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Il treno per il Darjeeling

Creato il 16 aprile 2013 da Nehovistecose

(The Darjeeling Limited)Locandina

Regia di Wes Anderson

con Owen Wilson (Francis Whitman), Adrien Brody (Peter Whitman), Jason Schwartzman (Jack Whitman), Amara Karan (Rita), Wallace Wolodarsky (Brendan), Anjelica Houston (Patricia Whitman), Waris Ahluwalia (capo treno), Irrfan Khan (il padre del bambino), Barbet Schroeder (meccanico), Camilla Rutherford (Alice), Bill Murray (uomo d’affari), Natalie Portman (ex ragazza di Jack).

PAESE: USA 2007
GENERE: Commedia drammatica
DURATA: 91’

Francis, Peter e Jack Whitman, fratelli trentenni che non si parlano da un anno, attraversano l’India via treno tentando di ricucire i rapporti. Scopo ufficiale del viaggio: ritrovare se stessi. Scopo segreto: raggiungere la madre, divenuta suora in un convento ai piedi dell’Himalaya…

Quinto lungometraggio del texano Anderson, scritto a sei mani con Roman Coppola e l’attore Schwartzman. È, come i film precedenti, un film d’autore, in cui convergono molte delle tematiche che avevano reso grande I Tenenbaum, che probabilmente è il capolavoro del regista: c’è la famiglia come elemento disturbante ma necessario, c’è l’incapacità di creare legami forti e duraturi con le persone che si incontrano, c’è un ottimismo contagioso che cerca in ogni singolo personaggio qualche cosa di buono. Anderson si conferma cineasta “di razza” che fa un cinema in cui il divertimento, prima ancora che dai dialoghi – sorretti da un umorismo minimalista irresistibile – è assicurato dalle trovate registiche e dai movimenti di macchina: rivelando spesso e volentieri la sua presenza (come dimostrano ad esempio l’eccezionale panoramica alla fermata del bus, dopo il funerale del bambino, o la carrellata sui personaggi come fossero tutti sullo stesso treno), Anderson fa del proprio stile un elemento umoristico originale e spesso geniale. Rispetto ai film precedenti c’è meno spazio per le gag – che comunque sono tutte parecchio riuscite – e più spazio per la malinconia, per la contemplazione della morte (il funerale del bambino possiede un pathos che il cinema americano odierno non conosce più), per gli attimi riflessivi e amarognoli. Certo, il canovaccio della storia si basa sulla metafora più vecchia del mondo – il viaggio come crescita individuale – e talvolta procede più per accumulo che per sviluppi narrativi, ma resta un film leggero ma emozionante, ironico e godibilissimo. Come in tutti i film di Anderson, il tono allegro e variopinto delle – belle – immagini è sostenuto dalla superba fotografia di Robert Yeoman. Plauso anche ai costumi di Milena Canonero. In colonna sonora spuntano i Kinks, i Rolling Stones, Debussy e molti brani tratti dalle colonne sonore dei film di Satyajit Ray e Merchant/ Ivory. Anderson si conferma abile nella direzione degli attori, e il terzetto di testa lo ringrazia con tre eccellenti interpretazioni. Camei di Bill Murray, Natalie Portman e Barbet Schroeder. Il film è stato distribuito insieme ad un cortometraggio dal titolo Hotel Chevalier (13’), sorta di mini prequel in cui Anderson racconta le pene d’amore di Jack.

Voto



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