Il vaso di rubin

Creato il 25 febbraio 2013 da Giuseppeg

E' una giovane  o una vecchia?

L’insight, in italiano intuizione, o meglio ancora illuminazione improvvisa. Chi non ha mai provato l’insight? È capitato a tutti, e nei momenti più impensati. Dalla soluzione improvvisa che ci si presenta già completa nella mente, inaspettatamente, senza averla meditata o preparata, quando per intere settimane l’avevamo cercata senza successo, al colpo di genio che ci permette di sbrogliare in un attimo una matassa intricatissima. Cosa succede nel nostro cervello in quel momento? Secondo i cognitivisti, questa sorta di eureka è strettamente connessa con la nostra percezione.

Due volti o un vaso?

Facciamo qualche passo indietro, e diciamo due parole sulla Gestalt. La psicologia della Gestalt, nata in Germania dopo la prima guerra mondiale, afferma infatti l’esistenza di una certa fluidità nella percezione intuitiva, che viene così intesa come una specie di campo di forze, in cui ogni elemento interagisce con l’altro in uno scambio ininterrotto e in una reciproca interdipendenza. In altre parole, è come se tutto ciò che percepiamo non fosse costituito da tante singole unità all’interno di uno spazio, ma di un’unica entità complessa, come una maglia gigantesca finemente intrecciata. In questo modo, percepire qualche cosa - mettere a fuoco una certa porzione di spazio, che so io, una radura, una cucina, un lungo tratto di spiaggia - significa selezionare una parte di questo fluido complesso, secondo criteri arbitrari di convenienza. Vogliamo vedere un esempio? Il vaso di Rubin. In quest’immagine famosa riconosciamo al tempo stesso un vaso bianco e due profili contrapposti. Ovviamente, non riusciremo mai a mettere a fuoco contemporaneamente tutte e due le immagini, ma soltanto una alla volta: questo appunto perché la nostra percezione deve agire per reparti, non essendo assolutamente in grado di abbracciare il tessuto nella sua interezza. Ora, da ciò si deduce che la tanto bistrattata sensazione, rifiutata e accantonata da così tanta parte delle filosofia idealista, viene ad assumere un’importanza tutta nuova nella conformazione del nostro pensiero. Se questa operazione sensoriale di ristrutturazione dei fenomeni della percezione funzionasse anche nei processi intellettivi - focalizzando vari punti lungo il flusso del pensiero -, avremmo compiuto finalmente un enorme passo avanti nella ricerca delle origini della genialità e dell’intuizione. Il filosofo Thomas Kuhn, epistemologo e ingegnere industriale, ha ripreso questa teoria per definire il suo concetto di paradigma, di cui parleremo in un altro articolo.


Il triangolo bianco che vediamo
non esiste, eppure noi lo vediamo e anzi ci sembrerà
persino più bianco dello sfondo. Tutto questo
risponde a una legge di economicità della nostra
percezione: un solo triangolo bianco
 è più semplice di tre piccoli cerchi neri a cui manca uno spicchio!

 Per adesso, al prossimo colpo di genio non gridate “che intuizione!”, o “mi è venuta una splendida idea!”. Ricomponetevi, eseguite un bel respiro, poi come se nulla fosse dichiarate, un po’ in sordina: “Amici cari, ho appena avuto un insight!”.


Le tre leggi di organizzazione della percezione.
 1. Criterio di vicinanza. Quando mancano altri criteri,
la nostra percezione raggruppa le figure in funzione
della loro prossimità. I puntini I sono infatti percepiti
come colonne, quelli II come file orizzontali.
2. Criterio di somiglianza. La figura B la suddividiamo
in due triangoli, uno bianco e uno nero.
3. Criterio 'del destino comune'. Nella figura A noi
vediamo solo due curve sovrapposte, e non
quattro, come pure sarebbe logico e possibile!



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