Siamo in un villaggio togolese, dove vivono, di modesta agricoltura e di un po’ di pastorizia, un anziano padre e tre figli in età adulta.
Come è giusto che sia, per i tre uomini è arrivato il momento ormai di allontanarsi da casa e di scegliere di farsi una propria vita.
Per di più è dovere dei figli, secondo la tradizione del luogo, vista l’età avanzata del genitore, provvedere loro, e solo loro, ai bisogni del vecchio.
I tre, allora,allegri e baldanzosi come impone la gioventù, si accomiatano dal padre ma, prima di separarsi, nei pressi del grande fiume scelgono di comune intesa quale direzione di cammino ciascuno deve prendere.
A dettare le regole, sempre nel rispetto della gerarchia, è naturalmente il fratello e figlio maggiore.
L’ultimo dei tre, il più piccolo, è invitato ad imboccare il sentiero centrale.
Il secondo invece s’incammina sulla via a destra mentre il maggiore,di sua scelta,decide di procedere a sinistra.
L’impegno per tutti è di ritrovarsi presso il fiume nuovamente nel momento in cui sono convinti di aver trovato una soluzione in vista dell’avvenire tanto per se stessi che per il loro anziano genitore.
E così si verifica, infatti, dopo un certo numero di mesi .
I tre si rincontrano, si abbracciano felici e si raccontano reciprocamente avventure e risultati raggiunti da ciascuno nel corso del proprio viaggio personale.
E le cose stanno così.
Il più giovane dei fratelli è venuto casualmente in possesso di uno specchio magico, guardando nel quale si può vedere tutto il paese negli angoli anche i più remoti.
Il secondo ha con sé un paio di sandali, calzati i quali, è possibile arrivare velocissimi lì dove si vuole.
E il fratello e figlio maggiore invece, ha tra le mani solo un piccolo sacchetto d’erbe magiche, donatogli in città da un guaritore.
Che fare, e soprattutto, come fare, se si vuol pensare di dare un aiuto concreto al vecchio genitore?
Nel mentre i tre si raccontano vicendevolmente le rispettive esperienze di città, dando all'improvviso e per caso una sbirciatina allo specchio “magico” vedono, inaspettatamente, che il loro padre al villaggio è morto e gli sono stati fatti , come di rito, persino i funerali.
Pertanto non resta che, calzati i sandali “magici”, raggiungere al più presto il villaggio e il cimitero.
Più veloci della luce arrivano,infatti, al villaggio e, via di corsa ,tutti e tre sono già in cimitero.
Il figlio maggiore, allora, tira fuori dalla tasca il sacchetto delle erbe e le sparge sulla tomba del padre.
Miracolo degli inauditi miracoli ,il vecchio padre,come risvegliatosi da un sonno profondo, si alza dalla tomba, cammina, saluta e abbraccia i suoi figli proprio come niente fosse mai accaduto.
La domanda di rito adesso è : chi dei tre figli, secondo voi, ha fatto la cosa migliore per suo padre?
Pensateci ma senza fretta.
Riflettere su qualsiasi cosa in Africa ha sempre tempi lunghi e procede “pole” pole” proprio per non correre il rischio di sbagliare.
Questa è quella che, a dire dei più, e che io condivido, si chiama saggezza.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimamana)
Racconto tratto da "Leggende della Madre Africa "-Arcana editrice (Mi)- Liberamente adattato