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Il valore di un libro

Creato il 23 luglio 2012 da Scribacchina

Piccola, inattesa gioia da condividere: pel tramite d’un gradito dono, la mia collezione di volumi d’epoca s’è oggi arricchita d’un nuovo piccino.
Mon Dieu:
«nuovo» si fa per dire, giacché il volumetto fu impresso nel lontano 9 settembre 1930.
Trattasi d’un’antologia di poesiuole in vernacolo bergamasco.

Nulla di che, per la verità. Non credo lo leggerò a breve.
Noto però che sul retro copertina, in basso a destra, campeggia una curiosa scritta:

Libro del 1930

Quant’è vero Iddio (ohibò: mi pare sia la prima volta che tale sclamazione s’ode dalla viva voce d’una giovine atea…), in ogni libro v’è un piccolo, prezioso tesoro. Probabilmente pure tra le pagine di codesto volumetto, fitto fitto di rime in bergamasco.

Dialetto cupo, chiuso, scostante, quello della mia terra natìa.
Rozzo, sanguigno, materiale.

Eppure, sotto l’apparentemente impenetrabile scorza, v’è del bello.
Del prezioso.
Talvolta dell’inestimabile.

Vale sempre la regola, soliti lettori, che ciò che appare non sempre corrisponde a ciò ch’è celato.


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