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Certo, ci sono anche i Figli della Foresta, un piccolo popolo leggendario e creduto estinto che venerava gli alberi-diga come dei, a dare il titolo italiano a questo magnifico finale della quarta stagione de Il Trono di Spade, che in originale è solo The Children: il tema de I figli della foresta è quanto essere figli e di chi siamo figli ci definisce come persone, eterna zavorra ed eterno confronto, anche quando le vele si spiegano e prendiamo per sempre la nostra strada. Si rivoltano contro di lui i figli di Tywin Lannister, in maniera brutale e definitiva; Arya Stark si affranca definitivamente dai genitori perduti assistendo al duello feroce tra un uomo e una donna che vogliono proteggerla quando non c'è speranza di salvezza; e anche Daenerys Targaryen fa i conti con i suoi figli, quei draghi che dovrà imparare a gestire prima che il suo destino possa compiersi. Ma anche Jon Snow, l'eroe di Castello Nero, è un figlio prima di tutto, e con Re Stannis impersona il senso della giustizia e dell'onore di suo padre; all'altro figlio di Ned Stark, Bran, tocca assistere al sacrificio del figlio di Howland Reed, uno dei più grandi amici di suo padre, un veggente verde che l'ha accompagnato e guidato sapendo che non sarebbe sopravvissuto.
Figli e amanti
Lascerà perplessi molti la ribellione di Cersei Lannister, e in effetti c'è qualcosa che stride nel comportamento della reggente, che aveva a tutti gli effetti troncato il suo rapporto incestuoso con il fratello Jaime e sembrava essersi rassegnata all'idea di sposare il ben più giovane Loras Tyrell. Forse l'elemento che determina questo cambiamento di rotta è l'obbligo di partire con il marito per l'Altopiano, lasciando il figlio, Re Tommen, tra Tywin e Margaery: inoltre, Cersei non è una donna del tutto in possesso delle proprie facoltà. Forse non è abbastanza eloquente a tal proposito la scena in cui affida il moribondo Gregor Clegane alle mostruose pratiche del negromante Qyburn, interessata solo a poter continuare a fare affidamento sulla sua forza prodigiosa? In ogni caso, la scena in cui Lena Headey fronteggia Charles Dance è bellissima, e ha il merito, rispetto ai romanzi di Martin, di affrontare apertamente una delle debolezze dell'apparentemente infallibile Tywin Lannister, la sua scelta di non vedere quello che accadeva tra i due gemelli, convinto in qualche modo che lo splendore del suo primogenito non potesse essere contaminato dall'incesto come dal regicidio. Ma Tywin sconta anche il fatto di aver sottovalutato la fierezza di Cersei, senza sapere che il conto più salato sta per presentarglielo il suo deforme ultimo nato.
Nella Torre del Primo Cavaliere Per necessità di sintesi, la teleplay de I figli della foresta sacrifica a questo punto della storyline di Tyrion un elemento molto importante della psicologia del Folletto: il trauma dell'amore tragicamente spezzato con Tysha, la ragazzina che aveva sposato clandestinamente da adolescente, salvo poi scoprire che era una prostituta ingaggiata dal fratello Jaime per fargli perdere la verginità. Le rivelazioni su Tysha, in realtà, non erano finite qui: in Shae Tyrion rivede Tysha, ritrova per lei la stessa capacità di amore incondizionato, e la vede al centro dello stesso indicibile tradimento. Senza Tysha, forse, il raptus omicida di Tyrion è meno giustificato e più spiazzante: ma come conoscevamo, senza bisogno di sentirli rievocati in Il coraggio di pochi, gli affanni del Popolo Libero e i doveri dei Guardiani della Notte, anche qui, Tysha c'è anche se non viene nominata. E' nell'odio che l'unico genitore vivente ha sempre e inevitabilmente dimostrato a Tyrion Lannister, e nella voglia di vivere che, nonostante tutto, non gli ha mai fatto difetto. Per questo Tyrion, per vivere, deve uccidere la donna che ama e deve uccidere il padre che gliel'ha rubata e la chiama puttana. Deve uccidere il Lannister che è in lui, il nome e il benessere su cui, fino ad ora, ha potuto contare nonostante tutto. Deve uccidere l'uomo che abbiamo conosciuto fino ad oggi, perché Tyrion spira con Shae, i loro volti l'uno accanto all'altro, uno distorto dal dolore, l'altro dalla morte.
