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Il vaccino dell’aviaria era una bufala

Creato il 13 aprile 2014 da Webnewsman @lenews1
Il vaccino dell’aviaria era una bufala Pubblicato da Paolo Somà

Il vaccino dell’aviaria era una bufala: in molti lo sospettavano già dal 2006, ma, naturalmente, nessun “cacciatore di bufale” si è guardato, all’epoca, dall’evidenziarlo con il dovuto rilievo; il medesimo, magari, con il quale cerca di demolire le teorie sulle scie chimiche oppure i dubbi sugli attentati dell’11 settembre.
I Cacciatori di bufale, per definizione, non dovrebbero fare “figli e figliastri“, eppure gli riesce assai difficile, se non impossibile, puntare il dito contro multinazionali o politici rei di avere effettivamente commesso, volontarie omissioni al fine di incrementare il capitale sulla pelle degli allocchi (le prime) o solenni stupidaggini per guiderdoni promessi (i secondi). Basti, come esempio, la frase del 2006 del più famoso sbufalatore di cui non facciamo il nome per pietà: “l’aviaria è un falso allarme? Sembra proprio di no“.

Molto più facile per questi “paladini della normalizzazione” cassare con superficiale sufficienza chi osa dire il contrario di quello che il potere asserisce dall’alto di una presunta sapienza che ha il medesimo colore delle banconote. Lo “status quo” è tranquillizzante ed ecco che il cacciatore di bufale ne diviene il difensore ultimo. Il crociato di un pensiero lineare che assomiglia molto ad un encefalogramma piatto.

Quindi, nessuno di questi Soloni da operetta, ha avuto il coraggio di appoggiare, quello che molti “complottisti” (così i Soloni chiamano chi dubita e fa domande scomode) andavano già affermando nel 2006, ossia che il Tamiflu, il “risolutivo” vaccino contro l’influenza suina e dei polli era del tutto inefficace. La stessa Aviaria era stata sovrastimata e potrebbe benissimo rientrare nella definizione di “bufala”. Una “balla” bella e buona che, in soldoni, è costata ai governi che hanno abboccato all’amo, la sostanziosa cifra di tre miliardi.

Gli scienziati indipendenti della “Cochrane collaboration“, hanno recentemente ripreso un loro studio realizzato nel 2009 sul rapporto tra l’antivirale Tamiflu e l’influenza suina (seimila casi mortali nel mondo). All’epoca, l’organizzazione medica no profit dichiarava che non esistessero prove a sostegno dell’utilità del medicinale per la suina ed ora, sul British medical journal, scrive, a chiare lettere, che la stessa cosa si può dire per l’influenza aviaria (62 morti accertati, fino al 2006): l’antivirale della Roche è stato inutile.

Secondo la controricerca della “Cochrane collaboration” il Tamiflu (dai 35 ai 70 euro a scatola) possiede gli stessi effetti del paracetamolo. Non ha prevenuto la diffusione della pandemia, né ha ridotto il rischio di complicazioni letali. Ha attenuato nei primi quattro giorni del contagio, alcuni sintomi. Tutto li. Un solo farmaco che solo nel 2009 è stato utilizzato da 50 milioni di persone.

Il retroscena politico-affaristico, in sintesi, è agghiacciante.

- Nel 2005 il presidente George W. Bush chiede al congresso 7,1 miliardi di dollari per prepararsi a una pandemia. 1,4 miliardi sono necessari per acquistare farmaci antivirali.
- Le evidenze scientifiche per lanciare il Tamiflusi si basavano su una ricerca fatta su un solo paziente.
- Il brevetto del farmaco era, dal 1997 al 2001, della società Gilead, di cui era Presidente Donald Rumsfeld, segretario di Stato americano dell’amministrazione Bush dal 2001 al 2006.
- Rumsfeld, tutt’ora azionista Gilead, riceve il 22 per cento dei profitti derivanti dalla vendita del Tamiflu.
- I governi occidentali spesero cifre da capogiro per accaparrarsi il farmaco: 2,3 milioni di dosi la Svizzera, 5,4 milioni il Canada, 13 milioni la Francia, 14,6 milioni la Gran Bretagna.
- L’Italia (governo Berlusconi, Storace ministro della Salute), acquistò sei milioni di confezioni, tant’è che, la procura di Roma sta indagando sull’ipotesi che la psicosi dell’aviaria, in Italia, fu creata ad hoc, paventando un’epidemia devastante.
Sotto la lente degli inquirenti, ricercatori e industrie farmaceutiche (la Merial di Noventa Padovana), ma bisognerebbe anche indagare sul perché il governo Berlusconi spese 50 milioni di euro per vaccini poi rimasti inutilizzati
(dati sintetici ricavati da “Repubblica.it”).

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