Titolo: Il turno
Autore: Luigi Pirandello
Anno: 1902
In questo secondo romanzo Luigi Pirandello ha superato già l’esperienza verista de L’esclusa e crea un’opera decisamente comica.
La vicenda si inserisce perfettamente all’interno delle dinamiche sociali siciliane. La storia tratta, infatti, il tema del matrimonio d’interesse, mentre il turno, menzionato nel titolo, fa riferimento al momento che i diversi personaggi aspettano per poter sposare la bella ma povera Stellina.
I personaggi sono dei "tipi", ossia connotati da un’unica qualità dominante, come accade nella commedia classica. Troviamo il vecchio stolto e il vecchio furbo; ci sono il giovane innamorato e la giovane innocente; Don Pepè Alletto, rampollo di una nobile famiglia decaduta e innamorato di Stellina Ravì, è poi un perfetto, novecentesco "inetto".
Don Ravì e Don Alcozer vengono ritratti insieme durante l’incontro avvenuto per stabilire il dettagli delle nozze. In questo caso il riso scaturisce dal contrasto tra due corpi tanto diversi, ma alla fine i due, che dovrebbero incarnare due specifici tipi, finiscono per confondersi l’un l’altro. Se inizialmente sembra Ravì il vecchio furbo e Alcozer quello stolto e ingenuo, con l’evolversi dei fatti i ruoli finisco sostanzialmente per invertirsi. Nello specifico, Don Alcozer è il portavoce del senso del testo: la vita è una fantocciata.
L’osservazione della vita siciliana e borghese domina e si insinua ancor meglio all’interno della storia secondaria che l’autore inserisce nel testo: Ciro Coppa, ad esempio, il cognato di Pepè Alletto, taglia i ponti con la suocera, la quale ha ripudiato sua figlia per non aver obbedito all’ordine di lasciare il marito eccessivamente geloso. L’orgoglio meridionale e il rispetto per la famiglia si mescolano sapientemente con il sentimento della gelosia, permettendo di riprodurre un interessante spaccato della vita insulare.
Si tratta di una commedia ancora lontana dall’umorismo delle opere successive poiché nessun personaggio fa uso della ragione, nemmeno quel Don Ravì che fin dalla prima pagina del romanzo cerca di argomentare le proprie scelte, invocando sempre quella ragione che però racchiude in sé il senso della logica borghese e dell’interesse economico:
“Ragioniamo!”.
I personaggi si deridono a vicenda e il lettore ride per le comiche situazioni che il narratore gli propina.
Pirandello ha definito questo testo un romanzo breve o un racconto lungo. Poche ore serviranno al lettore per leggerlo interamente e alla fine non potrà che rimanere stupito di fronte a una commedia così lontana dal Pirandello a cui siamo abituati.