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Il trono di spade di George R.R. Martin. Capitolo 7: Arya

Creato il 23 gennaio 2012 da Martinaframmartino

Il trono di spade di George R.R. Martin. Capitolo 7: AryaCon Arya abbiamo un capitolo più tranquillo, nessuna mezza rivelazione e nessun mistero a serpeggiare nascosto fra le pagine. Del resto lei ha solo nove anni, e per il momento, anche se non è ingenua come Sansa, non ha motivo di dubitare di quel che le viene detto e anche se reputa la vita ingiusta le sue sono solo piccole ribellioni o insofferenze. Nulla come gli scheletri nell’armadio o i problemi che hanno altri personaggi.
Arya odia ricamare e odia le arti femminili in genere. Direi che è un ottimo modo per conoscerci, visto che anch’io detesto un bel po’ di attività femminili, e detesto che determinate attività siano per forza considerate femminili. Quindi fin da subito era evidente che io e Arya saremmo andate d’accordo.
Nella serie televisiva Arya viene mostrata fin dall’inizio come un’eccellente arciera. Episodio inventato dallo sceneggiatore, ma divertentissimo e perfettamente in linea con il personaggio. E Maisie Williams, l’interprete, è bravissima. Fra l’altro Arya è destra, Maisie no ma si è applicata per entrare il più possibile nel suo personaggio, con il risultato di riuscire a girare alcune scene usando la mano sinistra. L’Arya televisiva è ambidestra, ed è molto convincente.
Compaiono septa Mordane e altre due ragazzine, Jeyne Poole e Beth Cassel. Confesso di essermi dimenticata dell’esistenza di Beth per parecchio tempo, fino a che non diventa fondamentale in una scena. È come con Harwin, che compare fin dal primo capitolo ma che era scomparso subito dalla mia memoria. Troppi personaggi, troppe cose da tenere in mente tutte insieme, e gli elementi meno significativi scompaiono. Ma non sono mai inventati dal nulla, come tanti deus ex machina. Erano lì, mostrati e poi accantonati finché non servono, e a quel punto non ci dimentichiamo più di loro. Una delle funzioni di questo capitolo è proprio questa, presentarci nuovi personaggi. L’altra è darci il colore, mostrare come i personaggi si rapportano fra loro. E non sono pagine inutili, come potrebbe pensare chi accusa Martin di essere prolisso. Quando dà informazioni per alcuni ci sommerge con pagine noiose, senza che nulla avvenga, ma i fatti non avvengono dal nulla e abbiamo bisogno di conoscere determinate cose per sapere cosa stia avvenendo. Quando invece si sofferma sui rapporti umani e sulle descrizioni d’ambiente, lasciando in secondo piano le svolte della trama, allora sarebbe prolisso. Ma se l’unica cosa che contasse sarebbero le svolte, allora basterebbe leggere un riassunto del romanzo, invece del romanzo stesso. E qualcosa mi dice che i riassunti, o anche i miei commenti, sono infinitamente meno interessanti di quel che scrive lo zio George.
Il trono di spade di George R.R. Martin. Capitolo 7: AryaTornando al Trono di spade Arya fugge dalla stanza del ricamo, e inizia un piccolo giallo italico. Protagonista, ancora una volta, Sergio Altieri. Di che colore sono i capelli dei vari personaggi?
Dipende. Non dal personaggio, ma dal momento. I parrucchieri locali devono essere occupatissimi a fare una tinta dietro l’altra, per seguire il capriccio del momento. Prendiamo Sansa, che secondo Martin ha capelli auburn, del colore del rame. Nell’edizione italiana a pagina 81 li ha corvini, non proprio la stessa cosa, e a pagina 83 lei, Robb, Bran e Rickon li hanno del nero fiammeggiante (!) dei Tully. Onestamente io ignoravo l’esistenza di un colore come il nero fiammeggiante, ma Martin scrive che loro hanno “fire in their hair”, il fuoco nei capelli, e Altieri mantiene questa descrizione. Solo che due pagine prima ha parlato di nero e lui non vuole contraddirsi, quindi invece di tornare indietro e correggersi preferisce creare un nuovo colore. Per la tranquillità di tutti, il tormentone del colore dei capelli degli Stark e dei Tully andrà avanti a lungo, con svariate mutazioni.
Primo incontro con Nymeria, e apprendiamo che Arya ha scelto per la sua lupacchiotta il nome di una regina guerriera, chiara indicazione del carattere della bambina in contrasto con la scelta del nome Lady di sua sorella maggiore. Ricordiamocele, queste periodiche invasioni di Westeros. Il sangue dei vari popoli si mescola, ma a volte il sangue di qualcuno è molto importante. È importante che Jon sia sangue del sangue di Eddard, come è importante il sangue dei Targaryen, signori dei draghi. E sono importanti anche altri discorsi legati alla discendenza che troveremo più avanti.
Intanto qui troviamo un’altra altierata, perché Martin ci dice che quello della regina Nymeria “had been a great scandal too”, e Altieri senti in dovere di precisare che “nessuna donna aveva mai violato il mondo delle imprese maschili” (pag. 82). Gli auguro che sia così, perché se Martin dovesse parlarci di un’altra antica regina guerriera (o anche solo di una guerriera) qui avremmo una falsità gratuita. Per ora si tratta solo di un’aggiunta inutile.
Jon suggerisce alla sorellina di accoppiare gli stemmi di entrambi i genitori nel suo blasone, dopo di che, alla risposta seccata di lei, le dice che “«Una ragazza può avere l’addestramento, ma non le spade.» Jon si strinse nelle spalle. «Un bastardo può avere le spade, ma non l’addestramento.»” (pag. 84). Martin però sta parlando non di arms, armi o addestramento, ma di coat of arms, stemmi o casacche. Arya può avere la sua casacca, cosa che invece non può avere Jon. Jon non può combattere contro un principe di sangue reale, ma a Grande Inverno il suo addestramento lo sta ricevendo senza alcuna difficoltà. Ce lo ha detto lui stesso a pagina 63: con la spada è più bravo di Robb, anche se non lo eguaglia con la lancia. E cavalca benissimo. Non sono certo capacità che si possano acquisire senza addestramento.
Arya e Jon concordano che Joffrey sia uno stronzo, e anche Robb non mostra di amarlo particolarmente. Ned ci aveva già detto che fra loro “non corre buon sangue” (pag. 74), qui lo vediamo con i nostri occhi e capiamo anche le perplessità di Ned sul matrimonio di Sansa. Lui sa che c’è qualcosa che non va in quel ragazzino viziato, mentre Catelyn vede solo che è l’erede al trono. Direi che i due vedono il mondo in modo un po’ diverso.
Primo incontro con quel simpaticone di Clegane. Con il tempo scopriamo che non è solo la macchietta totalmente fedele al suo principe e basta, cane pronto a mordere tutti appena gli viene ordinato, ma la sua maggiore personalità non basta a farmelo amare. Solo a compatirlo in alcuni punti.
E anche ser Rodrik è bravissimo a leggere le intenzioni al di là delle parole italiane che sente. Joffrey vuole “acciaio” (pag. 85), e lui lo trova troppo pericoloso. Ma acciaio può significare anche spada da torneo dalla punta e i bordi smussati. Quello che il principino viziato vuole è “live steel”, acciaio vivo. Forse nella sua vita mammina gli ha concesso un po’ troppe cose, e ora avrebbe proprio bisogno di una bella ripassata.



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