Debora Ramella
Il Trono di Spade, volume iniziale de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R.R. Martin, è stato pubblicato per la prima volta ben diciassette anni fa. Pur non essendo una novità, recentemente il libro è tornato prepotentemente a occupare le prime file degli scaffali delle librerie. Il debutto nel 2011 dell’omonima TV Series prodotta dalla HBO, che ha riportato molto successo anche tra i telespettatori italiani, è infatti stato cruciale nel rilanciare la saga fantasy, edita in Italia da Mondadori con la traduzione di Sergio Altieri. Per quanto mi riguarda, sono stata all’oscuro dell’esistenza di Martin e delle sue Cronache finché un giorno, grazie a un po’ di sano zapping, mi sono ritrovata a guardare qualche puntata della serie televisiva. Il telefilm ha suscitato in me sentimenti ambivalenti: da una parte, ero molto curiosa di leggere la storia “originale” che stava alla base di un adattamento che nel complesso mi sembrava molto ben fatto. Dall’altra il sangue che scorreva a fiumi e alcune scene di nudo di dubbio gusto mi avevano reso un po’ scettica sull’effettiva qualità del romanzo. Infine, la mia curiosità ha prevalso e mi sono immersa nella lettura de Il Trono di Spade. Girata l’ultima pagina, è innegabile che il libro abbia poco da spartire con classici della letteratura fantastica come Il signore degli anelli. Certo, ci sono battaglie sanguinose, c’è un re tiranno (o più di uno) e – ovviamente – ci sono i draghi. Insomma i luoghi comuni per aggiungere quest’opera (e la saga in generale) alla lunga lista di romanzi epic fantasy che popolano le librerie di mezzo mondo ci sono tutti. Eppure l’apparenza inganna. Il Trono di Spade è ben lontano dall’essere un fantasy convenzionale. Il libro stesso crea un genere a sé stante: quello che il magazine Rolling Stone ha efficacemente definito “realpolitik fantasy”.
Westeros, Essos, Sothoryos e Ulthos sono i quattro continenti di un mondo, dove si alternano estati e inverni che possono durare decenni. Nel Westeros, i Sette Regni sono uniti sotto la guida del Re che siede sul Trono di Spade, Robert della casata Baratheon. Quattordici anni prima degli avvenimenti narrati nel libro, un giovane Robert aveva strappato il trono al crudele Re Folle, ultimo sovrano appartenente alla nobile Casa Targaryen che centinaia di anni prima aveva unificato il reame. Robert tuttavia sembra più portato a combattere che a governare e dopo la morte improvvisa del suo consigliere, il Primo Cavaliere Jon Arryn, decide di far visita a Eddard Stark, Lord di Grande Inverno e suo vecchio amico, per convincerlo a prendere il posto di Jon Arryn. Lord Stark decide con riluttanza di accettare la proposta dopo aver saputo che la morte di Arryn non è dovuta a cause naturali e che la vita stessa del Re è in pericolo. Cercherà di scoprire quali segreti hanno portato Arryn nella tomba, ma si renderà conto che l’onore e l’integrità morale non sono qualità sufficienti per affrontare gli intrighi e i complotti di palazzo. Intanto sulla Barriera, una muraglia antichissima di ghiaccio e pietra che protegge i Sette Regni dal Nord selvaggio e dai suoi abitanti, i Guardiani della Notte respingono gli attacchi dei Bruti e sono i primi testimoni del ritorno degli Estranei, inquietanti creature dagli occhi azzurri credute estinte da millenni. Contemporaneamente nell’Essos, il continente delle Città Libere e dei guerrieri nomadi, Daenerys e Viserys, ultimi sopravvissuti della Casa Targaryen, crescono in esilio cercando un modo per tornare nel Westeros e reclamare ciò che gli spetta di diritto.
Non aspettatevi dunque un’epopea di cavalieri senza macchia e formule magiche che miracolosamente risolvono i problemi. Nel mondo di Martin i personaggi sono molto umani e poco eroici, spesso vendicativi e spietati nel raggiungere i loro obiettivi. L’autore evita la classica dicotomia buoni – cattivi e preferisce concentrarsi sui personaggi a livello individuale. Ciascun capitolo della storia è narrato secondo la prospettiva di uno dei protagonisti, seppur sempre in terza persona, seguendo una struttura molto funzionale alla loro caratterizzazione. In questo modo è possibile conoscere a fondo il passato e le motivazioni che stanno dietro alle loro azioni. Inoltre lo scrittore riesce a sviluppare agevolmente più vicende contemporaneamente, seguendo avvenimenti che si svolgono allo stesso tempo ma in luoghi diversi. Come già detto, nonostante Il Trono di Spade sia ambientato in un universo immaginario e in un passato non ben identificato, il mondo fantastico creato da Martin possiede tratti molto reali. Gli elementi magici nel libro scarseggiano: poche creature fantastiche e ancor meno incantesimi e sortilegi. In compenso, tutti si ritrovano a lottare per il potere con l’unico obiettivo di sedere sul Trono di Spade. Un gioco in cui tutto è lecito e congiure, inganni e sottili strategie di guerra non possono che abbondare. Si tratta di un romanzo molto appassionante, che consiglierei a tutti, appassionati di fantasy o meno. A parte qualche scivolone nel volgare e nel truculento, la lettura è molto scorrevole e, prima che ve ne rendiate conto, avrete finito il libro e sarete pronti a cominciare il capitolo successivo della saga. Piccolo neo riguardante l’edizione italiana: solo recentemente il contenuto dell’edizione nostrana è stato riallineato con quello americano e inglese. Ovvero, il volume che negli USA è intitolato A Game of Thrones in Italia è stato scisso in due (Il Trono di Spade uscito nel 1999 e Il grande inverno datato 2000). La stessa sorte è toccata ai restanti libri della saga: al posto dei cinque dell’edizione originale, in Italia ne sono stati pubblicati ben dodici creando una notevole confusione nel comprendere quale sia precedente o successivo. Fortunatamente sull’onda del successo riscosso dalla serie televisiva, la Mondadori ha deciso recentemente di ristamparli seguendo l’impostazione d’oltreoceano.