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Il valore della cultura… è così basso in Italia?

Creato il 06 ottobre 2014 da Evelynstorm

Non so se è un discorso attuale, che vale ancora, ma mi sono imbattuta in letture che sembrano di un altro mondo per me. Ossia: autrice straniera che passa per un agente e le case editrici fanno un’asta per assicurarsi il libro. Morale: l’asta si conclude con la casa editrice che fa l’offerta migliore e l’autrice viene pagata a suon di quattrini. E che quattrini!
Beh, sono davvero stanca di rovinarmi gli occhi al pc, di fare ricerche, aggiornare, pubblicizzare, scrivere, quando qui i diritti non ti vengono pagati, o se lo fanno, dopo anni e con cifre ridicole. E i famosi anticipi, cosa sono? Boh! Forse le grandi case editrici possono assicurarteli? Non so, ma di sicuro le cifre non sono come all’estero. Addirittura in certi concorsi italiani leggi: “L’autore cede gratuitamente e senza limiti di tempo i diritti del suo libro”. Ma come? Possibile che negli Stati Uniti e in Inghilterra, per dirne due, la cultura, lo scrivere un romanzo, venga riconosciuto come tale e come tale stipendiato a dovere, al pari in rari casi anche ai calciatori e ai cantanti, e qui in Italia no? So che gli Stati Uniti sono più grandi e che l’Inghilterra potrebbe essere definita l’America europea, ma siamo sempre indietro qui, non ci sono mai soldi, o ci sono solo per chi è già famoso.
Prendiamo anche la Germania: quanti libri dell’autrice inglese Rosamunde Pilcher sono stati trasformati in film? Tantissimi. E qui?
Continuo a sentirmi vittima di un sistema assurdo. Se io voglio collaborare con blog o siti letterari, lo devo fare gratis il più delle volte o, se anche dicono che ti pagano, se ti danno 50 euro al mese è tanto. Ma ultimamente neanche quelle. Gratis è la parola magica! Se voglio fare recensioni e inserire autori nel mio blog, è gratis, ovviamente. Se contatto piccole case editrici, ma anche medie, gli anticipi non sono contemplati, i diritti, come ho detto prima, non li vedi o sono schifezze, a meno che non vendi migliaia di copie. Ma con tutta la volontà possibile, a meno che non conosci una marea di persone o non hai una cerchia alta di lettori, qui il passaparola non è come all’estero. Non diventi un caso editoriale da milioni di copie vendute, tanto che ti fanno il film e tuo marito può tranquillamente concedersi di fare “il casalingo” mentre tu scrivi.
Come sempre, mi ritrovo vittima del mio paese e i miei sogni li realizzo ma a piccole dosi, raccogliendo le briciole degli stranieri. Sì, uso sempre queste frasi, ma è la verità. Possibile che se io sono portata per scrivere, se io adoro scrivere, se io non ho potuto trovarmi un lavoro fuori casa per star dietro ai bambini, non posso vivere del mio lavoro di scrittrice? Chiunque, se fa un lavoro, si aspetta una paga. Perché qui non è così? Perché un lavoro onorevole come quello di scrivere deve essere considerato un hobby? Non lo è, non lo è mai stato. E si va avanti, ma con amarezza e con il desiderio di essere nata altrove. Vorrei essere straniera, almeno altrove potrei dare più valore e importanza ai miei sogni, e magari dare loro un vero sbocco, una vera realizzazione.
Ovviamente, parlo così perché alle grandi case editrici non ci sono arrivata e vedo quello che capita a me e a tanti colleghi amici. Non metto in dubbio che anche in Italia qualcuno vivrà di scrittura, ma si contano sulle dita, temo. E qualcuno che sarà diventato un caso editoriale ci sarà. Io, però, in questo post parlo della maggioranza dei casi, non delle eccezioni positive. E la maggioranza degli autori emergenti che conosco, e sono tanti, sono nella mia stessa barca e nelle mie stesse condizioni. Oltre che a pensarla come me, almeno nella maggioranza.
Scusate l’ennesimo sfogo… inutile, perché non credo che questo post cambi qualcosa.
Sicuramente non capiterà in lettura a un editore estero che mi contatterà e mi cambierà la vita, e nemmeno italiano, ma mi sono liberata dal nervoso che a volte sento dentro. E spero che qualcuno di voi lettori possa capirmi. Alla prossima.
P.S. Le mie sono considerazioni, non è legge e non deve essere presa come pura realtà. E’ il punto di vista che mi sono fatta dopo la mia esperienza, che sicuramente è ancora poca, ma c’è. Io parlavo in generale, dicevo che il sistema estero è diverso e lì molti sono diventati ricchissimi e realizzati con la scrittura. E non parlo di Stephen King, ma anche di autrici che scrivono romanzi per donne. Si dice sempre che là scrivono meglio, ma ho letto libri stupendi scritti anche da italiani, che si perdono tra molti altri e non hanno visibilità o riconoscimenti. In quanto a me, dico che qui non ci sono le opportunità per arrivare a quei livelli e che le strade sono tante, ma è difficile capire quale siano quelle giuste e quelle no. In quel senso dicevo. Non parlavo di me come il genio che è incompreso. Anche perché là sai che devi contattare gli agenti, ci sono più scuole di scrittura ecc. E comunque, in Italia ci sono blogger laureati e con una lunga gavetta, che non trovano comunque lavori stipenditi, se non incarichi gratis. E non tutti, altrove, hanno anni e anni di gavetta. C’è anche la ragazza disoccupata che si autopubblica e riceve il contratto milionario. Poi, ok, non vivo all’estero, non sono dentro il loro mercato e tutto quello che volete. E’ il mio blog e credo di potermi sfogare come credo. Se poi ho detto delle castronerie, scusate. Io ho questa convinzione al momento. Spero di cambiarla.



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