Mentre ci compiaciamo delle pezze a colore della Bce, ci sfugge che proprio questi cerotti su piaghe inguaribili sono un modo per nascondere i problemi invece di risolverli. O meglio di nasconderli alle opinioni pubbliche perché in realtà il pensiero unico considera il dramma che si sta innescando come una sorta di catarsi da quelle mefitiche illusioni del bene pubblico, dei diritti, dello stato, del welfare e dell’uguaglianza. Il piano è dunque non far morire il paziente fino a che le piaghe non saranno considerate segno di salute.
Delle tristi vicende italiane sappiamo ogni giorno, ma la decadenza è generale, le sciagure diffuse, anche dove non si pensa. E’ di qualche giorno fa la rivelazione di Ursula von der Leyen, ministro tedesco del lavoro, sull’incombente rischio di povertà per gli anziani: in una lettera al giovani della Cdu – il suo partito – arriva a mettere in dubbio la legittimità del sistema pensionistico tedesco. Che per inciso è assai più robusto di quello italiano, come è uscito fuori dalla riforma Fornero. Già oggi ci sono 400 mila pensionati al di sotto del minimo legale di sussistenza (680 euro al mese) e devono ricevere i 374 euro del sussidio di cittadinanza: sono solo una piccola parte del 13% di popolazione che vive ufficialmente in povertà, ma moltissimi altri sono vicini a quella soglia. L’allarme vero però è per i giovani e per quelli che andranno in pensione nella prossima decina di anni: secondo quanto riporta la Bild am Sonntag, che è riuscita ad intercettare la lettera del ministro, tra una ventina d’anni chi avrà guadagnato mediamente 1900 euro lordi (come ormai la maggior parte delle persone) si ritroverà in tasca 523 euro al mese con 35 anni di contributi e nemmeno 600 dopo 40 anni. Quelli con uno stipendio medio di 2500 euro si fermeranno a 688 euro al mese , mentre chi sarà riuscito a guadagnarne mediamente 3000 euro, si ritroverà in tasca la fantastica cifra di 810 euro.
Insomma una catastrofe per un Paese che non diversamente dall’Italia soffre di una grave crisi demografica e che quindi avrà negli anziani impoveriti al limite della sussistenza una parte consistente della popolazione. Quello che si spende ora per i sussidi dovrà essere moltiplicato per dieci, ma soprattutto si avrà un enorme numero di persone non in grado di alimentare il vorace meccanismo economico: il mercato mangia se stesso. C’è chi di fronte a queste prospettive propone di aumentare fino a 70 anni l’età della pensione e tra questi il ministro delle finanze Schäuble, ma è chiaro che si tratta di puro sadismo visto che sul piano pratico gli anni in più conteranno per pochi spiccioli.
Questo è il risultato di dieci anni di rigido contenimento salariale (cominciò il socialdemocratico Schroeder) e successivamente dei lavori a basso salario che si sono rapidamente diffusi ed oggi cominciano a diventare la normalità: questo, insieme a massicci investimenti, ha molto aiutato l’industria tedesca, ma non ha affatto aiutato la maggioranza dei tedeschi che si ritrova con salari e stipendi che certo sono spesso il doppio dei dei nostri, ma inferiori e di gran lunga alla capacità di acquisto di dieci anni fa. Dove finisce il profitto della crescita? Si capisce bene il rifiuto degli escamotage alla Draghi che rischiano di aumentare l’inflazione, senza portare però un soldo in tasca in più.
In realtà quelle manovre dovrebbero essere guardate con ancor maggior sospetto da noi, nonostante il futile e ingannevole battage mediatico, riconoscendole come il tentativo di supportare in qualche modo proprio questo stato di cose, per tenere tutti in bilico fino a che non si accettano i massacri. Anzi chiedendone dei nuovi per essere sorretti in questa posizione instabile. E ci dicono che oltre c’è lo strapiombo. Ma ho come l’impressione che chi abita al piano terra abbia poco da temere: sono gli abitanti dell’attico che invocano a gran voce il sostegno.
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