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Il tredicesimo episodio di “Dark Agony”

Creato il 25 settembre 2012 da Evelynstorm

Eccoci in pari con il tredicesimo pezzo di “Dark Agony”, scritto da Angel White e tutto da leggere su “Passione Lettura”.

http://www.passionelettura.it/2012/09/05/dark-agony-tredicesimo-episodio/

Tredicesimo episodio di “Dark Agony”. L’autrice è Angel White.

DarkAgony Definitiva14 182x300 Dark Agony  Tredicesimo episodio

 Ammohad, vedendo il viso stupito dei due ragazzi, sorrise benevolmente. «Prima di parlare delle capacità che possiede Bret, sono sicuro che a voi due piacerebbe sapere come ha fatto il nostro caro Vincent a sopravvivere undici anni, nascondendosi senza avere certezza del futuro. Quindi rilassiamoci tutti ed ascoltiamo.» Vincent li guardò, riflettendo se prendere parola e rivelare il grande segreto che si era portato dietro per così tanto tempo. Infondo, quelli erano il suo amico, suo figlio e quella ragazza che conosceva da anni. Dopo aver sospirato iniziò a parlare. «Cosa sapete degli specchi?» chiese guardandoli. «Che riflettono…» rispose Bret. «Un portale» suggerì subito Aislin. «Esatto ragazzi, un portale. Ci capitai per caso, mentre tentavo nuovamente di scappare. Mi rifugiai in una stanza…» mentre parlava con voce calda, con un movimento delle mani Vincent proiettò tutti i presenti nella sua memoria, sembrava di essere in quella stanza con lui: il calore del camino sul fuoco, il freddo glaciale del pavimento, e poi le urla di chi cercava di catturare quel demone. Videro Vincent appiattirsi contro la parete, le sue mani tastare il muro ruvido mentre cercava di aprire un qualche portale; improvvisamente la sua mano toccò uno specchio e, quasi senza accorgersene, lo attraversò completamente. «Da lì caddi su un pavimento» continuò a raccontare. «Una giovane donna sorridente mi aiutò ad alzarmi, mi preparò una tisana e mi diede un giaciglio. Sprofondai in un sonno profondo per tantissimi giorni e, quando mi destai, lei era lì, vestita di bianco. Lentamente prese una sedia e mi spiegò che il suo nome era Timyn, ero nella dimensione di mezzo e che potevo restarci tutto il tempo che volevo. Mi diede uno specchio per entrare e uscire da lì, così feci le mie ricerche in tutta comodità e, ogni qualvolta ero in pericolo, utilizzavo lo specchio per tornare da lei. Con il tempo scoprii che la casa era grande e che altri demoni la abitavano. Tra questi riconobbi alcuni miei vecchi amici. Potenziai le mie capacità e ti tenni d’occhio. Senti Bret so che come padre non sono stato il massimo, ma vorrei dirti che ho sempre cercato, nel mio piccolo, di non farti mancare niente e di proteggerti da te stesso.» Dicendo questo Vincent si avvicinò a suo figlio e per la prima volta lo abbracciò. «Molto commovente» disse Aislin. «Che ne dite di parlare di cose serie adesso?» Ammohad si alzò. «Meglio parlarne domani, il sole sta sorgendo e avete bisogno di riposare.» Ammohad assegnò ad ognuno una stanza, tutte ricavate all’interno della tenda che era stata ammobilitata come una vera casa; Bret fu dunque lasciato solo, finalmente in grado di riflettere su tutto ciò che stava accadendo. Dopo aver fatto una doccia calda ed essersi cambiato si stese sul letto e si rilassò, finché un boato non lo fece svegliare. Molto velocemente si alzò e, dopo essersi nascosto dietro la porta, vide un’ombra allungarsi sul pavimento.



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