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Il Veneto nell'Occhio del Ciclone

Da Pensierospensierato @P3nsi3ro

Il Veneto nell'Occhio del Ciclone

Mirandola. Terremoto.

Il terremoto continua a fare paura. Le scosse stanno diminuendo, ce ne sono state 15 a partire dalla mezzanotte di oggi fino al momento in cui scriviamo, una ogni ora praticamente, e tutte di magnitudo inferiore a 3. Insomma, parrebbe proprio che (almeno stando ai dati) la forza del sisma sia in via di esaurimento.
Eppure, gli esperti dell'INGV non ne sono affatto convinti.
Non si sa ancora con certezza se l'enorme energia accumulatasi nel sottosuolo da secoli a questa parte si sia completamente liberata con le scosse del 20, del 29 maggio  e del 3 giugno, quelle con magnitudo superiore al 5, o con quelle più recenti di magnitudo 4.5.
Non si sa, insomma, se la terra continuerà a tremare oppure no.
Io ovviamente come tuti spero vivamente che Madre Terra abbia finalmente deciso di lasciar quiete le persone già abbastanza travagliate da questo sisma infinito, ma sappiamo bene che la Natura fa quel che vuole, non siamo noi a controllarla, ma è lei a controllare noi.

Il Veneto nell'Occhio del Ciclone

Tromba d'aria a Venezia, 12 giugno 2012

Giusto ieri mattina, verso le 11, una disastrosa tromba d'aria si è abbattuta su Venezia, devastando il Lido, l'isola di Sant'Elena, Sant'Erasmo e la Certosa, per poi dirigersi verso il Cavallino, Eraclea e Caorle, risparmiando Jesolo e Bibione. Una furia della natura davvero impressionante...a dimostrazione, forse, che davvero chi ha l'ultima parola nella vita quotidiana non è l'uomo, ma la Natura, che in qualunque momento può rivoltare a testa in giù tutto quel che le garba, buttando all'aria ogni cosa...di fronte a simili fenomeni, sempre più ci si sente come un pezzetto di paglia sballottato dal vento.

Il Veneto nell'Occhio del Ciclone

Nord imbiancato...Veneto escluso!

Il Veneto, dall'inizio del 2012, sembra davvero aver subito più e più volte i capricci della Natura. Prima la totale assenza di neve: quest'inverno, mentre tutta l'Italia praticamente faceva i conti con tormente di neve, precipitazioni mai viste (Roma imbiancata come non succedeva da secoli), le immagini del satellite mostravano l'Italia imbiancata, mentre solo il Veneto restava lì, privo di un misero fiocco, spiccando dal cielo completamente verde, mentre l'Italia era bianca.
Poi, il febbraio gelido: temperature in picchiata, la Laguna gelata, il Brenta gelato, l'acqua all'interno degli scaldabagni ridotta a un ammasso ghiacciato, e questo l'ho sperimentato io stessa una mattina appena sveglia, quando aprendo il rubinetto dell'acqua non n'è uscita neanche un po'. Congelato.
Poi di nuovo marzo, un caldo record, assenza di precipitazioni, moria di pesci, piante sofferenti...ed eccoci a maggio col terremoto. 
Certo, l'Emilia ha avuto danni ben più gravi dei nostri, non c'è paragone, ma non è il passato a preoccuparmi, quanto quello che potrebbe accadere in futuro.
Non sono cose che mi invento, ma sono dati e relazioni estrapolate dai giornali, dove a rilasciarle non sono i primi pinguini che passano per strada, ma esperti di centri affermati per lo studio di questo tipo di fenomeni.
Il Veneto nell'Occhio del Ciclone L'ultimo, in ordine di tempo, è stato Luciano Maiani, presidente della Commissione Nazionale per la Previsione e Prevenzione dei Grandi Rischi, dicendo che ai confini tra il Veneto e l'Emilia Romagna, in seguito alla rottura di due segmenti di faglia (rotture avvenute il 20 e il 29 maggio con i terremoti di Finale Emilia e Mirandola) c'è una significativa probabilità dell'attivazione del terzo segmento compreso tra Finale Emilia e Ferrara, con eventi paragonabili a quelli registrati finora.
Altri terremoti potrebbero verificarsi invece proprio all'interno dei confini della Regione, ed è quanto lasciano supporre le analisi dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, che non escludono il rilascio di energia della faglia che interessa l'area tra Mantova e Verona, specialmente nella zona di San Bonifacio, Zevio e Oppeano, e di quella che insiste tra la Slovenia e il Bellunese, che infatti il 9 giugno scorso, alle ore 4:04, ha provocato un terremoto di magnitudo 4.5, con epicentro localizzato tra Claut (nel Pordenonese) e Chies d' Alpago, fra le province di Belluno e Pordenone tra Veneto e Friuli.
Francesco Mele, sismologo dell'INGV, puntualizza che, pur non esistendo al momento strumenti per prevedere i terremoti, in realtà la storia sismica della Pianura Padana, e la conoscenza del sottosuolo che hanno questi studiosipermettono di poter dire che fra Mantova e Verona esiste una struttura rocciosa soggetta a movimenti. Ci sono stati episodi sismici in passato fino al sesto grado e dunque, secondo Mele, non si può escludere che si verifichi un evento sismico della stessa magnitudo nel futuro. 
Purtroppo ancora una volta è la storia sismica della regione a fornire i dati più importanti ed eclatanti, sui quali al momento ci si basa per fare una previsione, per mettere in guardia la popolazione di quanto sta avvenendo e di quanto potrebbe ancora avvenire.
Ci eravamo posti il dubbio se l'Arco di Ferrara, il motore delle scosse emiliane, fosse attivo nella sua interezza, e avevamo appurato come in realtà solo la porzione più occidentale avesse manifestato una certa attività sismica, tralasciando la porzione orientale. Avevamo anche detto che nella porzione orientale, nella zona del Rodigino, erano stati osservati dei punti di liquefazione del suolo, segno forse di un'attività  sotterranea. Avevamo anche lanciato l'ipotesi che la Pianura Padana fosse una "bomba a orologeria" pronta ad esplodere...poi, una scossa registrata a Ravenna, sul quale però gli esperti avevano asserito (cito direttamente dal mio articolo sul blog - disponibile al link http://pensierospensierato.blogspot.it/2012/06/le-scosse-si-spostano-est.html)
...secondo gli esperti dell'Ingv, i due fenomeni non sono collegati fra loro. Quello di Ravenna è un terremoto con movimenti diversi, è avvenuto più in profondità (25,6 km mentre le scosse emiliane hanno avuto una profondità media di circa 10 km), e soprattutto a distanza considerevole, circa 80 km di distanza da Modena, epicentro delle ultime scosse. C'è stata poi una replica registrata ad Argenta (Ferrara), di magnitudo 2.2 ad una profondità di 34.6 km, alle 7.15 ora italiana, un'ora dopo la prima scossa, che si è avvertita distintamente su tutto il litorale, perchè un sisma che avviene in profondità ha vasta eco.

