Il Tribunal Supremo spagnolo: i gay non possono riconoscere i figli nati da un utero in affitto

Da Rottasudovest
Il Tribunal Supremo spagnolo ha stabilito che una coppia omosessuale non può iscrivere all'anagrafe i figli gemelli avuti negli Stati Uniti da un ventre in affitto e regolarmente denunciati come propri in quel Paese.  La Legge per la Riproduzione Assistita, approvata dal primo governo di José Luis Rodriguez Zapatero, è una delle più all'avanguardia in Europa, ma è categorica su un punto. L'utero in affitto è vietato.  Ergo, essendo vietato avere figli tramite utero in affitto, il Tribunal Supremo ha stabilito che non possano essere iscritti all'anagrafe. Le ragioni della sentenza non sono ancora note, ma José e Juan, questi i nomi fittizi della coppia omosessuale, sono decisi a dare battaglia. "Quando avremo la sentenza, il nostro avvocato la studierà e probabilmente presenteremo ricorso" hanno spiegato ai media. La loro battaglia è iniziata a Valencia e dura da cinque anni. E' stato infatti a Valencia, dove vivono, che è stata loro negata la possibilità di iscrivere i due bambini all'anagrafe come propri figli; il Tribunal Superior de Justicia di Valencia ha confermato la sentenza e adesso, due anni dopo la presentazione del ricorso al Tribunal Supremo, è arrivata l'ultima sentenza. Questa decisione del Tribunal Supremo apre evidentemente una serie di domande sull'adozione delle coppie etero ed omosessuali e sulle possibili discriminazioni.  I settori conservatori rimproverano che, grazie al matrimonio paritario, le coppie omosessuali possano adottare o avere figli, cosa che, secondo loro, mette in pericolo il modello tradizionale di famiglia. Hanno fatto di tutto per cercare di proibire un modello di famiglia con genitori dello stesso sesso e ad aiutarli è arrivata questa sentenza, grazie a un Tribunale a forte maggioranza conservatore. Il problema è che ci sono vari famosi, anche single, che hanno avuto gemelli da un utero in affitto e li hanno regolarmente iscritti alle anagrafi spagnole: Miguel Bosè ha quattro bambini, due coppie di gemelli, che risultano essere suoi e che sono nati negli Stati Uniti, grazie a un ventre in affitto; la baronessa Carmen von Thyssen è diventata madre intorno ai 60 anni di due gemelline, nate anch'esse negli Stati Uniti e regolarmente riconosciute in Spagna. "Conosciamo coppie di uomini e donne che hanno avuto figli da un utero in affitto negli Stati Uniti e non hanno avuto problemi al momento dell'iscrizione dei propri figli. Ma arriviamo noi, che non abbiamo mai nascosto di essere un matrimonio formato da due uomini ed ecco che iniziano i problemi" sostiene José. I due omosessuali denunciano la discriminazione di cui sono vittima a causa della loro orientazione sessuale. Ma, in realtà, in gioco non c'è solo la loro possibile discriminazione. C'è in gioco una discriminazione economica: perché i single ricchi e famosi possono utilizzare un utero in affitto negli Stati Uniti e riconoscere regolarmente i figli nati? Perché, invece, non può farlo una coppia omosessuale regolarmente sposata? E non solo. Se vogliamo far passare l'idea che la Spagna non riconoscerà i figli nati da un utero in affitto, siamo di fronte a un'evidente discriminazione delle coppie omosessuali composte dagli uomini rispetto a quelle formate dalle donne. Le lesbiche potranno infatti sempre avere un figlio all'interno della coppia, che sarà riconosciuto dalla madre naturale e dalla moglie; gli uomini, non essendo stati dotati di un utero, non potranno avere un figlio all'interno di una coppia omosessuale. La discriminazione è chiara ed è fondamentalmente ingiusta. Juan e José denunciano la sostanziale ipocrisia della legge spagnola. In California la riproduzione assistita ,tramite utero in affitto, è ammessa e gode di leggi precise, con agenzie che mettono in contatto i genitori adottivi e le madri surrogate e che risolvono tutte le pratiche burocratiche. In linea di massima, per le coppie eterosessuali, funziona che l'uomo e la donna mettono i loro spermatozoi e ovuli e, dopo la fecondazione, l'embrione viene impiantato nell'utero della madre surrogata; dopo il parto, un giudice riconosce i genitori naturali del bambino, attraverso il contratto firmato, e il piccolo viene iscritto all'anagrafe con il loro nome, facendo sì che anche i consolati spagnoli negli USA lo riconoscano come tale. Per evitarsi problemi le coppie omosessuali, nascondono la propria condizione, uno di loro risulta come il padre del neonato e, una volta in Spagna, l'altro genitore inizia le pratiche dell'adozione. "Noi abbiamo voluto agire dalla verità: siamo regolarmente sposati e abbiamo gli stessi diritti" dice José. Ma il console spagnolo di Los Angeles, che ha rifiutato di riconoscere il bambino come figlio di due padri, perché l'utero in affitto è proibito dalla legge spagnola, non la pensa come loro. E dal suo rifiuto è iniziato il loro calvario. La cosa curiosa? "I nostri figli sono nostri in tutto il mondo, meno in Spagna" commenta José, preoccupato anche da come la sentenza del Tribunal Supremo lasci senza diritti i suoi bambini. "Cosa succede, se Juan muore e io non faccio in tempo ad adottarli? quali diritti avrebbero le nostre famiglie su di loro? chi sarebbe il loro papà, nel frattempo?"


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