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Il trenino

Da Samilla

IL TRENINO

E’ un’ardua impresa addobbare l’albero di Natale con due gatti in casa. Bach e Birba rincorrono qualsiasi pallina sfugga dalle mie mani. Mi sono arresa da anni nell’utilizzare le vecchie decorazioni di vetro, quelle della mia infanzia a cui sono tanto legata, perché finirebbero subito in frantumi. Ma io sono felice così. Mi piace guardarli mentre osservano interessati il mio lavoro per poi avventarsi sull’opera terminata. A quel punto inizio ad urlare disperata e loro, inizialmente, fingono di aver capito per poi ritornare all’attacco non appena mi siedo sul divano. Finisce che mi arrendo a raccogliere i cocci e mi godo lo spettacolo del loro gioco. E’ natale anche per gli animali. Ogni benedetto anno mi ricordo del mio sogno infantile; quello del trenino che gira intorno all’albero e magari sbuffa anche. Un sogno rimasto tale perché mai nessuno me lo ha regalato. La mia non era una famiglia operaia, ma neppure tanto benestante da poter realizzare qualsiasi sogno. E questo era quello che mi sentivo sempre ripetere: “non possiamo comprare tutto quello che ci piace”. Ora, a distanza di anni, posso dare ragione ai miei genitori, ma quello rimane pur sempre un desiderio. E, allora, è arrivato il momento di realizzarlo quel sogno! Prendo il cappotto e senza pensarci oltre mi incammino verso il centro della città. Nevica, apro l’ombrello e mi gusto lo spettacolo delle famigliole in cerca degli ultimi regali. E pensare che tra meno di quindici giorni tutto costerà la metà o anche meno. Potrei andare al mercato antiquario, dove troverei un bel trenino proprio del periodo della mia infanzia. Ma perché spendere tanto quando in un bel supermercato ne acquisto uno di ultima generazione a pochi spicci? Così mi ritrovo in mezzo ad un orda di bambini intenti a stilare liste accurate da destinare al Babbo Natale di turno. Non mi metto in fila né tentenno nella scelta e prendo il primo trenino che mi capita sotto mano. Ritorno a casa saltellando come un grillo. Bach e Birba mi accolgono festanti e si gettano subito sul pacchetto infiocchettato. Prima di aprirlo mi faccio una doccia calda e indosso un bel pigiama felpato. La comodità mi da sicurezza. Nel momento in cui mi specchio mi sembra di rivedermi all’età di sei anni; con il mio caschetto liscio, castano chiaro e quegli occhioni scuri, sempre attenti e spesso malinconici. Non sono molto cambiata, solo qualche ruga in più e i capelli, ahimé, riccioluti tendenti al crespo. Mi siedo sul pavimento e in men che non si dica ho già montato la ferrovia intorno all’albero. Soddisfatta prendo il telecomando e premo play. Assito con emozione al suo primo giro con il benestare dei mie gatti che non si muovono come se avessero capito l’importanza di quel rito. Un solo giro, un cerchio che ne chiude un altro quello di un sogno durato trent’anni. Poi, si rompe l’incanto e mi gusto con un piacere tutto nuovo, l’assedio delle mie due pesti.

 

SAMANTA

 

(immagine tratta da Deviantart)



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