L'ombra alata di Drogon E' breve, ne I figli della foresta, la nostra visita a Essos e alla regina di Meereen, Danerys Targaryen: ma anche qui lo script di David Benioff e D.B. Weiss e la regia di Alex Graves riescono a raccontare molto di più di quello che mostrano. Il più grande e insidioso dei draghi di Dany, Drogon, l'erede di Balerion il Terrore Nero, è fuori controllo e non è tornato nelle segrete di Meereen insieme ai suoi fratelli. Come anticipato dal foreshadowing dell'episodio Le leggi degli dei e degli uomini, Drogon ha fatto la sua prima vittima innocente, una bambina di tre anni i cui resti carbonizzati un padre disperato depone ai piedi della Madre di Draghi. Per Dany è un duro colpo: fino ad ora è riuscita, un po' come Tywin, a ignorare le "colpe" dei suoi figli, ma lei non è Tywin e sa che è il momento di fare qualcosa. In attesa di recuperare il fiero Drogon , la Distruttrice di catene è costretta a mettere il giogo ai (relativamente) più mansueti Rhaegal e Viserion, piangendo per la bimba uccisa, piangendo per la libertà dei suoi figli, e piangendo anche per sé stessa, una giovane donna che si era illusa di essere pronta per il dominio e la conquista ma che ha ancora molto da imparare. E di tutte le imprese che ancora dovrà affrontare, riuscire in qualche modo a controllare quelle creature terribili e indomabili è la più difficile ma anche la più importante per il futuro di Westeros.
Il re che non si piega In attesa dei draghi di Daenerys, l'unica speranza nell'inverno imminente, a difendere le genti dei Sette Regni alla Barriera c'è l'eroe della battaglia di Castello Nero Jon Snow, che lascia il castello da solo per raggiungere Mance Rayder e ucciderlo, nella speranza che la mancanza della sua leadership faccia cadere l'alleanza tra le varie tribù di Bruti che altrimenti spazzeranno via la Guardia della Notte. Il colloquio tra Jon e Mance è un altro dei momenti splendidi di questo episodio conclusivo, con il senso di minaccia che rende entrambi guardinghi, il brindisi ai rispettivi caduti, il ricordo di Ygritte che in qualche modo rappresenta quello che hanno in comune: l'ammirazione che ha fermato la mano del Re-oltre-la-Barriera quando avrebbe potuto giustiziare il giovane corvo, e che fa sì che Jon veda la legittimità delle richieste del Popolo Libero e del suo condottiero. Eppure sembrano destinati a uccidersi reciprocamente, questi due leader così affini; è l'arrivo delle forze di Stannis Baratheon che interrompe la tenzone, e apre una nuova pagina nella storia della guerra della Barriera. Perché prima del fuoco di Drogon, Raeghal e Viserion, con Stannis arriva Melisandre e con Melisandre il dio della luce R'hllor, e attraverso le fiamme c'è un significativo primo incontro tra la sacerdotessa di Asshai e Jon Snow. Le fiamme portano via i corpi dei morti prima che possano diventare strumenti del nemico, e le fiamme donano a Jon la possibilità di un addio alla sua Ygritte, la guerriera baciata dal fuoco.
Mille occhi e uno Molte miglia a nord, qualcun altro arriva, insperatamente, a destinazione. Jojen Reed è allo stremo delle forze ma sente finalmente vicino l'obiettivo per cui, in nome dell'amicizia tra gli Stark e i Reed e in nome di una arcana ma fondamentale missione ha sacrificato tutto, e Bran gli mostra finalmente il grande albero cuore delle visioni che hanno condiviso durante il loro lungo viaggio. La storyline di Bran è la più magica de Il Trono di Spade, e ci sono altri misteri che si dischiudono di fronte ai nostri occhi ne I figli della foresta: non-morti assassini che non sono quelli con gli occhi blu governati dagli Estranei, i Figli della Foresta, o meglio, uno di loro, e la portentosa arma con cui difende i giovani viaggiatori; e infine lui, il corvo a tre occhi, un vetusto Veggente Verde che si prepara a mantenere la promessa fatta già telepaticamente a Bran Stark: non tornerà mai a camminare, ma potrà volare. Purtroppo dovremo aspettare nove mesi e rotti per scoprire come, e vedere non con tre occhi, ma con mille occhi e uno.
