Ventiquattro ore dopo la visita di padre Alex al Presidente, un pony express,color cioccolatino fondente, recapita all’ospedale cittadino una raccomandata indirizzata al dottor Wung.
L’uomo, giovanissimo, consegna immediato e con professionalità provata la busta alla reception ad un’infermiera ancora assonnata per il lungo e faticoso turno di notte.
Lei firma e lui infila il portone d’ingresso e sparisce tra la folla di auto e pedoni, che sono già in frenetico movimento nella via antistante l'ospedale da un pezzo.
Il dottor Wung, al piano superiore, nella camera dove si appoggia nelle ore di lavoro in ospedale, si sta preparando per andare a dare lezione ai suoi studenti ed è già da un pezzo parecchio in ritardo.
Ha trascorso la notte in ospedale in compagnia di Priscilla,una splendida masai, infermiera ferrista in ospedale da qualche mese.
Quando li si incontra a mensa, seduti allo stesso tavolo, ai colleghi e al personale di servizio non può non venire spontanea la classica risata per la coppia da barzelletta.
Lui, giallo e piccoletto in tutti i suoi attributi, esclusi i neri capelli impomatati, che gli scendono lunghi e che lui lega a codino, che lo fanno apparire quasi un Rodolfo Valentino. m
Ma un Rodolfo Valentino fuori tempo e fuori luogo.
Lei, invece, è una stangona caffè-latte, che diresti tipo indossatrice, giovane, tonica e anche un tantino muscolosa.
Ma Wung , come gli ingordi (e sono in tante in ospedale le femmine a saperlo), si perde con voluttà al momento in questa statuaria figura femminile, quando brancica con lei lontano da occhi indiscreti, per cui se non è reperibile non è difficile immaginare il seguito del film.
Una volta aperta la lettera, che gli è stata subito consegnata, Wung diviene ancora più giallo di quanto non sia e rimpicciolisce gli occhi a capocchia di spillo,come fanno i miopi quando non riescono a decifrare certa scrittura.
Destinazione immediata: Zanzibar. E, possibilmente, entro le ventiquattro ore.
Incredulo chiama al numero privato Julius, il Direttore, ma questi non risponde.
Lo cerca in ufficio ma non c’è.
Non è arrivato-dice la sua segretaria.
E, allora, avvertiti gli allievi in aula che la lezione è rimandata, in automobile pensa di cercare Julius prima a Bagamoyo e, poi, nella propria abitazione.
Ma entrambe le ricerche falliscono e al dottor Wung non resta che recarsi semmai a casa sua per cominciare a fare le valige.
Più tardi tornerà a cercare Julius.
L’idea di Zanzibar per un verso potrebbe anche allettarlo ma per l’altro lo infastidisce terribilmente dal momento che a Dar es Salaam e con l’amico Julius ormai aveva tutto.
Proprio quel tutto che nella vita aveva sempre cercato.
Denaro, prestigio e lusso. Tanti lussi anzi, che altrove sarebbe stato impossibile anche solo immaginarli.
Zanzibar , invece, uguale esilio.
Nel mentre il cellulare sul ripiano del comodino della camera da letto,dove sta tirando fuori dagli armadi abiti e dai cassetti biancheria, prende a vibrare.
- Ciao, Julius.
Wung ha riconosciuto la voce.
Sono a casa mia. Puoi raggiungermi? Poi ti spiego...- aggiunge frettolosamente.
Improvvisa, però, cade la comunicazione.
Guasto tecnico o qualcuno in alto, molto in alto, controlla probabilmente i due compari ?
(continua…)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)