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Il vecchio che leggeva romanzi d’amore

Creato il 01 aprile 2011 da Phoebes

Il vecchio che leggeva romanzi d’amore

di Luis Sepùlveda

Voto: 8 (su 10)
Il vecchio che leggeva romanzi d’amore

Il vecchio che leggeva romanzi d’amore

Antonio José Bolìvar Proaño leggeva romanzi d’amore, e a ogni suo viaggio il dentista lo riforniva di nuove letture.
«Sono tristi?» chiedeva il vecchio.
«Da piangere a fiumi», assicurava il dentista.
«Con gente che si ama davvero?»
«Come nessuno ha mai amato.»
«Soffrono molto?»
«Io non riuscivo a sopportarlo», rispondeva il dentista.

Il vecchio Antonio José Bolìvar Proaño vive nel piccolo paese di El Idillio ai margini della foresta amazzonica. La sua vecchiaia solitaria è allietata dalla lettura di romanzi d’amore che il suo amico Rubicundo Loachamìn gli porta ogni volta che torna nel villaggio per strappare denti e vendere dentiere. A turbare la sua tranquillità arriva un giorno un gringo morto, ucciso da un tigrillo.

Decisamente un bel libro. Non da cinque stelline, per me, ma comunque bello bello bello. E’ uno di quei libri che ti comincia a piacere ancora prima di cominciare, leggendo la nota iniziale dell’autore che dedica il romanzo a Chico Mendes:

Mentre questo romanzo veniva letto, a Oviedo, dai membri della giuria che pochi giorni dopo gli avrebbe assegnato il Premio Tigre Juan, a molte migliaia di chilometri di distanza e di ignominia una banda di assassini armati – pagati da criminali ancora peggiori, che hanno abiti ben tagliati, unghie curate e dicono di agire in nome del «progresso» – uccideva uno dei più illustri difensori dell’Amazzonia, una delle figure più rilevanti e coerenti del Movimento Ecologico Universale.
Questo romanzo non potrà più arrivare tra le tue mani, Chico Mendes, caro amico di poche parole e molti fatti, ma il Premio Tigre Juan è anche tuo, e di tutti coloro che continueranno il tuo cammino, il nostro cammino collettivo in difesa di questo mondo, l’unico che abbiamo.

E infatti i temi dell’ecologia e del rispetto della natura sono molto presenti in questo libro, nella persona del suo protagonista, Antonio José Bolìvar Proaño, il vecchio che leggeva romanzi d’amore, e che ama e soprattutto rispetta la foresta e tutti i suoi abitanti, umani e non.
Da un certo punto di vista il romanzo non racconta niente di nuovo (anche se forse se l’avessi letto quando è uscito, nel 1989, forse mi sarebbe sembrato più innovativo): gli uomini bianchi che non capiscono la natura, la maltrattano, e per questo creano grandi disastri. Opposti a loro gli indigeni, che vivono invece in completa simbiosi con la foresta, la comprendono, e per questo non è pericolosa per loro. E infine c’è il vecchio, a metà tra i due mondi, un bianco dal cuore shuar. Quante volte abbiamo letto, visto o sentito questa storia? Mi viene in mente una delle più recenti “versioni”, ovvero Avatar: il tema è sempre più o meno quello.
Allora cos’è che rende speciale questo romanzo?
Sicuramente il suo protagonista, Antonio José Bolìvar, il vecchio. Innanzitutto, si sa, quando si parla di amore per i libri, io vado sempre in brodo di giuggiole, anche quando sono di un genere (il romanzo d’amore) che non è proprio il mio preferito. Poi, fin dalla sua prima apparizione il vecchio ha destato il mio interesse, improvvisandosi detective e dimostrando un acume e una conoscenza non comuni. Ma soprattutto è stato il suo amore per i libri a conquistarmi! Che teoricamente, nonostante il titolo, non è affatto il tema principale del romanzo, ma che è stato quello (non posso farci niente!!!) che mi ha emozionato di più! Per esempio uno dei momenti del libro che ho preferito è stato quando, leggendo a voce alta l’ultimo regalo del dentista, Antonio José Bolìvar cattura l’attenzione degli altri, a tutti si mettono ad ascoltare rapiti, e poi a discutere sulla stranezza di Venezia, una città in cui le strade sono fiumi! :)

Dammi 4 parole

Storia ecologista per libromani

Scheda del libro

Il vecchio che leggeva romanzi d’amoreIl vecchio che leggeva romanzi d’amore
Titolo: Il vecchio che leggeva romanzi d’amore
Autore: Luis Sepùlveda
Titolo originale: Un vejo que leìa novelas de amor
Anno prima pubblicazione: 1989
Casa Editrice: Guanda
Traduzione: Ilide Carmignani
Pagine: 132
Note: ho ricevuto il libro tramite un bookring
aNobii: LINK

Ho deciso di leggere questo libro dopo averne sentito parlare QUI.

Sfide: La Sfida Nascosta 2011, Sfida “Dammi 4 Parole”, La rete di lettura, GARA d’AUTORE 2011, La sfida delle catene associative e Sfida della Trasposizione.Segnalibri: quello qui a destra è quello che ho usato durante la lettura, ed è stato realizzato da Brina; apposta per il Bookring. Invece il segnalibro qui a sinistra, dedicato al libro, è mio!

Un po’ di frasi

Il cielo, che gravava minaccioso a pochi palmi dalle teste, sembrava una pancia d’asino rigonfia. Il vento, tiepido e appiccicoso, spazzava via alcune foglie morte e scuoteva con violenza i banani rachitici che decoravano la facciata del municipio.
[incipit]

Una femmina impazzita di dolore è più pericolosa di venti assassini messi insieme.
Antonio José Bolìvar Proaño

Antonio José Bolívar Proaño non pensò mai alla parola libertà, ma la godeva a suo piacimento nella foresta.

…mentre i coloni rovinavano la foresta costruendo il capolavoro dell’uomo civilizzato: il deserto.

Sapeva leggere.
Fu la scoperta più importante di tutta la sua vita. Sapeva leggere. Possedeva l’antidoto contro il terribile veleno della vecchiaia. Sapeva leggere.

Esaminando i libri di geometria si chiese se davvero valeva la pena sapere leggere; di quei testi conservò una lunga frase che tirava fuori nei momenti di malumore: «In un triangolo rettangolo l’ipotenusa è il lato opposto all’angolo retto».

Edmondo De Amicis e Cuore lo tennero occupato quasi la metà della sua permanenza a El Dorado. Proprio così. Quello era un libro che si incollava alle mani e gli occhi gli si incrociavano per la stanchezza, ma batti e ribatti una sera si disse che tutta quella sofferenza era impossibile e tutta quella sfortuna non entrava in un solo corpo. Bisognava essere dei grandi stronzi per divertirsi a far soffrire in quel modo un povero bambino come la piccola vedetta lombarda.

Antonio José Bolívar Proaño si tolse la dentiera, l’avvolse nel fazzoletto, e senza smettere di maledire il gringo primo artefice della tragedia, il sindaco, i cercatori d’oro, tutti coloro che corrompevano la verginità della sua Amazzonia, tagliò con un colpo di machete un ramo robusto, e appoggiandovisi si avviò verso El Idilio, verso la sua capanna, e verso i suoi romanzi, che parlavano d’amore con parole così belle che a volte gli facevano dimenticare la barbarie umana.
[explicit, selezionare per leggere]


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