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“Il Trattamento Ridarelli” di Roddy Doyle, Salani

Creato il 22 gennaio 2013 da Federicapizzi @LibriMarmellata

Mi piace ogni tanto allontanarmi dal tracciato delle (tante) novità editoriali e ultimissime proposte di lettura,  per rispolverare, insieme ai miei lettori, libri meno nuovi ma mai tramontati, titoli più o meno noti, più o meno datati, ma sempre attrattivi, dei quali dimenticarsi sarebbe gran peccato.

Si tratta spesso di piccole chicche, da tenere bene a portata di mano sulla libreria, perché una delle caratteristiche dei bei libri per l’infanzia è quella di non passare mai di moda.

Ancora, parlare sempre e solo dell’ultimo volume, o albo illustrato, arrivato in libreria, a mio parere, fa sì che implicitamente passi il messaggio che anche la letteratura per ragazzi è diventata oramai bene di consumo e che il nuovo scalza, anche in questo settore, arrogantemente il meno nuovo, come se si trattasse dell’ultimo modello di smart-phone.
E invece no! Gli editori non me ne vogliano se consiglio a chi segue queste pagine di rivolgere sempre uno sguardo attento ai bei libri del passato, più o meno prossimo, di affidarsi alla fama consolidata dei grandi autori, di esplorare anche lo scaffale che, in libreria come in biblioteca, è posto più in disparte e meno esposto alla luce dei neon.

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A tal proposito oggi vi parlo di un romanzo esilarante, spassosissimo, di quelli che leggerli è una goduria, ancora meglio se ad alta voce, da adulto ad un pubblico di uno o più bambini.

Si tratta de “Il trattamento Ridarelli” del celebre scrittore irlandese Roddy Doyle, autore di tanti libri per grandi e qui cimentatosi, con successo, con una storia per piccini.

Ancor più della trama in sé, è la costruzione della storia ad essere divertentissima. Un’intelligente e geniale sequenza di trovate paradossali, di piccoli e piacevolissimi non-sense, di gustosa ma accessibile ironia, di fantasiosi e deliziosi personaggi, di assurde e curiose dilatazioni dello spazio e del tempo.
Il tutto scritto in uno stile umoristico e colloquiale, spensierato e scoppiettante, con continue invenzioni narrative, che creano un’atmosfera comica e strampalata nella quale, però, la storia resta perfettamente in piedi, forte della sua bislacca coerenza.

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Chi sono i Ridarelli? Sono esseri piccoli e pelosi, capaci di cambiar colore a seconda di ciò cui si avvicinano (sono quindi perfettamente mimetici), simpatici e bonari ma spietati e inflessibili con gli adulti che compiono un qualche torto ai danni dei bambini.
E badate che il torno non deve necessariamente essere enorme: basta essere un po’ disonesti, magari bugiardi (sì, anche se il grande magari pensa di farlo a fin di bene), approfittarsi un po’ di loro, punirli arbitrariamente o troppo severamente, non considerarli degni di rispetto e considerazione.
Lo sguardo dei Ridarelli è lo stesso dei piccoli: ciò che appare ingiusto a loro equivale a ciò che ritengono ingiusto i loro protetti.

E cosa accade all’adulto di turno che si è comportato malamente col bambino di turno? Semplice, gli si riserva il Trattamento. Ed il trattamento consiste nel finire dritti dritti, con le proprie scarpe, in un bel mucchio di disgustosa, appiccicosa cacca di cane.
Ogni volta che una mamma, un papà, una maestra, un amico di famiglia o chicchessia pesta un escremento canino potete starne certi: ha qualcosa di cui vergognarsi e i Ridarelli gli hanno riservato la giusta punizione.

Il Trattamento Ridarelli è proprio ciò cui sta per andare incontro l’ignaro signor Mack – di professione assaggiatore di biscotti. Sulla via per il lavoro, la sua scarpa è in procinto di finire sulla cacca di Rover, intelligentissimo cane, dotato del dono della parola e di svariate altre abilità.
Se non fosse che, almeno per questa volta, i Ridarelli hanno commesso uno sbaglio e la punizione, affibbiata troppo frettolosamente, non è meritata dal buon padre di famiglia.
Ad accorgersi dell’increscioso errore, sono i suoi tre figli – due vivacissimi maschietti e un’arguta bebè – assieme al Ridarello più piccino (anzi: più piccolo del più piccolo)
Come rimediare? Ma con una irresistibile corsa contro il tempo, durante la quale i tre bambini e la loro mamma – la velocissima scalatrice Billie Jean – insieme a Rover e al piccolo Ridarello, avranno il compito di salvare il papà dallo spietato Trattamento.

La trama è semplice ma lo sviluppo è più che spassoso ed, un’esilarante trovata dopo l’altra, non riuscirete a posare il libro prima della parola fine.

Gustatevi una piccola anticipazione del titolo dei vari capitoli e dell’elegante resa della pagina con le belle illustrazioni di Brian Ajhar.

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Da notare che libro è tutto dalla parte dei piccoli, senza alcun messaggio educativo (anche se essere dalla parte dei bambini è, in sé, un valido approccio educativo) né morali, né altre noiose appendici.
Una lettura liberatoria per sentirsi contenti di essere bambini e, per una volta, dal lato della ragione.

Un romanzo da gustare soli o in compagnia considerando però che, per modalità di scrittura, pare fatto apposta per la lettura ad alta voce. Il testo si presta infatti facilmente ad una briosa interpretazione che incanterà e farà ridere copiosamente i giovanissimi ascoltatori.

Con gli stessi protagonisti anche due racconti successivi dello stesso autore: “Le avventure nel frattempo” e “Rover salva il Natale“.

(età consigliata: da 9 anni per la lettura autonoma, dai 7 per la lettura ad alta voce)

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