Ci si sente più importanti, sui social network. Ѐ così Facebook, Twitter, e tutti i surrogati hanno partorito l’individuale capacità di comunicare, abbattendo ogni possibile muro per quanto riguarda mezzi, e capacità diffusiva. L’esempio recente di Rosario Fiorello, che da inizio settembre ha cominciato a utilizzare il suo profilo su Twitter per pubblicare flussi di coscienza personali sottoforma di pensieri o video, sta dimostrando quanto questo sentiero sia in realtà una reale e sempre più possibile alternativa alla canonica impostazione del mezzo di comunicazione di massa.
Certo, l’intuizione può essere anche azzeccata, è logico però che lo stadio di questo processo viva ancora livelli embrionali. Purtroppo la logica a cui siamo ancora abituati è quella del piedistallo della comunicazione indotta, tra giochi di potere che ricordano il calciomercato estivo dei grandi club del pallone, promozione politica condotta attraverso contratti milionari, e intrattenimenti moralisti con la risata dal sapore di fratellanza. La stessa fratellanza che unisce lo spettatore-spugna sotto un vessillo lanciato in battaglia contro i vessilli nemici.
Dunque, il pioniere Fiorello si erge come primo esempio di unico autore e conduttore di un format calzato sul web e completamente autogestito: i seguaci dello showman siciliano aumentano ogni giorno, soprattutto da quando è stata ufficializzata l’autenticità della produzione, dopo che alcuni avevano sostenuto l’ipotesi del profilo fasullo. Eppure il buon Rosario non ha fatto nulla di nuovo, ha soltanto assorbito quella voglia di comunicazione che nasce nell’utente medio quando accede alla pagina personale del proprio profilo da social network. L’utente medio, il comune consumatore, il comune intrattenitore. Il gioco inedito è invece innescato dalla popolarità e dall’abilità del personaggio, che è stato in grado di comprendere, più di molte altre celebrità titolari di profili Twitter, i vari vantaggi che questo nuovo canale comunicativo può dare. Vantaggi sia per l’intrattenitore che per il suo pubblico, co-autori del programma. A giovarne, ovviamente, sono anche i contenuti. L’elemento innovativo è l’erosione del piedistallo, quel famoso piedistallo pasoliniano, elemento teso a connotare il carattere non paritario del rapporto tra l’intrattenitore e l’intrattenuto.
Così, in attesa del ritorno in Rai (previsto in autunno) Fiorello decide nuovamente di stupire, fondando sulla comunicazione interattiva da nuovo millennio (quella da social network, appunto) la nuova avanguardia mediatica. Interazione in costante ascesa come modalità predominante nel costruire un format, autogestione come culla nel quale nutrire l’interesse spontaneo e rigettare ciò che è indotto, subordinato, già deciso, controllato. Il prototipo di futuro ideato dall’ex conduttore di Viva Radio 2 può certamente costituire una struttura di progetto che faccia breccia sulla coltre di un mondo, quello del web, tanto fortunatamente quanto provvisoriamente inesplorato (chissà per quanto) dai poteri e dal controllo dello svago. Perché, in fondo, son proprio le briglie sui “circenses” a organizzare l’illusoria macchina della distribuzione del “panem”.
(Pubblicato su Gli Altri Settimanale del 30 settembre 2011)