Riflettevo, e sembra già strano...
mi accorsi che non aprivo quel libro per paura, m'incuriosii e indagaii, le piste quando si tratta di pensieri sono vaghe, ma ammetto che in vent'anni di solitudine ho imparato qualche trucco.
hai paura di leggere "le affinità elettive"? Perchè? Pensai, mi chiesi, all'inizio mi servivo dello specchio per pormi certe domande, se davanti a te hai un cretino, ti senti furbo e le risposte vengono meglio; questa volta invece mi sentii sicuro di me, credendo che mi bastasse sedermi sul letto, lo feci; mi bastò.
Questo "stupido" libro, questo mucchio di carta stampata, già so, o per lo meno immagino, che mi aprirà nuove fottutissime porte per pensare, abbatterà qualche altro muro nel labirinto dei miei pensieri e, Dio, ora come ora data questa paura, sembra l'ultima cosa che voglio...
Una risposta spesso non basta, avevo sceso il primo scalino della scala del baratro della mia mente con troppa foga, ed ora ero attratto verso il basso, verso lo scalino successivo.
"ecco di cosa hai paura, ma hai capito il perchè?"
mi risposi, come se la scala verso il baratro fosse diventato uno scivolo ed io una pesantissima biglia d'acciaio.
Mi ci volle poco a trovare la radice, a cadere con un tonfo sordo sul fondo dei miei pensieri, delle mie paure, mi vidi chiaro, capii e come ogni essere che capisce, capii di non aver capito nulla fino a quel momento.
"perchè ti ostini a vivere ciò che anche i grandi hanno avuto il coraggio solo di scrivere?"
non sono un politico, non farò gli esempi di come penso abbiate reagito, non tenterò di rispondere ad ogni caso.
quella frase mi venne sussurrata dalla radice della paura, mi fu donata come una pergamena chiusa, ora dovevo risalire il baratro tornare alla realtà, alzarmi dal letto, avevo in questo mondo un cimelio dal mio mondo interiore, una frase su cui riflettere, una frase di me.
Agire di conseguenza.
analizzai il significato della frase, di sicuro c'entrava quella cosa che pensavo tempo fa, di sicuro riguardava quel periodo in cui decisi di dedicarmi ai grandi, e non più ai romanzieri per sport... Quando decisi di legere cose che gli altri definivano "pesanti" lo feci in maniera quasi curiosa, e come ogni bambino curioso non porsi alcuno scudo al mio Io indifeso, lessi Baudelaire, forse, e fui subito corrotto, non lessi Baudelaire come un laureato, non lo sarò mai forse, non lo lessi amando le rime o la metrica, o la sintassi francese, commisi l'errore di legerlo con l'anima, destino volle che invece di scoppiare e impazzire, la mia anima accettò di buon grado la corruzione, come una vergine dopo il terzo minuto accetta di buon grado e gusto il primo atto sessuale. Da quel giorno, e posso dirlo solo ora a distanza di anni, tutto cambiò, per COME lessi, per CHI lessi, "perhè leggere tre metri sopra il cielo quando posso leggere i fiori del male?" , da quel momento capii il profondo senso di quella frase.Ancora non capisco come si possa definire noioso il ritratto di Dorian Gray...
passarono gli anni e come ogni corpo affetto da gioventù ero apparentemente immune alla corruzione, come i quindicenni che si rovinano d'alcool, devono aspettare i venti per sentire il frutto della loro deficenza sul proprio fegato, io continuavo a corrompere la mia mente senza rendermene conto, leggevo con tranqulla serenità e impersonificazione. Poeti maledetti e grandi pensatori scolpivano i concetti più oscuri e torbidi che avevano estratto dalle loro menti nella mia, con una facilità tale che solo ora mi rendo vagamente conto di cos'è una parte di me, mi ritrovavo con un onere non indifferente, opere che erano il concentrarsi ed il concludersi di vite di pazzi di geni di poeti di scrittori erano divenute nuovamente da frutto a seme, io ero quindi il portatore, già insano, di ciò che poteva essere la logica conseguenza dei fiori del male(per citarne uno), capii che quello che tutti leggevano come "un risultato" o un "risultante" in me diveniva un punto di partenza.
Io mettevo in pratica i fiori del male come fosse "il manuale del giardiniere", mi veniva stupidamente spontaneo, poi lessi altre cose, poi mi resi conto che non potevo più leggere nulla di "leggero" perchè non penetrava minimamente la mia serenità mentale, poi piombarono Kerouac e Shakespeare, e molte grandi menti si fusero nella mia; stavo divendo un mostro i cui tratti erano stati delineati da decenni di letteratura corrotta, coniata chissà forse per essere letta superficialmente...
Ora inizio a cedere, come la terracotta quando inizia a finire l'acqua, leggere "le affinità elettive" significa tracciare una nuova linea nel volto del mostro... significa che continuerò a vivere la mia vita ponendomi sempre più domande, compiendo ogni momento un nuovo passo verso la follia...
spero che per molti tutto ciò non abbia senso...
mi posi una domanda un giorno:"come può la gente leggere Baudelaire e ne può la gente leggere Baudelaire e non impazzire!?" forse ora riesco ad intuire la risposta a questo mio quesito, logicamente la tengo per me, la gente che legge si ritiene intelligente, e spesso gli intelligenti si sentono minacciati, lo sò perchè un tempo mi credevo intelligente.
Buona vita, sfortunati avventori.