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Il tramonto della Serie A: solo un terzo degli italiani si sente tifoso. Gli stadi nelle mani degli ultras militanti

Creato il 23 settembre 2013 da Stivalepensante @StivalePensante
Posted by   23 settembre 2013  

Nel 2009 i tifosi erano il 55,9%, oggi, invece, sono solo il 33.6%. Le motivazioni? Credibilità del campionato, violenza negli stadi, la paura e la perdita di fascino della Serie A.

Gi ultras della Lazio, una tra le tifoserie più calde d'Italia (forzaitalianfootball.com)

Gi ultras della Lazio, una tra le tifoserie più calde d’Italia (forzaitalianfootball.com)

Questo è quanto emerge da un sondaggio Demos Coop commissionato dal sito economico sportivo Sporteconomy.it ed effettuato su un campione di persone contattate telefonicamente per rispondere alle domande del questionario formulato da Ilvo Diamanti (scaricabile dal sito agcom.it).

In quattro anni, quindi, il crollo dei tifosi è direttamente proporzionale alla crescita del numero di ultras militanti che seguono la propria squadra e si attestano ad una percentuale importante: su 10 tifosi, 5 sono “militanti”, 3 tifosi “caldi” e 2 “tiepidi”. E’ un dato estremamente preoccupante quello che ci arriva da questo sondaggio che fa riflettere anche sui crolli di affluenza negli stadi: l’Italia è uno tra i paesi con le medie spettatori più bassi di Europa.

La suddivisione del tifo in Italia (demos.it)

La suddivisione del tifo in Italia (demos.it)

Quello che stupisce, quindi, è l’aumento così considerevole delle fasce più estremiste del tifo italiano. La presenza dei più facinorosi negli stadi ha grandi conseguenze sulla paura e sull’insicurezze di quei genitori che, invece di portare i loro figli a vedere del vivo la propria squadra del cuore, preferiscono rimanere a casa a tifare dal proprio divano. Lo stadio infatti, negli ultimi anni, non è visto come un luogo socialmente ricreativo dove potersi gustare una partita di calcio in serenità, ma è sentito come un posto rischioso dove, specialmente nelle partite più “calde” come derby o match-clou, è meglio non portare i propri bambini. Le ultime azioni violente sono accadute ieri nel derby di Roma, con gli scontri tra romanisti e laziali vicino a Ponte Milvio, e a Milano dove, dopo la partita vinta dal Napoli a San Siro contro il Milan, due tifosi partenopei sono stati raggiunti da un automobile in Viale Novara e accoltellati da tre uomini con la testa rasata. Una pura casualità o è presente una matrice militante calcistica?

Ecco dove viene seguito il calcio dai tifosi italiani (demos.it)

Ecco dove viene seguito il calcio dai tifosi italiani (demos.it)

Un altro aspetto che giustifica la disaffezione dei tifosi, verso il campionato di Serie A, deriva anche dalla diminuzione di credibilità a causa di tutti gli scandali susseguitisi nel corso degli ultimi anni. Come non citare Calciopoli, con la retrocessione della Juventus nel 2006, oppure le indagini sul calcio-scommesse del 2011 che hanno riguardato tanti giocatori professionisti in “affari” con personalità poco raccomandabili. I casi più eclatanti hanno interessato giocatori dal calibro degli ex-nazionale Doni e Mauri, del genoano Milanetto e del portiere Gervasoni. Agli imputati è mossa l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. Una squadra che sa già il risultato da ottenere al fischio di inizio, che credibilità può avere nei propri tifosi?

Ecco cosa pensano i tifosi italiani degli investitori stranieri in Serie A (demos.it)

Ecco cosa pensano i tifosi italiani degli investitori stranieri in Serie A (demos.it)

Infine, a questi due gravi aspetti si aggiunge un terzo fattore che è la perdita di fascino della Serie A anche a causa della crisi economica che imperversa nel nostro paese.

Fino al primo decennio degli anni duemila, i campioni, come ad esempio Zidane e Ronaldo, decidevano di firmare contratti con club italiani perché il campionato era definito, da tutti gli esperti del settore, quello più bello e spettacolare al mondo: tatticismi e strategie studiate nel dettaglio, velocità e schemi erano il prototipo del calcio made in Italy da esportare all’estero. Con lo scoppio della crisi economica mondiale, però, in ambito calcistico, a risentirne maggiormente, rispetto a tutti gli altri campionati, è stato sicuramente quello italiano. La crisi ha impedito alle dirigenze di investire denaro liquido per il calcio-mercato e le infrastrutture e ha portato la cessione di tanti campioni illustri all’estero, dove le situazioni economiche di alcuni dei maggiori club europei sono rosee, come in Germania, in Francia o in Gran Bretagna. Questi paesi, grazie ad investitori stranieri, stanno risalendo la china e hanno portato i loro top-club ai vertici del calcio europeo e mondiale. In Italia questi investimenti sono ancora marginali e riguardano solo la Juventus, che ha costruito il proprio stadio, e la Roma dell’americano James Pallotta. Anche l’Inter di Moratti, con tutta probabilità, passerà nelle mani del magnate indonesiano Thohir.

Agli investimenti stranieri, per riportare i tifosi “normali” allo stadio, servono, però, anche maggiori tutele in ambito legislativo affinché si condannino quelle estreme “falangi” della tifoseria che si stanno impossessando degli stati.

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