21 FEBBRAIO – Nelle aspettative della vigilia la partita di Marassi con il Genoa avrebbe dovuto rappresentare l’occasione per tornare a fare punti dopo due sconfitte consecutive ed invece si è trasformata in una nuova pesante sconfitta, l’ennesima pessima figura di questa sfortunata stagione. Inutile adesso girarci tanto intorno e cercare di nascondersi dietro ad un dito. La classifica ancora non ci condanna – sono ancora quattro i punti di vantaggio sulla quartultima – tuttavia non è più possibile far finta di nulla ma soprattutto non essere consapevoli che senza una rapida inversione di tendenza potrebbero veramente essere dolori. La gara contro i rossoblù ha visto i gialloblù uscire dal campo con le ossa rotte evidenziando ancora una volta – laddove ce ne fosse bisogno – tutte le lacune di questa squadra. Un vero e proprio disastro – sempre e solo sportivo s’intende – dal quale l’unico a salvarsi è stato il capitano Luca Toni, il solo al quale è andato il plauso degli oltre trecento sostenitori gialloblù presenti sugli spalti del Ferraris. Al triplice fischio del sig. Doveri – protagonista di una direzione di gara alquanto casalinga – si è immancabilmente alzato il sipario sul teatrino della contestazione che ha preso di mira un po’ tutti dai giocatori, al mister sino ad arrivare alla società. In situazioni come quella attuale “sparare a zero” su tutti diventa lo sport più facile tuttavia può essere di aiuto cercare di capire dove stanno le cause, anche perché quasi mai esiste un solo ed unico responsabile. I primi ad essere chiamati in causa non possono che essere i giocatori perché sono loro che scendono sul terreno di gioco e che quindi decidono per primi le sorti dell’incontro. Tanto, forse troppo, si è scritto e detto sulla rosa di quest’anno, secondo alcuni qualitativamente insufficiente secondo altri addirittura più forte di quella dello scorso anno. Chissà, resta però il fatto che se guardiamo quanto visto sino ad ora diventa più facile sposare la prima tesi. La società confidava probabilmente nella capacità di Mandorlini di riuscire a plasmare un gruppo ancora una volta profondamente rinnovato – ben 17 nuovi elementi – ma i risultati raggiunti non possono che condurre nella direzione diametralmente opposta. L’allenatore gialloblù, incappato in una lunga serie di scelte tecniche apparse più volte di difficile comprensione, non è ancora riuscito a dare alla sua squadra una precisa identità di gioco, in preda a chissà quale forma di confusione tattica. Sicuramente il tecnico ha dalla sua l’innumerevole ed imprevista sequenza di infortuni tuttavia, conoscendolo, era oggettivamente lecito attendersi qualcosa di più. Attenzione però a “sparare sul pianista” perché il mister non può essere visto come la causa di tutti i mali in quanto davanti a tutto questo la società non può certo considerarsi esente da colpe. E per società intendiamo sia il presidente Setti – che mette o dovrebbe mettere i quattrini – sia il direttore Sogliano che – più o meno d’accordo con il tecnico – ha costruito la squadra attuale. L’aspetto che ha lasciato in più di qualcuno quel pizzico di consapevole dubbio è stato l’imprevisto “dietro front” del simpatico imprenditore carpigiano che dopo proclami di crescita e consolidamento ha iniziato a “privilegiare” un approccio più defilato dove il messaggio chiaro e cristallino è stato “non si compra se prima non si vende..” E’ così è stato nel recente mercato di gennaio dove i tre nuovi innesti fatti – a fronte di altrettante uscite – non hanno certo trovato poi così tanto gradimento. Vittima di questa “sterzata” è stato prima di tutti Sogliano che trovandosi improvvisamente con il “portafoglio vuoto” ha dovuto fare giocoforza di necessità virtù. Ecco quindi che il quadro è presto fatto ed è quindi facile immaginare, anche alla luce dei risultati raggiunti, quale possa essere il livello di sconforto dell’ambiente gialloblù. Dopo settimane di ingiustificato silenzio, in questa settimana la società di via Belgio è tornata finalmente a parlare per bocca del suo direttore generale Giovanni Gardini. Una conferenza se vogliamo quasi scontata dove poche sono state le certezze e qualcuno di troppo i dubbi, soprattutto per quello che riguarda l’immediato futuro. Molti si sarebbero aspettati il presidente Setti il quale ha preferito invece rimanere dietro le quinte rimandando a chissà quale data, vicina o lontana, una sua apparizione in prima linea. In ogni caso la caccia al colpevole fine a sé stessa non serve a nulla, soprattutto se a questa non segue un deciso ed immediato cambio di marcia. Per il momento l’esonero di Mandorlini, da qualcuno visto come la panacea di tutti i mali, rimane solo un’ipotesi, più concreta rispetto a qualche settimana fa ma pur sempre un’ipotesi. Domenica arriva al Bentegodi la Roma di Totti e Gervinho, “incattivita” da una serie di risultati poco positivi e da uno scudetto sempre più “sfumato” ma proprio per questo partita nella quale sarà ancora più difficile fare punti. L’importante sarà comunque vedere nei gialloblù la tanta auspicata reazione, l’unica vera medicina in grado di aumentare le possibilità di portare a casa un risultato positivo. In caso contrario, anche se sono ancora molti a non volerlo, il cambio di allenatore potrebbe veramente diventare l’unico antidoto possibile. Chi vivrà vedrà…
Enrico Brigi
twitter @enrico_brigi
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