Dopo Ravenna, (e in questa zona ci sono state altre scosse alla medesima profondità, come documentano i dati dell'INGV, che ho riportato in un altro articolo, all'indirizzo http://pensierospensierato.blogspot.it/2012/06/si-puo-parlare-di-effetto-domino-per-il.html), una scossa colpì il Veneto Nord-Orientale, e qui qualcuno aveva espresso la possibilità che succedesse...mi riferisco a Carlo Doglioni, che sismologo dell´università La Sapienza di Roma, che aveva detto (cito sempre dal mio articolo, link indicato sopra)  
...da tempo ci si era accorti che tra Bologna e Padova gli spostamenti avvenivano in alcune zone a un ritmo più lento e in altre a un ritmo più rapido, segno che delle tensioni si stavano accumulando. Questa discrepanza è stata registrata nelle zone che effettivamente sono state colpite dal sisma. E nelle Alpi venete qualcosa di simile è stato osservato lungo altre faglie...
Su questo punto è intervenuto anche il Governatore del Veneto, Luca Zaia: «La faglia dell’Emilia-Romagna ha già avuto due fratture, ora a preoccuparci è un’eventuale terza, perché estenderebbe il fenomeno sismico in maniera più diretta verso il Veneto. L’altra faglia dinamica è quella che ho io comunemente chiamo del Cansiglio, del Fadalto e delle Prealpi trevigiane. Ma la conosciamo da una vita e viene monitorata di continuo».
Il Veneto nell'Occhio del Ciclone Perché non si può ignorare che i terremoti hanno una loro ciclicità: la zona del Bellunese è relativamente tranquilla da decenni, ma in passato è stata colpita da forti terremoti. Uno per tutti quello del 1976 in Friuli che ha investito con le sue onde anche mezzo Veneto. Lo stesso vale per l'area tra Mantova e Verona colpita da terremoti di magnitudo rilevante nel 1117 (esatto: mille anni fa) e per la fascia tra l'Emilia e la Lombardia che spinge verso il Rodigino.
Esattamente le zone che Dario Camuffo aveva indicato come possibili epicentri di nuovi eventi sismici...
Di fatto il problema, che si declina di faglia in faglia, è sempre lo stesso: la placca africana spinge verso Nord accumulando energia, che prima o poi viene rilasciata quando la roccia non è più in grado di contenerla, e quindi genera terremoti, con i quali dobbiamo ormai imparare a convivere...quel che però più mi spaventa è che il Veneto, volente o nolente, sta in mezzo a questo insieme di forze, e come con il tiro alla fune, tira di qua e tira di là la fune si spezza. Speriamo solo di non farci troppo male!

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