Il trono di Spade stagione 5

Creato il 23 giugno 2015 da Eva Gatti @avadesordre


Passata anche la decima puntata nella versione doppiata, posso esprimere un mio parere sulla quinta stagione di GoT che è stata la migliore, anche se l'inizio temevo che i siparietti comici tra Jamie Lannister e Bronn fossero un primo segnale di svaccamento della serie invece il distacco dalla saga letteraria di George R. R. Martin ha dato nuova vitalità al prodotto televisivo, che si è concentrato solo su alcuni personaggi: la vicenda di Bran Stark è stata accantonata (solo per ora? ci sarà una spiegazione che giustifichi i naturali profondi cambiamenti fisici che avvengono in un ragazzino nel giro di due anni?)
Di certo al centro della stagione è stata la famiglia, dal prologo della giovane Cersei che va ad interrogare una veggente sul suo futuro, al finale bacio velenoso di Ellaria Sand che uccide Mircella. In mezzo abbiamo visto Daenerys trascurare il suo ruolo di Madre dei Draghi abbandonando nelle segrete di Meereen Rhaegal e Viseryon, mentre Drogon in fuga tornerà per salvarla alla nona puntata e, ferito (e io sto in ansia più per lui che per un eventuale ritorno di Jon Snow) riportarla al punto di partenza con l'incontro di una nuova orda di Dothraki.
All'ambito famigliare si può ascrivere anche il rapporto dell'ultima dei Targaryen e Jorah Mormont, allontanato per tradimento e disposto a tutto per riconquistare la fiducia della sua regina, iniziando dalla consegna del Folletto che in questa serie sconta il parricidio con cui si era chiusa la quarta stagione ed è l'unico che nel finale si trova (apparentemente, ormai lo sappiamo bene) in una condizione di forza.
Il momento più tragico è il sacrificio di Shireen Baratheon da parte del padre: per quanto la figura della principessina sia sempre stata amabile, bisogna ammettere che Stannis sa scontare con dignità l'ubrys in cui è caduto per colpa della Dama Rossa. Forse il suo ultimo dialogo con la figlia è anche uno degli snodi per comprendere l'intera stagione quando le dice che accettare il proprio destino equivale a una scelta.
E il destino in questa stagione ha riservato colpi bassi a tutti, sia chi ha accettato, con dignità o meno la propria sorte: il potere religioso che Cersei ha proveduto a creare e che dovrà scontare in prima persona (non capisco come non si possa amare quel personaggio, c'é più dignità in ogni suo singolo passo nel Cammino della Vergogna che nella storyline di interi personaggi, leggi Sansa sfigata Stark) o l'inaspettato destino di Jon Snow, unica morte (?) di uno dei protagonisti che pure rappresentava un esempio di drittura morale, oppure la ribellione al destino scelto in nome della vendetta come decide di fare Arya Stark il cui personaggio fin dall'inizio mi ha ricordato Kill Bill per la sua lista e l'omicidio di Meryn Trant riprende il segmento a cartoni dell'infanzia di O-ren Ishii del Vol. I. Comunque, mai che si insista un po' sulla morte violenta dei perfidi ne Il trono di Spade: temo che il trapasso di Ramsay Bolton sarà ancora più insoddisfacente di quello di Joffrey! Invece per aver ceduto alla propria giusta sete di vendetta, Arya paga il caro prezzo della cecità: ma del resto è questo che fa grande il racconto tragico, ispirato al caso che nella realtà domina gli uomini con capriccio, infischiandosene di ciò che è giusto o ingiusto.


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