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Il Vampiro e Un mistero della campagna romana – I veri protagonisti si nascondono
Creato il 07 agosto 2013 da Loredana GasparriCome Stoker, Polidori sa come far crescere la suspense. All’inizio è lento, ma inserisce una certa dose di mistero e di incredulità, come se il personaggio stesso fosse indeciso se credere a ciò che vede e sente, e alle sue sensazioni. Fa intuire, più che dichiarare apertamente. La parola vampiro, in questo breve racconto, ricorre poche volte, rispetto all’argomento, e sempre a bassa voce, come se pronunciarla apertamente portasse sfortuna o attirasse disgrazie. Mentre Stoker è più ottimista, nel senso che i suoi personaggi sono spinti anche da un senso di fiducia in se stessi e nella razionalità, per cui riescono a mantenere i nervi a posto di fronte ad apparizioni spaventose, Polidori appare più in balia del lato oscuro. I suoi personaggi si ammalano perché i cuori sentono con troppo impeto le passioni, e si lasciano trascinare dalla paura evocata dal soprannaturale, invece di sgombrare la mente e reagire. Stoker vive in un’epoca apparentemente più stabile, in pieno post Rivoluzione Industriale, quando l’America stava correndo per aggiungersi al numero delle potenze mondiali, quando le scienze empiriche stanno prendendo piede, e l’ottimismo della creazione fa pensare all’uomo di essere in grado di imbrigliare tutto, anche le forze apparentemente meno controllabili. Polidori non regge le pressioni nella sua breve vita intensa, e se ne va “sbattendo la porta”, di sua mano. Sia Stoker sia Polidori modellano i loro vampiri su personaggi che avevano sotto gli occhi: anche Stoker fu a lungo segretario e manager personale di Henry Irving, grande attore inglese della sua epoca. Mentre il secondo era forse schiacciato dalla personalità invadente di Byron, al punto di soffrirne fisicamente, Bram Stoker ebbe un lungo rapporto di fiducia con il suo datore di lavoro/amico, almeno fino alla morte dell’attore. In qualche modo, questi uomini famosi, un poeta e un attore, dalla personalità molto marcata e sempre da protagonista, erano in qualche modo percepiti come invadenti, ed estenuanti. Stare dietro a persone abituate a stare al centro, e a comportarsi come fossero i primi di tutti, non doveva essere facile e forse lasciava un po’ vuoti e sfiancati, esattamente come un vampiro lascerebbe vuota la sua vittima, dopo averle portato via il sangue vitale.
In questa edizione dei Tascabili Economici Compton, tuttavia, è contenuto anche un altro brevissimo racconto, Un mistero della campagna romana, di Anne Crawford. Di questa scrittrice si sa veramente pochissimo: era figlia di Thomas Crawford, scultore inglese, che visse per diverso tempo in Italia. Anche qui c’è un vampiro, ma si tratta di una donna: la tenebrosa Vespertilia, che seduce e vampirizza l’istrionico protagonista della storia, Marcello, un cantante lirico italiano. La storia è raccontata da un amico di Marcello, e da una terza persona, un inglese con la testa sulle spalle e scarsa predisposizione a credere in fantasmi o creature sovrannaturali. Tuttavia, dovrà ricredersi quando vedrà con i suoi occhi apparire la bruna ed esangue Vespertilia dalla sua tomba per ghermire Marcello in un ultimo abbraccio. Tra i vampiri degli inizi, questa giovane di epoca romana è la prima a fare la sua comparsa, prima delle consorti di Dracula di Stoker, prima della più famosa e presente Carmilla di Sheridan Le Fanu, di cui può essere considerata una sorta di ava. Sia Polidori, sia Anne Crawford, trattano i loro vampiri con i guanti di velluto: non ne parlano volentieri, lo fanno a mezza voce, lasciandosi scappare dettagli neri e inquietanti, guardandosi le spalle per paura di essere osservati da questa creatura non morta e terrificante. Polidori urla quella parola per finire il suo romanzo, come se non si potesse dire altro, e Crawford la urla come un insulto, quando interverrà l’amico inglese di Marcello, e agirà come un Van Helsing molto giovane. A differenza di Stoker, che ne parlerà con competenza tramite la rievocazione triste del cacciatore di vampiri per eccellenza, e degli autori odierni, come Stephen King e Anne Rice, che considereranno queste creature come un’altra manifestazione del Male su questa terra, poco conosciuta ma rientrante nell’ordine della realtà umana.
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