impiegare per ( cercare di) confutare i luoghi comuni presenti nelle opinioni sia a torto che a favore della prospettiva monetaria imposta dall'Euro?
Le questioni da porre risultano di una quantità direttamente proporzionale alle dosi di difficoltà ed importanza che la questione economica ha raggiunto nei confronti del sistema mondiale.
Leggere per ( cercare di) ampliare le prospettive, per approfondire, per debellare, per avvallare ipotesi o per poter meglio confutare tesi assurde. Con o senza tramonto dell'Euro( pa) di mezzo, ovviamente.



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