Valar morghulis Il segmento che non scontenterà nessuno, e che regala a I figli della foresta un cuore robusto, una grande coerenza e forse persino una speranza, è quello che fa convergere due storyline e che coinvolge Arya Stark e il suo destino. Uno degli elementi meglio gestiti dell'intera quarta stagione è stato il rapporto tra Arya e Sandor Clegane, due personaggi costretti a condividere un lungo tratto di strada ma sviluppano col tempo un legame improbabile e profondo, destinato a vedere un momento culminante nel momento dell'inevitabile distacco. Questo distacco avviene con modalità molto diverse da quanto narrato in A Storm of Swords da George R.R. Martin, e l'idea di fare incontrare i due con Brienne di Tarth - che ha saputo casualmente da Frittella che Arya è ancora in vita - fornisce il destro per un'altra straordinaria scena di combattimento, che pone la sgraziata vestale di Westeros, il personaggio più puro e onorevole della saga, di fronte al cinico, ambiguo e tormentato Mastino, per uno scontro potente e cruento che rimette in scena tutta la brutalità dei trascorsi di Arya. La ragazzina che ha visto il padre decapitato davanti ai suoi occhi, la vita di sua madre sfuggirle nel caos delle Torri Gemelle, il corpo esanime di suo fratello dileggiato dagli uomini dei Frey e dei Bolton, assiste tacita a questa ennesima mattanza che avviene in nome della sua "salvezza". E' calma come acqua stagnante, veloce come una vipera, silenziosa come un'ombra, Arya Stark: ha finalmente imparato tutte le sue lezioni, ed è pronta per l'ultima prova. Lontana dall'illusione della salvezza, lontana da genitori putativi o amici che muoiono o l'abbandonano, Arya scopre il potere di vita e di morte negando il suo dono al Mastino morente che quasi l'implora, e segue, sola, il cammino indicatole da Jaqen H'ghar, che la condurrà a Braavos. Il viso della straordinaria Maisie Williams mentre ascolta le ultime parole di Sandor (un altrettanto magnifico Rory McCann) è già quello degli Uomini senza volto: inesorabile, impenetrabile, oltre la vita e la morte.
Conclusione La quarta stagione de Il Trono di Spade prende congedo con un episodio ricco di eventi significativi e momenti forti; la regia di Alex Graves gli regala una grande penetrazione nelle scene dialogiche, e una formidabile maestà in quelle di azione, e la teleplay di Benioff e Weiss preannuncia cambiamenti di passo e di scenario per una prossima stagione che non arriverà mai abbastanza in fretta.
Prodotta dalla HBO Il Trono di Spade è divenuta, nel corso delle sue attuali 4 stagioni, la serie televisiva più vista di sempre per la HBO. La Montagna e la Vipera, ottavo episodio della quarta stagione è stato il secondo più visto di sempre. Il pubblico televisivo è rimasto con il fiato sospeso alla luce del fatto che l’ottava puntata si è chiusa nel modo peggiore possibile: con lo scontro fra la Montagna e il Campione di Tyrion Oberyn Martell detto “La vipera rossa” che, convinto di aver sconfitto il suo avversario ferito a morte, finisce per farsi “esplodere” la testa dalla zampata finale della Montagna. Per Tyrion le speranze di salvezza sono ridotte al minimo quando il padre lo condanna a morte, alla luce di ciò che ha decretato il combattimento. Rimane la violenza della scena finale, una violenza gratuita ed esagerata che non ha precedenti nella serie, superando in crudeltà e crudezza anche le “Red Wedding” della passata stagione.
Martin ha sempre mostrato un universo narrativo poco adatto ai “deboli di cuore” ma sempre con una violenza funzionale alla storia. In questo caso, forse, si poteva evitare di essere così crudi e diretti indugiando meno su una delle sequenze più splatter di tutta la stagione e forse dell’intera serie.
Se al narrattore, allo scrittore è permesso descrivere e raccontare al regista spetta il compito di mostrare in modo adeguato ciò che sta avvenendo. Se violenza deve essere, e deve sicuramente essere, che sia narrata per immagini nel modo più giusto, magari suggestionando ma senza scadere nello splatter più puro.
Per questo e per mille altri motivi i fan di Tyrion, Cersei, Daenerys e Co. vedranno ancora per molto tempo le avventure dei loro amati personaggi. I vertici della HBO infatti si sono affrettati proprio quest’anno a rinnovare Il Trono di Spade per altre due stagioni, la quinta e la sesta.
Game of Thrones 5 inizierà tra marzo e aprile 2015
Fonti: http://movieplayer.it
http://www.tag24.it/
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